Trump cambia e rilancia gli Stati Uniti, l’U.E. si suicida.

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Tornando al senso comune, alla vera scienza e a modelli naturali, Trump cancella regole antiscientifiche e ideologiche che danneggiano il lavoro, l’economia e la società. L’U.E. invece le mantiene, distruggendo l’Europa.

Donald Trump ha vinto le elezioni di quest’anno ed è divenuto il prossimo Presidente degli Stati Uniti con 312 voti elettorali contro i 226 della scialba, insufficiente Kamala Harris; un buon margine che, a causa delle continue bugie dei grandi media, nessuno ha voluto o saputo prevedere (pur se aveva vinto la sua prima presidenza con 304 voti elettorali contro i 227 di Hillary Clinton).Ha vinto, nonostante che per la Harris pare abbia votato ampia parte della classe dirigente statunitense e della comunità scientifica mainstream, timorosa soprattutto di radicali mutamenti necessari circa la politica del cambiamento climatico, la sanità pubblica, la farmaceutica; ha vinto, nonostante che i media abbiano cercato di definirlo fascista, di paragonarlo a truffatori, imbroglioni e predatori sessuali, senza riuscire però a convincere la maggioranza del popolo americano che egli fosse un pericolo per la democrazia; ha vinto, nonostante che Kamala Harris avesse ricevuto l’endorsement di celebrità del calibro di Taylor Swift, Oprah Winfrey, Lady Gaga, Katy Perry e di molti altri, di quasi tutta Hollywood (ciò che fa capire che gli elettori americani sono capaci di ben comprendere la differenza fra il mondo dello spettacolo e la realtà della vita quotidiana, tra l’immaginario, il fascino e gli interessi concreti); ha vinto, nonostante che quasi tutti i grandi conglomerati statunitensi della comunicazione si siano battuti contro di lui, vi sia stato un insieme quasi globale di “Media positivi senza precedenti per Harris, 89% negativi per Trump” . E la sua vittoria in questo contesto dimostra quanto in realtà egli si approssima al pensiero e agli interessi del popolo, della maggioranza degli elettori.Dopo aver superato anche due tentativi di assassinio e due impeachment, dopo essere stato bombardato mediaticamente dalla stampa e dalle televisioni di sistema, dileggiato da ignoranti che si dichiaravano scienziati e anche da parecchi scienziati veri, tra i quali alcuni contrari a lui per ideologia od interesse, Trump ha vinto ottenendo anche il controllo del Senato e della Camera dei Rappresentanti; cosicché con i Repubblicani ha ricevuto un mandato significativo per attuare la loro agenda politica. La sua vittoria, che rappresenta oggettivamente uno dei grandi ritorni politici nella storia degli Stati Uniti, è stato frutto di proposte e di una comunicazione chiare, a volte ruvide, se non rozze, ma facili da comprendere, che volevano essere soprattutto razionali e nazionali, e che contenevano anche la promessa di porre fine all’inflazione attraverso un aumento della produzione di petrolio, di ridurre i tassi di interesse e di attuare tagli fiscali significativi. Proposte che sono state approvate e votate dal popolo, a partire dalla parte più semplice di questo, quella che sembra la più vicina al senso comune, alla quale infatti era dedicato già il preambolo del suo programma elettorale, fatto di venti titoli: PREAMBLE America First: A Return to Common Sense. Veniva posto così un appello che non poteva non essere attraente per molti dei cittadini comuni degli USA, a partire da coloro che si sentivano oppressi dalla cultura democratica woke e LGBTQIA+, culture di minoranza, che spesso sembrano voler impedire alla maggioranza (che un tempo si diceva ‘silenziosa’) di seguire e diffondere i principi cardine del pensiero e delle religioni tradizionali; culture woke e LGBTQIA+ che Harris e il partito democratico degli Stati Uniti invece hanno abbracciato, come pare abbia fatto ora il PD italiano con la presidenza Schlein.Da tempo Donald Trump ha criticato la cultura woke e la cancel culture sostenendo che sono tentativi di imporre un’ideologia radicale e di limitare la libertà di espressione in modo eccessivamente restrittivo, che portano a un clima di censura, che si distaccano dalla vita e dalle idee del popolo e interferiscono negativamente, quando non si oppongano, a quelle, e che c’è invece bisogno di un maggiore equilibrio tra libertà individuale, rispetto reciproco e valori tradizionali.Nei confronti delle questioni di genere egli ha