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L’Europa di Ultima Generazione

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Il 13 maggio 2024, gli attivisti di Ultima Generazione hanno interrotto le partite di tennis degli internazionali di Roma, per ribadire davanti al pubblico e alle televisioni le loro sciocche, lamentose e uggiose querimonie; lo stesso giorno il Consiglio Ue, seguendo la stessa irrazionalità anti scientifica infantile degli attivisti, ma preparando però danni enormi per tutta l’Europa, soprattutto per l’Italia, ha adottato formalmente il regolamento sugli standard per le emissioni di CO2 dei veicoli pesanti, che, in linea con gli obiettivi climatici che essa Ue si è posta per il 2030 ed oltre, stabilisce tre nuovi obiettivi di riduzione delle emissioni: il primo diminuirle del 45% nel 2030, cioè nell’anno fino al quale Pechino prevede al contrario di aumentare le sue emissioni, il secondo una riduzione delle emissioni del 65% nel 2035, il terzo una riduzione al 90% per il 2040.

La maggior parte dei media ha trattato stamani entrambe quelle sciocchezze con una pacata simpatia, quando non con evidente partecipazione e plauso all’irrazionalità distruttiva. È evidente che l’Europa, fruendo anche della crociata dei bambini e di media conniventi, continua a sviluppare ed attuare un sistema economico-sociale ideologico e illiberale che la UE vuole gestire totalmente l’uomo europeo anche tramite l’ambiente, con la scusa di un prossimo surriscaldamento del mondo dovuto all’attività dell’uomo, quando clima e temperatura sono effetto di forze universali enormemente più forti di quelle umane. Il comportamento autolesivo di meno di 400 milioni di europei tra gli 8 miliardi degli abitanti della terra danneggia gravemente i 400 milioni senza dare alcun vantaggio a nessuno, certo non ai 7,6 miliardi, o, piuttosto, dando vantaggio economico a chi non segue queste sciocchezze.

L’Ue ignora le dimostrazioni degli scienziati e dei premi Nobel in merito al fenomeno ambientale

Per perseguire tale disegno, l’UE dal pensiero di bambino capriccioso (e non troppo intelligente, o venduto) ignora, se non nasconde, il pensiero e le dimostrazioni degli scienziati, inclusi molti Nobel, a partire da coloro che nel già 1992 chiedevano di valutare il fenomeno ambientale secondo ragione, (in un appello di cinquecento scienziati, inclusi sessantadue premi Nobel, tra i quali Manfred Eigen, Jean-Marie Lehn e Christian B. Anfinsen, tutti Nobel per la Chimica, Philip Anderson, Nobel per la Fisica, i Nobel per la Medicina Julius Axelrod, Baruj Benacerraf e Rita Levi Montalcini, Nobel 1986), e soprattutto quelli che hanno provato e dichiarato che:

