Il fondatore di WikiLeaks Julian Assange è stato liberato dopo aver accettato di dichiararsi colpevole di un reato relativo alla diffusione di materiale classificato statunitense. Come parte di un accordo con il Dipartimento di Giustizia americano, Assange evita la reclusione e torna ad essere un uomo libero.
Julian Assange e il ritorno alla libertà
Nella giornata di mercoledì 26 giugno Julian Assange è finalmente rientrato in Australia dopo anni di detenzione e controversie legali. La scarcerazione di Assange è arrivata in seguito ad un accordo raggiunto martedì 25 giugno tra lui e il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti.
Per via del suo lavoro e delle inchieste, Julian Assange era accusato di aver violato l’Espionage Act, ovvero la legge contro lo spionaggio.
Secondo l’accordo, il fondatore di WikiLeaks doveva riconoscersi colpevole di cospirazione e per la divulgazione di informazioni sulla difesa nazionale, reato punibile negli Stati Uniti con una pena massima di dieci anni di prigione, in cambio di una condanna a cinque anni, già scontati nei sessantadue mesi trascorsi nella prigione di Belmarsh a Londra.
Una “vittoria” per entrambe le parti: il Dipartimento di Giustizia chiude una delle questioni legali più spinose degli ultimi anni e Assange torna ad essere un uomo libero, ricongiungendosi con la propria famiglia.
Accettate le condizioni e dopo il suo rilascio su cauzione, Assange ha viaggiato su un jet privato dall’aeroporto di Stansted, facendo tappa alle Isole Marianne Settentrionali per partecipare a un’udienza a Saipan. Lì Julian Assange si è dichiarato colpevole davanti ad un giudice federale, ponendo fine al lungo processo giudiziario avuto inizio nel 2019.
Il ritorno in Australia e la fine di un lungo calvario
Dopo l’udienza, si spera l’ultima della sua vita, Assange ha preso un aereo per Canberra, in Australia, dove è stato accolto dalla moglie Stella e dai suoi cari.
Questo evento segna la fine di una delle vicende più significative nel mondo del giornalismo e dell’informazione fino ad oggi. Assange è stato negli ultimi anni il simbolo di quel giornalismo libero dalle pressioni, un giornalismo che doveva informare le persone su tutto ciò che le riguardava, anche su ciò che i governi non volevano far sapere. Le persecuzioni verso il fondatore di WikiLeaks sono iniziate quando è stato caricato in rete “Collateral Murder”, un video dove si testimoniavano i crimini di guerra che i soldati americani avevano compiuto durante la guerra in Iraq ed in Afghanistan.
Intanto, Stella Assange ha manifestato gioia per la liberazione del marito, esprimendo preoccupazione per la sua dichiarazione di colpevolezza, sottolineando l’importanza della libertà del giornalismo. Negli ultimi cinque anni Stella Assange è stata la principale artefice del movimento “Free Assange” che si è diffuso a livello mondiale, diventando anche l’erede della crociata del marito per un’informazione libera. Al termine di una breve dichiarazione che ha fatto poco dopo la notizia della scarcerazione di Julian Stella ha aggiunto che ora il marito ha bisogno di «tempo e di tranquillità per riprendersi ed abituarsi alla libertà», chiedendo rispetto per la loro privacy durante questo periodo di adattamento.
Un ruolo cruciale nella liberazione di Julian Assange è stato giocato dal governo, esercitando pressioni sugli Stati Uniti per trovare una soluzione. Il primo ministro Anthony Albanese ha sottolineato quanto fosse inutile prolungare ulteriormente la sua detenzione, divenuta ormai una «vicenda andata fin troppo per le lunghe».