adottato una posizione molto critica, ed ha promesso di porre fine a quella che ha definito “follia transgender” già dal primo giorno del suo secondo mandato. Le sue proposte includono il divieto di interventi concernenti il genere dei minori, quelle che ha definito “child sexual mutilation”, il rifiuto delle scelte di affermazione da parte del minore, o nei confronti di questo, del proprio genere di nascita, il divieto alle scuole di discutere o promuovere l’identità di genere al di fuori delle due categorie maschio-femmina, la rimozione delle persone transgender dalle forze armate. Trump ha anche dichiarato che tutta la politica ufficiale del governo degli Stati Uniti riconoscerà solo due generi: maschio e femmina.Circa la sanità pubblica l’eletto, che nel suo primo mandato aveva avviato il processo di ritiro degli Stati Uniti dall’OMS, accusando l’organizzazione di essere troppo influenzata dalla Cina e di non aver gestito adeguatamente la pandemia di COVID-19, e nel successivo periodo del Covid non ha poi condiviso nemmeno le decisioni e i comportamenti del governo e della Presidenza Biden ed ha continuato a criticare l’OMS, ha promesso di ritirare nuovamente gli Stati Uniti dall’organizzazione all’inizio del suo secondo mandato. Egli ha nominato come Segretario del Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani (HHS), ruolo che lo vedrà responsabile di una vasta gamma di politiche sanitarie, dalla ricerca medica alla sicurezza alimentare e ai programmi di welfare pubblico, Robert F. Kennedy Jr.. che ha promesso di affrontare la corruzione nelle agenzie sanitarie, di riportare queste istituzioni a una scienza e medicina basate su prove (l’unica scienza) e di porre fine all’epidemia di malattie cronicheTrump vuole poi che Jay Bhattacharya, medico-scienziato ed economista dell’Università di Stanford, anch’egli già critico nei confronti delle politiche COVID, guidi ora il National Institutes of Health, il NIH, considerato quasi una potenza globale della scienza, la cui missione è “cercare conoscenze fondamentali sulla natura e il comportamento dei sistemi viventi e l’applicazione di tali conoscenze per migliorare la salute, allungare la vita e ridurre le malattie e le disabilità”.Circa i temi dell’ambiente Trump ha da sempre dichiarato che la cupa, apocalittica narrazione circa la responsabilità primaria dell’uomo per le vicende del clima, per l’incremento della temperatura, e gli alti lai circa la prossima fine del mondo che dovrebbe essere causata da queste, sono antiscientifici, ideologici e irrazionali dannosi per l’economia e la società, come in effetti sono; questa sua posizione è divenuta del resto più condivisa, dal momento che in ampia parte del mondo queste follia non sono più oggetto di particolare attenzione né ampiamente creduti (con sfortunate eccezione, forse soprattutto in Italia), spesso giustamente ritenuti lagnose e ridicole bugie, e quindi stanno divenendo anche impopolari. Nei suoi discorsi Trump spesso esplicitamente ha apparentato quelle noiose assurde favole, purtroppo fatte proprie dai partiti democratici, anche in Italia, alle infondate divinazioni catastrofiche dei falsi profeti portatori di sventura, dei cartomanti folli del tempo passato. Egli ha adottato così una visione molto critica, condivisa da molta parte della popolazione statunitense, rispetto ai temi e modi di transizione industriale richiesti urlando da quelle erinni e sirene feroci, da quegli sciocchi cantori stonati, che mentre ignorando cosa sono la terra e l’universo affermano l’attività antropica responsabile del clima ma contraddittoriamente sono contrari ad ogni antropocentrismo, anche al più equilibrato, sia religioso che laico, e di fatto sono nemici dell’uomo, e certo della tradizione. Ha espresso così una valutazione che molti hanno ritenuto chiara e condivisibile, che impone un ritorno alla vera scienza e insieme al rispetto dei valori culturali ed economico-sociali trascurati e danneggiati con quelle fole, adottando una posizione ed uno stile che a molti sono apparsi fin troppo magnanimi ed ingenui rispetto ai veri interessi che muovono questi ambientalisti tecnocratici ed estremisti, quantomeno fino a quando, dicendo che vorrebbe che gli USA partecipino ad una iniziativa per mille miliardi di alberi, ha spiegato anche che il cambiamento climatico e i suoi impatti sono “una delle più grandi truffe di tutti i tempi”.Un coerente approccio del