  • La Terra, con la sua energia (in particolare quella solare diretta, ma anche la nucleare) e le sue potenzialità produttive, può ospitare un numero di abitanti molto maggiore rispetto a quelli attuali, e di ogni futuro prevedibile, come insegnava il grande Edward O. Wilson, proponendo addirittura una gestione razionale e ambientalista della metà della Terra non indispensabile per la produzione (in particolare in Metà della Terra)
  • il mondo è ora più ricco e sano di quanto non sia mai stato, come insegnano in particolare Angus Deaton, Nobel dell’economia nel 2015 per le sue analisi sui consumi, sulla povertà e sul welfare (nel Suo bel libro, La grande fuga. Salute, ricchezza e origini della disuguaglianza, Il Mulino, Bologna, 2015, in cui la fuga è la fuga dalla fame, riuscita) e John Clauser, premio Nobel per la Fisica 2022, che insieme negava anche che il riscaldamento globale sia un problema: <<I fatti sono che negli ultimi 100 anni abbiamo misurato le temperature e queste sono salite di 0,8°C mentre tutto è migliorato nel mondo. Come possono dire che stiamo peggiorando la situazione se non abbiamo prove? Viviamo più a lungo, con una salute migliore, è praticamente migliorato tutto. Direi che il riscaldamento globale è fondamentalmente un non-problema. Basta lasciarlo fare da solo e si prenderà cura di sé. … Diventa difficile per me capire il motivo per cui quasi tutti i governi in Europa, ad eccezione del governo polacco, sono preoccupati per il riscaldamento globale. Questa è soltanto una questione politica. Finora abbiamo lasciato un mondo più in forma rispetto a quando siamo arrivati, e questo continueremo a farlo con una sola eccezione, dobbiamo smettere con gli enormi sprechi, con questo voglio dire che enormi quantità di denaro sono sprecati per la questione del riscaldamento globale. Dobbiamo farlo, altrimenti faremo un passo indietro. La gente pensa che sia sostenibile, ma non lo è.>>
  • considerato anche che non c’è emergenza climatica e che l’attività della specie umana non gestisce, non può gestire, i fenomeni del clima e non incide in modo importante su quello, la gestione della politica concernente il clima dovrebbe essere meno politica, (men che mai di una politique policienne) e ritornare ad essere scientifica, come da tempo richiesto anche nella ’European Climate Declaration’ depositata all’ONU dalla fondazione Climate Intelligence (Clintel), firmata da oltre 1600 scienziati, tra cui altri premi Nobel, e uomini di cultura: “There is no climate emergency. Climate science should be less political, while climate policies should be more scientific. Scientists should openly address uncertainties and exaggerations in their predictions of global warming, while
    politicians should dispassionately count the real costs as well as the imagined benefits of their policy measures”
  • mentre “non esiste una vera crisi climatica”, quella del “riscaldamento globale … E’ una nuova religione”, come spiega Ivar Giaever, Nobel per la Fisica nel 1973, dichiarando anche che “C’è, tuttavia, un problema molto reale nel fornire uno standard di vita dignitoso alla numerosa popolazione mondiale e una crisi energetica associata. Quest’ultimo viene inutilmente esacerbato da quella che, a
    mio avviso, è una scienza del clima errata. … La narrativa popolare sul cambiamento climatico riflette una pericolosa corruzione della scienza che minaccia l’economia mondiale e il benessere di miliardi di persone. La fuorviante scienza del clima si è trasformata in una massiccia pseudoscienza giornalistica scioccante. A sua volta, la pseudoscienza è diventata un capro espiatorio per un’ampia varietà di altri mali non correlati
  • questa religione del riscaldamento globale provoca una manipolazione della opinione pubblica, come il padre dell’elettrodinamica quantistica, Freeman Dyson, lamentò, rilevando che “Se non sei d’accordo con l’opinione della maggioranza sul riscaldamento globale, sei un nemico della scienza.  … Esiste una religione laica in tutto il mondo che possiamo chiamare ambientalismo”, e denunciando anche come sia stato (e come è) “irresponsabile manipolare l’opinione pubblica e attizzare il timore di un’imminente catastrofe climatica tra la popolazione”
  • le teorie sul cambiamento climatico sarebbero anzi state promulgate come una forma di racket da parte di ambientalisti, agenzie governative e scienziati che tentano di preservare le loro carriere e guadagnare denaro, così che la climatologia sarebbe ‘a joke’ secondo Kary Banks Mullis, premio Nobel per la chimica del 1993 (conferenza <<Climatology is ‘a joke>> https://www.youtube.com/watch?v=Y1FnWFlDvxE).
  • Insomma, “L’inquinamento esiste, è dannoso, e chiama in causa l’operato dell’uomo. Ma attribuire alla responsabilità umana il surriscaldamento globale è un’enormità senza alcun fondamento: puro inquinamento culturale. L’azione dell’uomo incide sul clima per non più del dieci per cento. Al novanta per cento, il cambiamento climatico è governato da fenomeni naturali dei quali, ad oggi, gli scienziati non conoscono e non possono conoscere le possibili evoluzioni future. Ma io sono ottimista. In nome di quale ragione si pretende di descrivere i futuri scenari della Terra e le terapie per salvarla, se ancora i meccanismi che sorreggono il motore climatico sono inconoscibili? Divinazioni! Perché molti scienziati concordano sul riscaldamento globale dovuto all’attività umana? Perché hanno costruito modelli matematici buoni alla bisogna. Ricorrono a troppi parametri liberi, arbitrari. Alterano i calcoli con delle supposizioni per fare in modo che i risultati diano loro ragione. Ma il metodo scientifico è un’altra cosa”. (Antonio Zichichi Il Mattino”, 2017)
  • in particolare è documentato che non esiste alcuna correlazione tra l’aumento della anidride carbonica e le fasi climatiche registrate nello stesso intervallo di tempo dall’inizio del periodo industriale (1980) a oggi, che anzi si può così affermare che «La Natura, non l’attività dell’Uomo, governa il clima» (Singer et al. 2008). Uberto Crescenti, Contributo delle scienze geologiche alla conoscenza delle variazioni climatiche del passato, in  AA.VV.,  Dialoghi sul clima, cit..
  • AL CONTRARIO RECENTI APPROFONDITI STUDI HANNO CHIARITO IN MANIERA CHE NON SEMBRA CONTESTABILE CHE NON È LA CO2 A DETERMINARE LA TEMPERATURA MA SEMMAI IL CONTRARIO, È LA TEMPERATURA LA CAUSA E LA CO2 L’EFFETTO, COSICCHÉ I MODELLI CLIMATICI FREQUENTEMENTE IN USO SAREBBERO DI FATTO INVERTITI:

