Villa Caristo in Calabria: fra storia, miti e leggende

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Villa Caristo
Fonte: Catalogo generale dei beni culturali

A Villa Caristo, storica dimora calabrese, la Gerusalemme Liberata e la Chanson d’Aspremont si intrecciano in un gruppo marmoreo unico.

Ai piedi della scalinata a tenaglia del “Casino delle Delizie” a Villa Caristo in Calabria c’è una rappresentazione plastica che lega due celebri poemi epici, la Gerusalemme Liberata e la Chanson d’Aspremont.

Villa Caristo è una prestigiosa dimora settecentesca che sorge tra le colline di Stignano sulla costa ionica. È tutelata dai beni culturali e dovrebbe rientrare nel circuito dell’Ecomuseo di cui ci siamo già occupati.

Unica rappresentazione plastica al mondo della Gerusalemme Liberata: Tancredi battezza Clorinda

Ciò che rende unica Villa Caristo è la scultura in marmo bianco, presente ai piedi della scalinata a tenaglia del corpo centrale, raffigurante una scena nella quale Tancredi battezza Clorinda. La scena è tratta dal canto XII della Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso.

In primo piano il gruppo marmoreo della Gerusalemme Liberata

È probabilmente l’unica rappresentazione plastica al mondo del poema del Tasso. L’architetto Giuseppe Pezzano, in Villa Caristo-gioiello recuperato, così la definisce:

«La statua, infatti, richiama la crociata al tempo del Papa Urbano II quando diecimila calabresi, infervorati dalle parole di Arnulfo, Vescovo di Cosenza, si unirono sotto la guida dei normanni Tancredi e Beomondo d’Altavilla, per ritrovarsi nel 1096 sotto le mura di Costantinopoli per affrancare il Santo Sepolcro dal dominio islamico. Si è sempre discusso sulle opere pittoriche ispirate al Tasso e nessun cenno, invece, per quelle scultoree. Il critico Giulio Carlo Argàn, nel suo saggio “Il Tasso e le arti figurative”, afferma che nessuna scultura si riferisce ad episodi della Gerusalemme Liberata. Il gruppo marmoreo di Clorinda e Tancredi di Villa Caristo, unico esempio in Italia e nel mondo, smentisce drasticamente le affermazioni del noto critico d’arte».

Pezzano riporta anche un significativo aneddoto legato allo scritto di Argan:

«Paolo Caristo[ascendente degli attuali proprietari della villa], venuto a conoscenza dell’opera di Argan, si premurò, a suo tempo, di informare con una lettera il critico circa la sua erronea dichiarazione. Nella missiva di risposta il critico, nel declinare l’invito del proprietario a visitare la villa, ignorò completamente la questione».

Nella lettera, il professore Paolo Caristo aveva fatto riferimento ad un articolo del 1978 dell’intellettuale calabrese Franco MosinoTorquato Tasso in Calabria”, il quale, commentando il testo di Argan afferma:

«Dal saggio dell’Argan risulta che nessuna scultura si riferisce a episodi della Gerusalemme. Se questo è vero il monumento di Stignano è la prima e forse l’unica testimonianza dell’influenza tassesca nelle arti figurative».

Il fatto che Argan non tornò più sull’argomento ci porta a ritenere che egli avesse avuto torto. Non sappiamo se al mondo esiste qualche altra rappresentazione scultorea della Gerusalemme Liberata, ma questa è l’unica di cui abbiamo notizia e certezza.

Non si ha certezza, però, di chi sia l’autore. Gli studiosi Panarello e Fulco, nel loro volume Villa Caristo Dalla natura all’artificio, dai Lamberti ai Clemente. Strategie insediative nel Regio Demanio di Stilo offrono una documentazione di opere dello scultore Agostino Corsini che richiamano per tecnica e manualità quella del gruppo marmoreo di Villa Caristo, lasciando dunque presupporre che costui ne sia il possibile artefice.

La Chanson d’Aspremont ai piedi del gruppo marmoreo di Villa Caristo

A rendere ancora più interessante ed enigmatica la scultura è la rappresentazione in bassorilievo posta sul fronte del piedistallo.