futuro governo al riguardo è stato quindi anticipato da Russell Vought – che era già stato il direttore del potente Office of Management and Budget della Casa Bianca da luglio 2020 al gennaio 2021, poi autore di un capitolo del Project 2025, un piano politico conservatore sviluppato dalla Heritage Foundation, ed ora sarebbe candidato da Trump a riassumere la guida dello OMB – quando ha affermato che “il fanatismo climatico dell’amministrazione Biden avrà bisogno di un allentamento dell’intero governo”.Ora, Donald Trump nella prima presidenza ha portato gli S.U. a divenire, nel 2018, i più grandi produttori di petrolio e gas naturale, col 40% di gas prodotto in più rispetto alla Russia; quantità che nemmeno dopo la fine del suo primo mandato è diminuita in quella Presidenza Biden nella quale si è impedita di fatto la vendita del gas russo alla Germania. Egli, come già aveva fatto la prima volta che era stato eletto presidente, già durante quest’ultima campagna elettorale ha espresso l’intenzione di ritirare nuovamente gli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi sul clima, perché lo ritiene immotivato e dannoso per l’economia americana (come in realtà è per tutti, e in particolare per tutti gli Stati occidentali) ed ha promesso anche di riportare gli standard di emissioni e di risparmio di carburante per i motori a combustione interna quantomeno ai livelli del 2019. Se vi sarà tale ritiro, probabilmente esso avrà conseguenze significative a livello globale, perché potrà incoraggiare altri paesi a seguire l’esempio degli Stati Uniti e ritirarsi dall’accordo, ma ancor prima perché comunque l’allontanarsi dal trattato del più grande ricco e potente stato dell’occidente, che produce insieme la più grande quantità di prodotti fossili per l’energia e più del doppio delle emissioni europee, insieme agli speciali limiti di partecipazione posti al trattato della Cina, dell’India e dei paesi del terzo mondo, renderà già di per sé definitivamente inutile, del tutto irrilevante a livello mondiale, la riduzione di emissioni in Europa, che non avrebbe nessun risultato addirittura neanche se fosse totale, come è impossibile sia. Diviene così evidente come sia inutile, solo pretenzioso e gravemente dannoso per l’economia e la società europee, l’ambientalismo estremo dei Verdi e di molti socialisti europei, a partire da quello della pasdaran del clima Teresa Ribera, la nuova responsabile dell’ambiente della Commissione Ue, che in futuro potrà fare tanti inutili danni (solo) nel nostro continente, come pare abbia già fatto nel suo paese, e come del resto cercano di fare i Verdi italiani ed i loro alleati del PD e M5S che si oppongono ad ogni attività economica di rilievo, soprattutto si oppongono all’esecuzione di ogni infrastruttura (a partire ora dal ponte sullo Stretto di Messina e Reggio Calabria, indispensabile per il perfezionamento delle reti di trasporto europee, per perfezionare la costituzione fisica, ma anche culturale, dell’Europa e prezioso per il rilancio della Sicilia e del Sud Italia, la rinascita di un nuovo meridionalismo, di un muovo meridione come di tutto il Paese).Secondo i calcoli di alcuni (come, ad es., di Carbon Brief) i provvedimenti del prossimo governo degli Stati Uniti dovrebbe portare a produrre un equivalente di 4 miliardi di tonnellate di anidride carbonica extra entro il 2030, quantità pari alle emissioni annuali combinate dell’UE e del Giappone o al totale annuo combinato dei 140 paesi con le minori emissioni al mondo. É possibile, anzi probabile, poi, che quel futuro governo imponga tariffe sulle importazioni della catena di approvvigionamento dei veicoli elettrici (EV) e cessi di riconoscere l’attuale credito d’imposta di $ 7.500 per l’acquisto di veicoli elettrici di fabbricazione americana.L’11 novembre scorso Trump ha nominato Lee Zeldin, l’ex membro del Congresso di New York che ha ricevuto il numero di voti repubblicani più alto di sempre, come nuovo capo dell’Environmental Protection Agency (EPA); la scelta è stata accompagnata dalla promessa che il nuovo esecutivo americano garantirà «una giusta e rapida deregolamentazione sul tema ambientale». Zeldin a sua volta ha scritto che «Ripristineremo il predominio energetico degli Stati Uniti, rivitalizzeremo la nostra industria automobilistica per riportare posti di lavoro e faremo degli Stati Uniti il leader mondiale dell’Intelligenza Artificiale». Trump ora sta