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Fattore Omega, la sanzione sull’elettricità che divide l’Italia

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Il Fattore Omega è una sanzione che si applica sulle bollette dell’energia elettrica a comuni ed aziende con almeno 50 dipendenti o un fatturato annuo superiore a 10 milioni di euro in ritardo di pagamento delle forniture.

di Rosella Cerra

I clienti morosi entrano nel “sistema di salvaguardia” così definito perché non si possono lasciare comuni ed aziende senza fornitura, ma la si fa pagare più cara, si applica un parametro che però non è lo stesso in tutta Italia. Si rinnova ogni due anni con una gara di appalto fra le società che gestiscono la fornitura di energia. Nell’ultima asta sono stati registrati aumenti vertiginosi solo nelle regioni del Sud Italia, penalizzando in maniera spropositata proprio quelle che producono più energia del proprio fabbisogno, e che “contribuiscono” alla fornitura delle regioni del Nord che hanno invece carenza.

Tabella elaborata dalla scrivente

Attualmente le società sono tre con maggiore aggiudicatario A2A, che gestisce la salvaguardia in tutto il Nord e parte del Centro Italia. Il resto d’Italia è diviso fra Hera Comm ed Enel Energia, che hanno i prezzi più elevati.

Ad esempio, la Calabria è fra la regione che storicamente ha pagato il più alto fattore omega, il quale per il biennio 2018/19 era di 84,79 euro al MWh, mentre è sceso a 51 €/MWh nel biennio 2019/20. Sceso ancora per il biennio 2020/21 passando a 26,60 €/MWh.

Fattore Omega impazzito per il biennio 2022-23

Nel biennio attuale, 2023/24 è aumentato vertiginosamente ed è giunto al valore record di 123,40 passando da Enel ad Hera e “perdendo” il primato di prezzo più alto, ceduto ad altre regioni, tutte del Sud Italia: Puglia, Molise e Basilicata a 179,94 €/MWh e la Sicilia che raggiunge i 202,41 €/MWh! Proprio la Sicilia aveva strutturato un piano per l’autonomia energetica “AGGIORNAMENTO PIANO ENERGETICO AMBIENTALE DELLA REGIONE SICILIANA PEARS 2030 – VERSO L’AUTONOMIA ENERGETICA DELL’ISOLA”. Di fatto dovrebbe essere strutturato un piano per tutto il Sud Italia.

Qualche giorno fa, il 23 dicembre 2022, in un articolo su Focusicilia veniva denunciato che: «Nell’Isola sono moltissimi gli enti pubblici o le aziende che usufruiscono del mercato energetico di salvaguardia. Dal prossimo anno aumenta per loro il rischio di insolvenza. Enel Energia applicherà un “parametro omega”, ovvero spese fisse per ogni megawatt/ora consumato, oltre dieci volte più alto che in Lombardia».

Di contro, il valore più basso è proprio in Lombardia passando da 16 €/mWh nel 2017/18, a 13,98 €/MWh nel biennio 2019/20, scendendo ancora nel biennio 2021/22 a 10,22 €/MWh e passando ora a 15,90 €/MWh. Ma ricordiamo che la società che gestirà la salvaguardia in questa regione è la A2A che ha sede proprio in Lombardia ma che fa grandi affari con l’idroelettrico in Calabria.

Insomma, mentre i prezzi nel biennio precedente erano scesi in tutta Italia, ora sono aumentati tutti [effetto Ucraina anche questo?]  Ma mentre nel Nord Italia gli aumenti si sono mantenuti a livelli ragionevoli, nelle regioni del Sud sono spropositati. Ma cosa ha fatto lievitare così i prezzi nelle regioni che sono anche grandi produttori di energia, più di quella che consumano?

Nella immagine seguente tratte dal rapporto Terna del 2018, sono messe a confronto tre regioni del Nord con grave carenza energetica e bassissimo fattore omega e tre regioni del Sud che producono un surplus di energia e che paradossalmente hanno un fattore omega da record. Come è possibile ciò? Soprattutto come può essere accettabile.

