Si sta discutendo, si sta analizzando e si sta soprattutto riflettendo sul futuro. Il futuro del Movimento 5 Stelle è avvolto nella nebbia più fitta dopo il risultato delle Europee mentre Giuseppe Conte prepara la sua mossa.
E’ bene capirsi subito: il Movimento 5 Stelle non può prescindere da Giuseppe Conte, il loro futuro sarà insieme almeno fino alle prossime elezioni o non sarà affatto. E’ ciò che filtra timidamente da un’ambiente confuso, in parte anche depresso che pensa a cambiamenti radicali dopo la Waterloo di domenica scorsa.
In ballo c’è il vincolo dei mandati, ma Beppe Grillo non ci sente da quell’orecchio ed anzi starebbe spingendo in queste ore per cambiare leader. Nei pensieri del fondatore ci sarebbe una donna, una mossa davvero troppo azzardata che alcuni dell’ambiente definirebbero “quasi suicida”. La destituzione di Giuseppe Conte potrebbe addirittura portare il Movimento 5 Stelle ad una scissione anche parlamentare, cosa non auspicabile visto che mancano ancora 3 anni abbondanti alla fine della Legislatura.
Più di tutto, però, si sta analizzando la strada da percorrere, più che mai avvolta nella nebbia, e quindi anche e soprattutto le ragioni che hanno portato a questa sconfitta.
La strategia dello sciacallaggio a sinistra non ha pagato: il M5s sta scoprendo la dura realtà della politica
Il Movimento 5 Stelle si è sempre presentato come forza anti-sistema, e nella sua costruzione ideale è sempre stato molto simile alla Lega. I due partiti si assomigliano poco in quanto a personalità ed obiettivi, ma se c’è una cosa che li accomuna è l’effetto “bandiera”: vanno un po’ come tira il vento. Giuseppe Conte era riuscito a porre un argine serio a questo modo di essere dei pentastellati, ma non ha garantito le riforme interne necessarie affinché questo progetto si attuasse appieno. Dunque, è ricaduto nel “vizietto” appena si è presentata l’occasione: il caso Bari è l’esempio eclatante.
Una mossa evidentemente non gradita, perché tutto si può imputare al Partito Democratico (anche prima della segreteria Schlein) tranne l’incoerenza e la slealtà. Sono valori che la sinistra ha sempre portato con sé, ed il voltafaccia del Movimento 5 Stelle agli alleati non è stato affatto gradito al popolo della sinistra. Lo “sciacallaggio” anche mediatico, portato in parte da giornali vicini all’area pentastellata, non ha fatto bene al Movimento. Crearsi una fama di traditori politici da questa parte dello schieramento non è sembrata una mossa particolarmente acuta, e non solo non ha pagato nelle urne ma ha certificato un crollo verticale.
Il Movimento 5 Stelle ha contribuito a consegnare l’Europa alla destra
Il Movimento 5 Stelle ha consegnato l’Italia alla destra ed ora ha partecipato, inconsapevolmente, a consegnare alla destra estrema anche l’Europa intera. Bene chiarirsi anche su questo punto: il fronte dei popolari europei non può governare l’Unione in solitaria, questo anche grazie al crollo di Orban, ma ha visto crescere veementemente i propri seggi.
Così se in Italia il Partito Democratico conquista 21 seggi a fronte dei 24 di Fratelli d’Italia, il pareggio tra Forza Italia e Lega, entrambi con 8 eletti, si scontra con il risultato del Movimento 5 Stelle che ne ha fatti comunque 8 perdendone diversi. Capire da cosa possa essere dipesa una sconfitta di queste dimensioni è complesso, certo quel beffardo 9.9% sembra un ironico segno del destino.
Se guardiamo i seggi conquistati nell’ottica delle coalizione (che chiaramente non vale per la Legge elettorale europea) il centrodestra arriva a conquistare 40 seggi, mentre il centrosinistra 29 (senza contare Alleanza Verdi e Sinistra che comunque ne ha conquistati 6) e la stragrande maggioranza appartengono al Partito Democratico. Dunque, il contesto lascia intendere che al PD manchi un alleato solido ed affidabile: il crollo del Movimento ha significato la mancanza di quell’apporto.
Le regole nuove e vecchie: questa riforma del Movimento che tarda ad arrivare e sembra il vero ostacolo
Ora certo potrebbe non dipendere tutto da questo, ma come ha spiegato di recente Luca Sommi, giornalista del Fatto Quotidiano ed addentro alle logiche del Movimento 5 Stelle, le regole del partito continuano a fargli perdere consensi. E’ chiaro che non soltanto le scelte politiche siano importanti, ma anche le prospettive ed in tal senso il Movimento 5 Stelle ha in sospeso una riforma importante. Giuseppe Conte lo sa bene, ma trova l’ostruzione del fondatore e l’attacco di un ex big come Casaleggio figlio che evidentemente preferiscono un Movimento zoppo.
Pensare, come hanno detto alcuni, che il Movimento 5 Stelle sia “morto” o “morente” prossimo a sparire è semplicemente una riflessione che non sta né in cielo né in terra ma non hanno proprio tutti i torti. Sempre Sommi ha spiegato una teoria interessante e condivisibile in sostanza: se al posto dei semisconosciuti ci fossero stati i big, come Bonafede o altri vecchi volponi del partito forse le cose sarebbero andate diversamente. E’ un pensiero assolutamente sottoscrivibile, che rimanda il tutto alle “regole di ferro” con il limite dei mandati ed altri grossi vincoli che azzoppano il M5s.
Una cosa resta certa: se salta Giuseppe Conte, con ancora 3 anni di lavoro davanti, il Movimento rischia sul serio di sfasciarsi ed iniziare a vivere la parte più drammatica della propria storia.