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Caso Cospito, la protesta anarchica si allarga all’Abruzzo

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Cospito

Il caso Cospito sta generando rivolte e manifestazioni da parte degli anarchici in tutta Italia. Di recente, anche alcuni gruppi abruzzesi si sono uniti alla protesta.

di Giorgia Crescia

Gli anarchici abruzzesi si uniscono alla protesta sul caso Cospito. Nelle ultime settimane, infatti, gruppi come, Casa del Popolo Teramo, Campetto Occupato di Giulianova, Case Matte a L’Aquila ed altri gruppi di anarchici pescaresi hanno espresso il loro appoggio a Cospito. Le manifestazioni si sono svolte pacificamente: striscioni, presidi, sit-in e cortei.

In particolare, a Giulianova e Pescara, alcuni gruppi hanno deciso di operare in maniera non autorizzata, assumendo una posizione ben precisa.

“Alfredo è dentro per le sue idee rivoluzionarie, il suo corpo è un mezzo per continuare a lottare e noi che siamo fuori, siamo la sua voce.” scrive Casa del Popolo Teramo.

Il Caso Cospito scuote l’Italia: la storia dell’anarchico

Alfredo Cospito, anarchico di 55 anni, detenuto a Sassari in regime di 41 bis, è stato trasferito presso l’ospedale di San Paolo di Milano. Cospito era già stato trasferito nel carcere di Opera, nel capoluogo lombardo, sempre in regime di 41 bis, a causa del peggioramento delle sue condizioni. Lo sciopero della fame che porta avanti da più di 100 giorni contro il regime carcerario cui è stato sottoposto aveva aggravato i problemi di salute.

Alfredo Cospito, venne condannato nel 2013 a 10 anni e 8 mesi per aver gambizzato l’amministratore delegato di Ansaldo Nucleare. In seguito, fu condannato con altri militanti della Federazione Anarchica Informale, dalla procura di Torino, durante un maxi processo. Fu proprio in questo processo che Cospito venne riconosciuto come componente apicale di un’associazione con finalità terroristiche. La sentenza, secondo alcuni analisti, si pone in disaccordo con quello che è sempre stato il pensiero del gruppo anarchico, il quale non riconosce né capi né tanto meno strutture gerarchiche organizzate.

Cospito venne, inoltre, riconosciuto come uno degli autori dell’attentato avvenuto alla scuola allievi carabinieri di Fossano, nel giugno del 2006. In quell’occasione degli ordigni a basso potenziale esplosero senza causare feriti. Per questo evento l’anarchico venne condannato a 20 anni di reclusione ed inserito nel circuito di alta sicurezza. La situazione muta quando, dopo 6 anni di detenzione, la corte di cassazione ridefinisce il reato che diventa strage contro la sicurezza dello Stato, un reato che prevede l’ergastolo ostativo.

La detenzione di Cospito ed il 41bis

È di aprile 2022 il decreto ministeriale applicativo del 41 bis per Alfredo Cospito. Il motivo sarebbe la sua capacità di mantenere contatti con l’organizzazione eversiva a cui appartiene. Prima di questo, negli anni precedenti, Cospito ha sempre potuto contribuire a riviste anarchiche con articoli e scritti.

Le sue condizioni hanno riacceso, o riportato semplicemente alla luce, il dibattito sull’applicazione e l’esistenza del 41 bis. Il regime carcerario introdotto dopo la strage di Capaci nel ’92, come misura di emergenza che, di proroga in proroga, è entrato a far parte del sistema carcerario.

L’applicazione di quello che viene anche definito “carcere duro” prevede la sospensione del normale trattamento penitenziario.

È importante ricordare, che il regime di 41 bis non si applica a tutti i detenuti condannati per reati mafiosi o terroristici, perché in quel caso esiste già il circuito dell’alta sicurezza. Esso venne istituito per limitare e bloccare i contatti di chi , considerato ai vertici di un’organizzazione criminale, avrebbe potuto continuare a guidarla anche dall’interno del carcere.

Le condizioni di salute di Cospito si aggravano

Le condizioni in cui Alfredo Cospito ha vissuto fino ad ora sono durissime. Il 41bis prevede due ore di aria al giorno ed un’ora di socialità con altri 2 o 3 carcerati. Un unico incontro mensile, impossibilità di possedere foto dei familiari o libri e censura della comunicazione con l’esterno.

Così Cospito ha scelto di continuare la sua lotta con l’unico mezzo che gli restava: lo sciopero della fame. Una condizione che porta avanti da oltre 100 giorni, e che si è evoluta anche con il rifiuto di assumere integratori.

Il caso Cospito, indipendentemente da come la si pensi, ha sicuramente aperto una spaccatura nel dibattito nazionale sul tema del 41bis. Nel 2019 in un rapporto del Comitato europeo per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti, vengono mosse delle perplessità anche riguardo ad alcuni carceri, tra cui quello di Opera di Milano, in cui era stato da poco trasferito Cospito.

Vengono inoltre mosse delle critiche riguardo l’isolamento completo, la mancanza di privacy anche nei bagni, e al rinnovo quasi automatico dell’applicazione del regime. La questione, a quanto pare, ha comunque scatenato un dibattito che non sembra voler cessare.

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