Immagine tratta dal Rapporto Elettricità per Regioni 2018 di TERNA

La petizione per l’abbattimento del Fattore Omega

Sono delle domande che ci eravamo già posti, senza che vi fosse stata data una risposta accettabile. Nel 2020 era stata lanciata dalla scrivente, una petizione su change.org “Perché al Sud paghiamo di più? Abbattiamo il Fattore Omega: la sanzione sull’energia”, rivolta al presidente del Parlamento Europeo Davide Sassoli e ai decisori politici allora in carica, chiedendone l’abbattimento e una sorta di perequazione nelle varie regioni, proprio per evitare le forti discriminazioni.

In seguito a tale petizione vennero fatti diversi interventi politici. Fatto sta che nel biennio successivo [sarà stata una coincidenza?] diminuì dovunque. Si chiedeva in sostanza la variazione normativa di istituzione della salvaguardia e il rispetto delle normative europee, ossia «… di intervenire a livello legislativo, in particolare sul DLGS 192/2012 (lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali) che di fatto legittima l’arbitrio delle morosità, per eliminare le disuguaglianze, e sulla legge 3 agosto 2007 n. 125 (Disposizioni per l’erogazione del servizio di vendita dell’energia elettrica di salvaguardia), seguendo i principi della Direttiva europea del 2003 n. 54 (norme comuni per il mercato interno dell’energia elettrica), che obbliga gli Stati membri alla fornitura di energia elettrica a prezzi ragionevoli secondo il principio di non discriminazione, e seguendo l’articolo 2 e l’ art. 120 della Costituzione Italiana per il rispetto dei principi di solidarietà politica, sociale, economica e di unità giuridica».

Il principio di non discriminazione

Secondo il principio di non discriminazione riportato nella Direttiva al considerando 2) «occorre adottare misure concrete per garantire parità di condizioni a livello di generazione e ridurre il rischio di posizioni dominanti nel mercato e di comportamenti predatori, garantendo tariffe di trasmissione e distribuzione non discriminatorie».

Essere in regime di salvaguardia implica invece subire di fatto una grave discriminazione sia economica che giuridica perché di fatto si viene sottoposti ad una politica sanzionatoria legata ad un territorio e non ad una gravità del “reato”.

Ma cosa significa essere in “regime di salvaguardia”?

Oltre alle definizioni date all’inizio, maggiori dettagli sono sul sito https://bolletta-energia.it/utenze/guida/tutela/mercato-salvaguardia:

Clienti domestici e non: differenze e disparità di trattamenti

«Il mercato di salvaguardia dell’energia elettrica, quindi, accoglie quei clienti che si trovano momentaneamente senza fornitore. In particolare, si parla di clienti non domestici e cioè utenti alimentati in media tensione o aziende in bassa tensione con più di 50 dipendenti o un fatturato annuo superiore ai 10 milioni annui. Ecco i casi in cui un cliente si ritrova nel mercato di salvaguardia.

  • Cliente non domestico che perdura in una condizione di morosità e al quale non può essere staccata improvvisamente la fornitura, come avviene con un cliente domestico [quindi Comuni e aziende]
  • Cliente non domestico che si ritrova per qualsiasi motivo senza fornitore, ad esempio se ha disdetto un contratto con un fornitore e non ne ha ancora firmato uno nuovo.
  • Cliente domestico il cui fornitore cessa improvvisamente l’attività per fallimento dell’azienda».

Sul sito https://luce-gas.it/guida/mercato/salvaguardia vengono date le ulteriori seguenti spiegazioni:

«Si definisce Servizio di Salvaguardia la fornitura dedicata agli utenti alimentati in media tensione o alle aziende in bassa tensione con più di 50 dipendenti o un fatturato annuo superiore a 10 milioni di euro che, successivamente all’entrata in vigore del libero mercato dell’energia:

  • non hanno ancora scelto un fornitore del libero mercato o, per qualsiasi motivo, ne sono rimasti privi;
  • hanno disdetto un contratto con un fornitore e non ne hanno firmato uno nuovo».