affidando il ruolo di segretario del dipartimento dell’Energia a Chris Wright, laureato in ingegneria meccanica con master in ingegneria elettrica, amministratore delegato della società di fracking Liberty Energy, un convinto sostenitore dello sviluppo del petrolio e del gas, che ha affermato che “There is no climate crisis and we’re not in the midst of an energy transition either”, che riconosce e rammenta che i termini “crisi climatica”, “transizione energetica”, “inquinamento da carbonio”, “energia pulita o sporca” sono tutti «inganni distruttivi che causano ansia ai bambini». Come rilevato, dunque, si può dire che il futuro governo USA riporterà gli Stati Uniti ad una situazione normativa relativa alle emissioni più prossima rispetto a quella del resto del mondo che alle regole U.E., dato che in nessun paese al di fuori dell’Europa sono stabiliti parametri massimi di CO2 pari o minori rispetto a quelli attuali, men che mai rispetto ai futuri, imposti a sé stessa con tempi di raggiungimento inattuabili da quell’Europa che pure ha già realizzato una riduzione delle emissioni di CO2 , soprattutto nel periodo successivo al 2010, fino ad arrivare a circa 3,6 miliardi di tonnellate del 2023 dai 13,514 ca del 1990, poco più di ¼ (26,7%), disponendo un iter diverso, se non inverso, rispetto a quello da tempo in corso nella maggior parte degli altri paesi del mondoMentre l’Europa, nel tentativo di diminuire la sua già ridotta produzione di emissioni, Impone comportamenti impossibili tali che distruggono ampia parte del suo sistema industriale, infatti, ciò certo non accade ad es. in Cina, il paese che produce più gas serra al mondo, con oltre il 33% delle emissioni globali di gas serra dovuto soprattutto alla produzione di energia (per il 44% delle emissioni totali), il cui governo prevede che l’aumento continui fino a raggiungere il picco delle emissioni nel 2030; e certo non accade in India, che ne produce oltre l’8%, il cui governo prevede l’aumento continui in tempi ancora maggiori; come non accade nemmeno in Pakistan e Indonesia, con i loro oltre 520 milioni di abitanti, o negli altri paesi più popolosi, che cumulano un totale dell’ordine di 4 miliardi di abitanti, che di fatto non si sa quanto a lungo incrementeranno la produzione di emissioni. Così, ad esempio, in Cina le auto che non rispettano il loro standard, China 6, possono ancora essere vendute e registrate, mentre in India le auto che non rispettano gli standard locali BS6 possono continuare a circolare, solo non possono essere vendute come nuove (sic). Al contempo questi paesi aumentano l’uso di carbone, con una forte ripresa dopo il calo dovuto alla pandemia, raggiungendo un record di 8,77 miliardi di tonnellate nel 2024 (secondo l’International Energy Agency, solo in Cina il record di 4,9 miliardi di tonnellate) e continueranno a farlo per molti anni. In questo contesto, divengono irrilevanti, inutili e quantomeno gravemente intempestive le antiscientifiche imposizioni attuate ora solo dall’Europa, che sono di fatto guerre all’economia, disposte per la transizione energetica con motivi che si dichiarano ambientali, a partire da quelle legate alla produzione di anidride carbonica, il cibo necessario per le vita delle piante, e quelle legate all’uso di quell’energia di natura fossile, che consente da oltre un secolo lo sviluppo economico-sociale dell’intero mondo; esse lo divengono innanzitutto perché sono immotivati e assurdi i limiti e le sanzioni iugulatorie imposti ai modi e ai termini per la transizione, che invece potrebbe tranquillamente verificarsi, in sistemi e periodi non distruttivi, se si seguisse liberamente il normale sviluppo della tecnologia e dell’industria. La transizione verso un’economia di un intero continente richiede infatti un approccio articolato, sfaccettato, che tenga conto delle molte diverse caratteristiche ed esigenze dei singoli stati della U.E., e flessibile. Come già insegnava Luigi Einaudi nella prima metà degli anni ’40 del secolo scorso, nel suo testo di politica economica, ogni paese europeo ha caratteristiche uniche in termini di risorse naturali, infrastrutture e capacità tecnologiche. E ciò è ancor più vero ove si consideri l’intero mondo, le enorme differenze dei singoli paesi di questo.Scegliere un solo modello energetico, addirittura un unico tipo di alimentazione nell’automotive, per questa transizione porta ad un sistema non sufficientemente