Borrell, Alto rappresentante UE, pone Di Maio come candidato perfetto per il ruolo di inviato speciale UE per il Golfo Persico. Tajani tuona ” non è il candidato del governo”.
Borrell propone Di Maio per un periodo iniziale di 21 mesi
Nella lettera ai Ventisette Stati Membri, Borrell ha spiegato che gli ampi contatti dell’ex Ministro con i paesi del Golfo permetteranno a quest’ultimo di impegnarsi in modo appropriato con i paesi interessati. La nomina proposta prevede un periodo iniziale di 21 mesi dal primo giugno 2023 al 28 febbraio 2025. Tuttavia la possibile ratifica della nomina di Di Maio non arriverà in giornata odierna e anzi, in ogni caso, non si avrà in tempi brevissimi. Questo perchè la ratifica va vidimata dai 27 Stati membri. La nomina tuttavia spetta solo all’Alto rappresentante UE.
Dalle fila del Governo tuonano
Fonti dalla Lega hanno commentato la scelta di Borrell di indicare Di Maio come candidato semplicemente “vergognosa”. Questo perchè gli italiani, secondo fonti del carroccio, meriterebbero un candidato di centrodestra, non grillino o di centrosinistra e che la nomina possibile dell’ex Ministro sia un vero e proprio insulto a migliaia di diplomatici in gamba e all’Italia.
Tajani invece con toni meno pesanti afferma che la scelta di Di Maio fù dell’allora Governo Draghi e non dall’attuale esecutivo. Ad ogni modo riconosce che l’indicazione di Di Maio come inviato per il Golfo è una scelta legittima di Borrell in qualità di Alto rappresentante UE.
Il compito futuro di Di Maio e le ombre di Doha
Ciò che attende l’ex Ministro è un compito tutt’altro che banale. Un compito estremamente delicato perché, oltre alle questioni legate alla sicurezza, alla Difesa e commerciali, dovrà occuparsi soprattutto del tema degli approvvigionamenti energetici, diventato cruciale dopo l’invasione russa dell’Ucraina. Ed è anche per questo che, dal 9 dicembre, quando è scoppiato lo scandalo Qatargate, la sua candidatura è sembrata fortemente a rischio. Proprio la presenza del Governo di Doha ha lasciato pensare che la candidatura di un italiano per dialogare con gli Stati di quell’area del mondo non era da considerarsi più adeguata, nonostante l’ex ministro non sia stato nemmeno sfiorato dalla vicenda. Tuttavia il suo avversario alla corsa alla poltrona, Dimitris Avramopoulos, è stato invece accostato allo scandalo ma mai indagato. Egli era infatti nel board scientifico di Fight Impunity, una delle due ong legate all’ex eurodeputato italiano Antono Panzeri.