Tutte le prove risultanti dalle analisi suggeriscono un legame unidirezionale, potenzialmente causale, con la temperatura T come causa e [CO2] come effetto. Tale legame non è rappresentato nei modelli climatici, i cui risultati sono anch’essi esaminati utilizzando lo stesso quadro, risultando in un collegamento opposto a quello riscontrato quando vengono utilizzate le misurazioni reali. Demetris Koutsoyiannis, Christian Onof, Zbigniew W. Kundzewicz, Antonis Christofides 2 , On Hens, Eggs, Temperatures and CO 2 : Causal Links in Earth’s Atmosphere, in SCI, 13 September 2023

  • allo stato delle nostre conoscenze, non si può nemmeno escludere un prossimo periodo di caduta delle temperature, se non addirittura di una glaciazione (René M. Van Westen, Michael Kliphuis and Henk A. Dijkstra Physics-based early warning signal shows that Amoc is on tipping course, Science Advances, 9 2 2024
  • In conclusione, mentre è errato ed inutile il terrorismo climatico (Guus Berkhout & Kees de Lange, The Honest Story of Climate Change: Part I: Weighed down by fear and intimidation, 11 aprile 2024), si può assumere un nuovo corso che mira a dare maggiore speranza circa il futuro (Guus Berkhout & Kees de Lange, The Honest Story of Climate Change: Part II: With a new course towards a hopeful future, 12 aprile 2024)

Trascurando tutto quanto da tempo così da tempo provato e fino ad oggi ribadito dagli scienziati, a partire da quelli citati, l’UE soprattutto ignora coloro che contestano le errate pesantissime scelte di politica e tecnica industriali e sociali che essa adotta in Europa, rigettate dal resto del mondo, che non hanno raggiunto, né possono raggiungere, nessun risultato concreto, ignora coloro che denunciano l’enormità delle spese e dei danni, innanzitutto di sistema, inutilmente causati agli europei, la insufficienza delle c.d. energie alternative, la assurda esclusione tra queste dell’energia della energia nucleare (Guus Berkhout & Kees de Lange, The Honest Story of Climate Change: Part II, cit.), l’unica che potrebbe raggiungere i risultati che si dice di voler raggiungere, o, quantomeno, ampia parte di quelli.

Una delle espressioni più evidentemente errate e dannosi riguarda la gestione delle emissioni di CO2. Gestione che già nella continente è limitata, non tocca tutti i temi e potenzialità effettiva piccola ma che comunque nel momento che riguarda solo una piccola parte del mondo viva e per di più quello in cui le emissioni del CO2 erano già in diminuzione, di fatto stravolge ampia parte del sistema economico sociale europeo senza avere peraltro possibilità di successo. Ciò appare evidente anche nelle analisi dell’Italia, peraltro uno dei paesi che non avendo quasi mai utilizzato impianti a carbone non ha mai raggiunto la percentuale di CO2 pro capite che, ad esempio, ha raggiunto, e in parte mantiene, la Germania.