Secondo l’intuizione di Cinzia Lamberti, discendente dei Lamberti che fecero costruire il corpo centrale della villa, il bassorilievo evoca una scena della Chanson d’Aspremont, il poema epico carolingio del XII secolo di autore ignoto che, nella descrizione della studiosa Simona Franceschi:

«…narra le battaglie fra Saraceni e Carlo Magno proprio in Aspromonte (…). Tra le ipotesi sulla sua composizione, la più verosimile è quella che collega l’origine della Chanson al contesto dei preparativi per la terza crociata: tra il 1190 e il 1191 Riccardo Cuor di Leone sosta insieme ai suoi soldati tra Reggio Calabria e Messina, in attesa di partire verso la Terra Santa. 

Qui la Chanson venne letta e recitata ai soldati forse per intrattenerli durante l’attesa: tale circostanza è coerente con gli obiettivi di un testo in cui è centrale la lotta contro i Saraceni per l’affermazione della cristianità».

A parere di alcuni studiosi, Carlo Magno, imperatore del Sacro Romano Impero vissuto fra il 700 e l’800 d.C., scese in Calabria per combattere contro i saraceni e difendere la città di Reggio Calabria.

La battaglia in Aspromonte di Carlo Magno

Anche se non vi è certezza della discesa di Carlo Magno nel Sud Italia, il poema racconta della battaglia avvenuta in Aspromonte e delle imprese del giovane Orlando, il quale proprio in Aspromonte salva la vita al sovrano (suo zio) e per tale merito diviene cavaliere. Viene così descritto nella tesi della Franceschi:

«Avviene il tanto atteso scontro tra Carlo Magno e Almonte, scontro che viene risolto a favore dei cristiani solo grazie al tempestivo intervento di Orlandino, il quale accorre per salvare lo zio in pericolo e uccide Almonte a bastonate. Segue poi l’investitura a cavaliere di Orlandino, divenuto ora Orlando».

Sul sito della città di Reggio Calabria vengono fatte ulteriori precisazioni:

«Particolare rilievo ha nella storia il personaggio di Orlando fanciullo. Quando i Saraceni si recano dal re Carlomagno e gli preannunciano una grande battaglia in Aspromonte per la conquista del Sud, Orlando vorrebbe combattere con i paladini cristiani, ma ciò gli viene proibito per via della sua giovane età. Orlando riuscirà comunque a fuggire dal Castello di Reggio e, in battaglia, dimostrerà il suo valore salvando la vita allo stesso Carlomagno. Quest’ultimo, nella singolar tenzone con Almonte, figlio di Agolante, corre il pericolo di soccombere: con un colpo di bastone, però – poiché l’età ancor non gli concede di cingere la spada – l’eroe fanciullo abbatte l’avversario e, strappatagli la spada di mano, con quella, lo uccide. La spada del caduto, Durendal, e il suo cavallo, Vaillantif, vengono donati da Carlomagno al giovinetto vittorioso; poi, con la morte di Agolante e con il ritorno trionfale in Francia, il poema si conclude».

La spada – più nota come la Durlendana – secondo la narrazione che se ne dà, è potente e indistruttibile, poiché contiene delle sacre reliquie: un dente di San Pietro, sangue di San Basilio, capelli di San Dionigi e un lembo della veste di Maria.

Collegamento e intreccio fra i due poemi, fra la terza e la prima crociata

Anche se la Chanson d’Aspremont si ricollega alla terza crociata, avvenuta tra il 1190 e il 1191, circa un secolo dopo rispetto alla prima del 1096-1099 richiamata da Pazzano e correlata alla Gerusalemme Liberata, rimangono significativi i collegamenti e gli intrecci tra i due poemi.

Il monte in primo piano richiama sicuramente l’Aspromonte, e le tende sulla sinistra richiamano quelle illustrate nella figura sottostante ritraente l’accampamento di Runnymede. Fu qui che Re Giovanni (John) strinse l’accordo con i baroni ribelli nel 1215 con la stesura della Magna Carta Libertatum, la carta dei diritti che avrebbe dovuto mettere pace.