elastico, non consente di tenere conto di queste differenze e rischia di essere inefficace o addirittura dannoso in alcuni contesti, mentre comunque vuol dire limitare le opportunità di ricerca e sviluppo, di innovazione e adattamento impedendo l’emergere di tecnologie più efficienti e sostenibili. Imporre un tempo stretto per la transizione economico-energetico-ecologica, poi, può portare a una serie di problemi: innanzitutto mette sotto pressione le industrie e le economie, causando chiusure e perdite di posti di lavoro, disoccupazione e instabilità economica; inoltre, attuare una transizione affrettata potrebbe portare a soluzioni tecnologiche immature o non testate adeguatamente o non compatibili rispetto allo specifico ambito economico ed industriale, con rischi per la sicurezza e l’affidabilità delle nuove infrastrutture energetiche e dei nuovi prodotti. Come ha rammentato Simonpaolo Buongiardino, presidente di Confcommercio Mobilità e Federmotorizzazione, la transizione invece semmai “deve essere raggiunta con un mix di soluzioni, in funzione delle modalità di utilizzo dell’auto, a cominciare dai biocarburanti, e, grazie allo sviluppo tecnologico, dall’idrogeno. Non sconfessando l’obiettivo, ma interpretandolo sotto il concetto di neutralità tecnologica, ovvero con la ricerca di ogni possibile modalità di trazione e di carburante, che ottenga lo scopo».

Al contrario ciò che l’U.E sta disponendo, nei modi e tempi, ignora la realtà e viola peraltro anche quanto Mario Draghi ha spiegato e proposto nel Suo rapporto sulla produttività in Europa: “La transizione ecologica è una sfida enorme che richiede tempo e investimenti significativi. Non possiamo permetterci di compromettere la competitività delle nostre imprese e la stabilità economica dei nostri paesi.”

E ciò è ovvio, come è parimenti ovvio come potranno essere gravissimi i danni che in parte si stanno già causando, effetti di questa violenza e cecità, intempestività e avventatezza burocratica antidemocratica; danni enormi in sé ed ancora più per i loro grandi risultati economici e di sistema, di moltiplicatore e collaterali; danni che diverrebbero dell’intero ordinamento economico ed irreparabili ove si facesse crollare il sistema dell’energia e dell’industria europea, o anche solo una parte di questo di rilievo, quale ad esempio l’automotive: in un contesto nel quale i diversi sistemi cinese, indiano, di tutto il gruppo Brics, stanno elevando la loro concorrenzialità, anche fruendo della stessa relativa novità dello stesso loro sistema e dai suoi componenti, ed ora lo faranno i ricchissimi USA, con la loro enorme potenza industriale, sarebbe poi quasi impossibile ricostruire il sistema europeo in modo da riportarlo ai livelli odierni; cosicché si rischia di provocare una crisi Ehicentenaria.La scelta delle modalità di transizione effettuata centralmente, dalla Commissione, ed attuata dal singolo responsabile dell’ambiente (in particolare dal ben poco liberale attuale) peraltro appare contrario ai Principi costituzionali italiani e ai principi dell’Unione di libertà, di democrazia (art. 2, art. 3 e art. 6 TUE) di sussidiarietà (dell’articolo 5, paragrafo 3, del Trattato sull’Unione Europea, TUE, e dal Protocollo n. 2) dal momento che nelle relative decisioni non sono state minimamente coinvolte le parti interessate, comprese le comunità locali, le industrie e i governi, nel processo decisionale, ed anche del diritto di proprietà (Articolo 17 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea). Tenuto conto della assoluta inutilità di questi stravolgimenti, e dell’assurdità dei tempi e modi per questi imposti dalla precedente Commissione europea, è ora dovere della politica europea ed italiana intervenire, quantomeno ottenendo siano disposti tempi e modi non distruttivi e sostituendo ipotesi di agevolazione alle assurde incredibili illiberali illegittime e sproporzionate sanzioni, che, come al solito, peraltro, finirebbero col cadere, a pioggia, sulla parte meno ricca della popolazione (i ricchi nei loro garages hanno già quantomeno una Tesla). Rispetto queste essenziali necessità e i relativi opportuni interventi ogni eventuale caso di ignavia o di ritardo, di trascuratezza, della politica e della Amministrazione dovrà essere indicato dai media ai potenziali elettori, da questi rammentato e sanzionato, quantomeno nelle future elezioni.

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