La produzione di CO2 in Italia e negli altri paesi del mondo

Secondo i dati emersi in occasione del COP27 2022 la produzione del CO2 in Italia dal 1990 al 2021 è diminuita del 20%; solo nel 2021 le emissioni globali di CO2 sono rimbalzate del 5,3% rispetto alla discesa dovuta alla pandemia del 2020, restando appena dello 0,36% al di sotto dei livelli del 2019.
Ora, Cina, Stati Uniti, Ue, India, Russia e Giappone sono le economie che emettono più CO2 al mondo. Insieme, rappresentano il 49,2% della popolazione mondiale, il 62,4% del Pil globale, il 66,4% del consumo di combustibili fossili e il 67,8% delle emissioni globali di CO2 fossile. Tutti e sei hanno aumentato le emissioni di CO2 nel 2021 rispetto al 2020.

La Cina è il paese al mondo che produce più emissioni di CO2

La Cina è di gran lunga il Paese che ne produce di più: il 33% del totale nel 2021. Da sola, supera la somma delle quattro economie che la seguono: Stati Uniti (12,5%), Unione Europea (7,3%), India (7%) e Russia (5%). Pechino punta a raggiungere il picco di emissioni «prima del 2030»: significa che non smetterà di aumentarle per diversi anni ancora. (Così Cop27, le emissioni di CO2 paese per paese, ne Ilsole24ore.com, 4 novembre 2022).

Nel 2021 dunque la Cina avrebbe prodotto 8,7 tonnellate di CO2 pro capite all’anno, per i suoi 1,412 miliardi di abitanti. Cosicché la Cina avrebbe prodotto 12.284.400.000 all’anno, l’Italia 5,7 tonnellate di CO2 pro capite all’anno per i suoi 58,94 milioni di abitanti, 335.958.000 all’anno, lo 0,027348344241477 di quanto prodotto dalla Cina, che nel frattempo sta aumentando il numero dei suoi impianti elettrici che utilizzano il carbone, cosicché anche un aumento solo del 2% della sola produzione di CO2 Cinese rende
del tutto inutile la riduzione del cento per cento del CO2 italiano. E come rammentato già i cinesi continueranno aumentare la loro produzione con il ritmo più elevato, certo più del 2% all’anno.

L’inutile sforzo dell’ Unione Europea

L’ evidente inutilità dello sforzo che si sta attuando o quantomeno a scarsità dei risultati in carenza i ben diversi accordi internazionali pone alcune domande: quale è, e quale sarà, l’utilità di questa ulteriore decisione dell’UE? Perché viene assunta? Per ritornare poi all’occasione di riflessione che ha provocato questa riflessione, derivata dall’intervento degli attivisti di ultima generazione e al parallelo che si è fatto con la contemporanea decisione dei membri del consiglio dell’UE viene da domandarci di che cosa sopravvivono gli stessi attivisti, chi li finanzia, perché, come mai i media, ma anche una grande parte della politica italiana, non li critica ed anzi di fatto li appoggia.

Ancora, ci si potrebbe domandare se sono più insensati, o sovvenzionati, questi giovani o i rappresentanti degli altri stati europei negli organismi della Ue, nel Parlamento di questa (per fortuna questa volta nel Consiglio gli italiani hanno votato contro).
Soprattutto, c’è da domandarsi come mai il Consiglio della UE non prendo atto che, come si nota in una presentazione del libro “Non è ancora la fine del mondo“, di Vince Eber, appena uscito, <<Progresso, sviluppo e miglioramento delle condizioni ambientali vanno di pari passo: non si può quindi distruggere un modello economico funzionante perché con esso verrebbe giù anche la prospettiva di un miglioramento generale delle condizioni di vita, anche a livello ambientale>>.

Questa UE invece assume e propone una lettura del mondo evidentemente non vera, lontana da ogni seria conoscenza tecnica, economica, sociale, scientifica, ancor più lontana dal buon senso e dal senso comune, dal pensiero, dal sentire e dagli interessi comuni, da ogni concretezza; essa non offre progetti e proposte che possano appassionare i cittadini, che possano dare loro motivi nell’agire concreto, creare fiducia in chi è classe dirigente, mentre peraltro incoerentemente lamenta lo scarso interesse e la scarsa partecipazione di quelli rispetto alle vicende politiche, e così alle elezioni, al voto. Nel quale invece bisogna sperare, per un cambiamento radicale, innanzitutto per ottenere miglior rapporti e più corretta la considerazione dei cittadini.

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