Villa Caristo – Bassorilievo sul fronte del piedistallo del gruppo marmoreo della Gerusalemme Liberata
Immagine dell’accampamento a Runnymede, Inghilterra, del 1215, relativo alla stesura della Magna Carta fra Re John e i baroni ribelli. Fonte Alamy
Villa Caristo – Particolare dell’accampamento del bassorilievo della gruppo marmoreo della Gerusalemme Liberata

John fu re d’Inghilterra dal 1199 al 1216, seguendo al trono il re Riccardo Cuor di Leone. Quando Riccardo partì per la terza Crociata, egli tentò una ribellione per conquistare il potere, ma fallì.

Il riferimento a questi fatti storici torna utile per circostanziare gli episodi relativi alla terza crociata, con la discesa in Calabria di Riccardo cuor di Leone, e per collegare le due rappresentazioni degli accampamenti che risultano essere della stessa tipologia e struttura. Sempre dalla Franceschi, leggiamo:

 «I dati certi che riconducono alla composizione dell’opera [Chanson d’Aspremont], secondo quanto osserva André De Mandach (in Naissance et developpement de la chanson de geste en Europe. III: Chanson d’Aspremont), riguardano il periodo che, molto probabilmente, va dal 1187 (come già detto, data della caduta di Gerusalemme) al 1191 (nell’aprile di questo anno termina il soggiorno di Riccardo Cuor di Leone a Messina prima della partenza per la terza crociata). Il riferimento storico inconfutabile da considerare è la già citata sosta dei soldati e di Riccardo Cuor di Leone dalle due parti dello Stretto di Messina; in questa circostanza, la Chanson venne letta e recitata per intrattenere le truppe in attesa».

La Chanson d’Aspremont “cantata” ai piedi del castello di Reggio Calabria

La Chanson d’Aspremont, secondo quanto scritto finora, sarebbe stata composta fra il 1187 ed il 1190, per poi essere “cantata” nel 1191 alle truppe di Riccardo Cuor di Leone in prossimità del castello di Reggio di Calabria, durante una sosta compiuta prima di attraversare lo stretto per dirigersi in Terra Santa per la terza Crociata. Riccardo fu re d’Inghilterra fino al 1199, anno in cui gli successe al trono suo fratello Giovanni (re John).

Il gruppo marmoreo di Villa Caristo: l’anello di congiunzione fra storia, miti e leggende

Ecco perché l’iconografia che rappresenta gli accampamenti presenti sul piedistallo del gruppo marmoreo di Villa Caristo e l’immagine dell’accampamento di Runnymede sono da ritenersi collegati. Infatti, le tende, oltre ad essere uguali nella forma e nella struttura della punta ad anelli, hanno una strettissima relazione storica. A fungere da legame sono i due fratelli Riccardo Cuor di Leone e Giovanni (John): il primo di passaggio in Calabria nel viaggio verso Gerusalemme per la terza crociata; il secondo intento a scatenare una ribellione approfittando della mancanza del fratello. John divenne re nel 1199. A Runnymede, nel 1215, riuscì a mettere pace con i baroni ribelli.

Si tratta di avvenimenti che legano storia, leggenda e miti ad un territorio che è custode di vicende ancora tutte da studiare e da scoprire.

Dal “Casino delle Delizie” a Villa Caristo

Villa Caristo, considerata uno degli esempi più significativi di arte barocca in Calabria, è stata progettata sicuramente negli ambienti napoletani dove era factotum la figura del Vanvitelli.

Il corpo centrale, definito “Casino delle Delizie” e/o “Casino dei Lamberti” fu costruito nei primi anni del 1700 dalla omonima famiglia che ne mantenne possesso fino al 1761, anno in cui passò ai feudatari Clemente. Questi ampliarono la struttura con la costruzione dei bracci laterali simmetrici e commissionarono la realizzazione della fontana dei delfini e del gruppo marmoreo raffigurante il battesimo di Clorinda da parte di Tancredi.

Nel 1831 la tenuta, già in stato di abbandono, fu acquistata dalla famiglia Caristo che realizzò i giardini ottocenteschi con chiostri e colonnati. I Caristo hanno il merito di aver dato inizio ad un lungo e gravoso processo di recupero, salvandola da sicura rovina.

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