Si fornisce anche una definizione di parametro omega: «Tra i clienti del Servizio di Salvaguardia si annoverano soprattutto imprese con difficoltà finanziarie, che per tale motivo sono meno graditi dai fornitori. Il maggior fattore di rischio degliesercenti la salvaguardia è remunerato con un sovrapprezzo, il parametro Ω Omega appunto. Il parametro Ω Omega è posto come base nelle gare d’asta indette dell’Acquirente Unico ed è una maggiorazione applicata dall’esercente del servizio di salvaguardia al prezzo dell’energia all’ingrosso. È differenziato per area territoriale e fissato per periodi regolamentari di 3 anni tramite l’asta gestita dall’Acquirente Unico».

Il sistema della salvaguardia

Quindi entra in salvaguardia anche chi non ha scelto un fornitore del mercato libero.  La normativa prevede che entro il 10 gennaio 2024 tutti i clienti dovranno passare obbligatoriamente al “mercato libero”. Un termine che sta slittando da anno in anno dal 2017 al 2018, dal 2020 al 2023. Entrare nel mercato libero implica uscire dal “Mercato Tutelato” ove i prezzi sono decisi dall’Autorità ed aggiornati ogni tre mesi. Nel Libero Mercato sono stabiliti invece dai fornitori, che operano in libera concorrenza e determinano le tariffe di luce e gas in maniera autonoma. Quindi una differenza di applicazione del parametro omega colpirà gli utenti domestici in base alla loro residenza!

Immagine elaborata dalla scrivente

Ovviamente ciò che si contesta è proprio questa differenziazione per area territoriale, che separa e discrimina in base alla collocazione geografica, che, coincidenza, divide l’Italia in due fra un Nord virtuoso ed un Sud “moroso” e in difficoltà a pagare le forniture.

E quindi questa sarebbe la ragione dell’impennata del parametro in tutto in Sud!

E sempre appellandoci alla Direttiva Europea, art. 3, comma 4, si fa presente che: «Se necessario, le autorità di regolamentazione hanno facoltà di imporre ai gestori del sistema di trasmissione e di distribuzione di modificare le condizioni, le tariffe, le regole, i meccanismi e le metodologie per garantire che siano proporzionati e vengano applicati in modo non discriminatorio».

Elaborazione fatta da “Controllabolletta

Per il Fattore Omega una richiesta di intervento alla politica

Inoltre, l’articolo 24 entra nel merito della specifica definizione di “Misure di Salvaguardia”: «Tali misure devono causare il minore turbamento possibile al funzionamento del mercato interno (…) Lo Stato membro (…) le deve modificare o abolire nella misura in cui esse provocano una distorsione della concorrenza e incidono negativamente sugli scambi in misura incompatibile con l’interesse comune»

Ciò che nuovamente si chiede è l’intervento della politica che agisca sulla normativa in maniera decisa e che non lasci al caso o alle coincidenze gli eventi.

Nel frattempo, una proposta tampone è giunta qualche settimana fa, il 15 dicembre 2022, dal deputato Anthony Barbagallo, capogruppo alla Camera del Partito Democratico e segretario dello stesso partito in Sicilia, che prevede che si continui «ad applicare il valore del parametro omega determinato per gli anni 2020 e 2021, limitatamente alle aree di prelievo in cui il valore del parametro omega determinato per gli anni 2023 e 2024 ecceda 30 euro per megawatt/ora».

L’emendamento alla nuova legge di Bilancio previsionale dello Stato è stato bocciato in prima istanza. Mentre il 2 novembre 2022, il ministro di Economia e Finanza Giancarlo Giorgetti del governo Meloni, presentava la  Nota di aggiornamento del documento di economia e finanza 2022, precisando che «L’obiettivo del governo è mitigare gli effetti del caro energia su famiglie e imprese, concentrando su di essi larga parte degli interventi. Abbiamo affrontato e approvato la Nadef con un approccio prudente, realistico e sostenibile».

Riprendiamo e condividiamo le affermazioni di Barbagallo che ricorda come «I comuni, le aziende pubbliche e molte imprese private siciliane condannate al buio e al gelo dal governo Meloni, a causa della clausola di salvaguardia vigente, dal 2023 il prezzo dell’elettricità in Sicilia [aggiungiamo in tutto il Sud] potrebbe “arrivare a costare anche più di 20 volte rispetto alla Lombardia».

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