Autonomia differenziata, nasce il comitato del “no” con tanto di raccolta firme a Castrovillari. Orlandino Greco: “Il meridione fuori questione”.
di Paolo Mandoliti
Autonomia differenziata, nasce il comitato del “no” con tanto di raccolta firme. Dopo Cosenza e Crotone, prosegue la raccolta firme per la presentazione di un’iniziativa di legge popolare. La finalità è la modifica degli articoli 116 (terzo comma) e 117 della Costituzione italiana.
Questa volta con un format diverso dal solito “banchetto” nelle piazze.
Il circolo di Castrovillari di Italia del Meridione, infatti, guidato dalla commissaria cittadina Maria Pia Falcone, ha scelto di abbinare un convegno dal titolo “Per dire no a questa Autonomia Differenziata” alla raccolta firme, soprattutto per rendere edotti coloro che hanno intenzione di firmare sulle “storture” di una legge che, se approvata, aumenterà i divari territoriali Nord-Sud, più di quanto lo siano già oggi.
Mario Cosenza (storico): “Dal dopoguerra (e anche da prima) è sempre la stessa storia, togliere al mezzogiorno”
A fare un excursus storico dei continui interventi legislativi per sottrarre risorse al Mezzogiorno a favore del nord, è intervenuto lo storico Mario Cosenza. Dal Piano Marshall il cui effetto immediato fu l’aumento del gap tra nord e sud in termini di reddito pro-capite.
Mario Cosenza si sofferma poi sui cosiddetti “decreti Stammati” che ebbero l’effetto di “istituzionalizzare” la spesa storica. Il criterio, utilizzato anche successivamente per la suddivisione degli investimenti in conto capitale a favore degli enti locali sarebbe formulato in un semplice assunto. “Hai speso e ti finanzio, non hai speso (nonostante hai gli stessi bisogni di chi ha speso?), non ti finanzio.”
Con la proposta “Calderoli”, oggi si vuol mettere la parola “fine” al processo di modifica del titolo V della Costituzione, con il trasferimento delle materie previste nella Costituzione (in tutto 23). Ci sarebbe anche il trasferimento dei fondi per finanziarle alle regioni, senza un meccanismo di perequazione e solidarietà e senza soprattutto la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni.
Si all’autonomia, nel disegno di legge cosiddetto Calderoli, ma continuando con il criterio della spesa storica
E le diseguaglianze territoriali? E i divari socio-economici?
Poi ci si pensa.
Intanto, nonostante sia legge dello stato, il vincolo del 34% ancora una volta (dati 2020 di Conti Pubblici Territoriali) non viene applicato. Se non viene rispettata una legge dello Stato, possiamo aspettarci che venga rispettato un accordo non scritto?
Soprattutto, se la “Commissione” per la determinazione dei LEP non li determina entro un anno (Commissione formata da Ministri), il Governo commissaria sé stesso?
Gianfranco Segreti Bruno (Sindaco di Domanico): “Fare il Sindaco di un paesino del Sud, oltretutto nelle cosiddette aree interne, è sempre più difficile”
Un po’ di numeri su questi divari li ha dati il sindaco di Domanico, Gianfranco Segreti Bruno, “colpevole” di essere un sindaco di un piccolo paesino del Sud con l’aggravante di essere anche un paesino delle cosiddette “Aree Interne”.
E in queste condizioni il divario si allarga.
Meno trasferimenti pro-capite per l’istruzione, per il Welfare, per la viabilità. Sulla viabilità un criterio “dummy” (i famosi criteri inventati a danno degli enti locali del mezzogiorno) è quello della percorrenza di dipendenti privati.
E in un’area interna, magari soggetta a spopolamento, è naturale che lo stato trasferisca meno fondi rispetto ad un comune del cosiddetto “triangolo industriale” o della laboriosa Emilia Romagna o del Veneto.
Anche gli interventi della vice-segretaria nazionale di Italia del Meridione Giovanna D’Ingianna, del segretario regionale calabrese Emilio De Bartolo e della segretaria provinciale di Cosenza, Annalisa Alfano, hanno avuto come filo conduttore la necessità di portare avanti queste battaglie a prescindere dalle “bandiere di appartenenza”, perché di fronte al rischio concreto di un aumento di divario territoriale, devono essere i cittadini, di destra, di sinistra e di centro, e soprattutto meridionali, a farsi portavoce della protesta. Che dovrebbe poi essere messa in risalto dai rappresentanti al Parlamento. Dovrebbe.
Presente al convegno anche il presidente del Parco del Pollino, Domenico Pappaterra, che sull’argomento ha fatto innanzitutto autocritica, considerato che la riforma del Titolo V è stata fortemente voluta dal governo D’Alema, inseguendo a quel tempo le mire secessionistiche della Lega nord bossiana.
Orlandino Greco: “Il meridione fuori questione”
Ha chiuso l’incontro il fondatore di Italia del Meridione, Orlandino Greco che ha ribadito il ruolo di Italia del Meridione.
“Italia del Meridione vuole essere il partito della partecipazione e della militanza sociale, il ritorno alla politica non sorretta da basi ideologiche ma ideali per costruire alleanze fuori da questi schemi ma attraverso punti programmatici credibili e realizzabili”.
Ha chiarito come il meridione debba essere “fuori questione”, cioè non più come problematica del paese, scevra dal piagnisteo assistenzialista che ha caratterizzato i suoi rappresentanti politici, ma portatore di idee per uno sviluppo finalizzato alla diminuzione del divario Nord-Sud.