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Ferrovie: investimenti e manutenzione aumentano il divario Nord-Sud

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Foto di Martin Winkler da Pixabay

Ferrovie a due velocità. Dopo la costituzione dell’Intergruppo “Risorsa Sud, aree interne e isole minori” la proposta di un “casus belli” di un filone molto ampio sul rispetto della clausola di salvaguardia del 34%.

di Pasquale Cataneo

Lo scorso 23 maggio l’ufficializzazione a Roma presso la sala stampa della Camera dei Deputati dell’Intergruppo parlamentare “Risorsa Sud, aree interne e isole minori”. Pregevole l’iniziativa bipartisan che coinvolge circa 40 tra Deputati e Senatori degli opposti schieramenti. Dal punto di vista tecnico è dotata di un comitato scientifico, a cui partecipano qualificati rappresentanti.

Lo scorso venerdì 9 giugno si è svolta la seconda azione di sciopero solo dell’OMC Trenitalia di Foggia con il 86% di forte adesione dei lavoratori a conferma della scelleratezza aziendale.

Per essere subito attivi, concreti e poter verificare quanto si possa incidere sui divari territoriali a partire dall’equa ripartizione delle risorse statali si segnala un “casus belli”, di un ampio filone che fa emergere la presenza di 2 Paesi e non uno, per gli investimenti, le immissioni di personale e le internalizzazioni di attività nelle officine di manutenzione di Trenitalia spa società pubblica.

Da circa 6 mesi tutte le Organizzazioni sindacali nazionali di categoria hanno dovuto registrare una posizione aziendale che ha portato a innalzare le difficoltà operative in vari settori tra cui quelli degli equipaggi, dell’assistenza e vendita e della manutenzione dei treni, con evidenti squilibri territoriali che sono più evidenti proprio tra il Mezzogiorno e il resto dell’Italia, in particolare nei servizi di trasporto e nella manutenzione dei treni che risultano territorialmente squilibrati, sia nella ripartizione del budget, sia per l’iniqua ripartizione degli investimenti che per le attività date all’esterno, con i relativi risvolti occupazionali ed economici diretti e indiretti che penalizzano maggiormente il Mezzogiorno e incrementando ulteriormente i divari preesistenti nei tre ambiti: immissioni, internalizzazioni e investimenti.

Ferrovie: investimenti e manutenzione aumentano il divario Nord-Sud

Nell’ultimo ambito, gli investimenti, anche Trenitalia come società pubblica, come RFI e ANAS, deve applicare la clausola di salvaguardia introdotta in sede di conversione del decreto-legge n. 243 del 2016, che prevede che le amministrazioni centrali dello Stato debbano destinare alle regioni del Mezzogiorno il 34% delle risorse ordinarie in conto capitale, proporzionale dunque alla quota percentuale della popolazione di riferimento. Il cosiddetto “Decreto Sud” ha introdotto un “criterio di assegnazione differenziale di risorse” per gli interventi nelle regioni Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Calabria, Puglia, Sicilia e Sardegna.

Nelle leggi di bilancio per il 2019 e per il 2020 è stato ulteriormente precisato l’ambito di riferimento di tale clausola finalizzata alla crescita e al sostegno degli investimenti. Però, mentre per RFI e ANAS pare che questa ripartizione sia stata prevista resta solo da verificare, non si può dire lo stesso per Trenitalia S.p.A. che, pur essendo un’impresa pubblica parimenti partecipata al 100% da Ferrovie dello Stato Italiane e, a sua volta, al 100% del MEF, non lo ha fatto finora.

Per la manutenzione dei treni, l’azienda ferroviaria ha un proprio reticolo manutentivo, con impianti specializzati sia per la manutenzione corrente, che per quella ciclica. In realtà l’impresa ferroviaria pubblica, che ha Contratti di Servizio con il MIT e quasi tutte le Regioni, nel decennio 2012-2021 su circa 950 milioni di euro di investimenti in conto capitale, a livello nazionale per le Officine di manutenzione, ha destinato il 18,3% al Mezzogiorno e l’81,7% nel resto del Paese.

Esempio emblematico è il settore delle Officine M.C. che, oltre alla sede direzionale a Firenze, su 9 impianti ne ha solo 2 nel Sud, uno a Foggia l’altro a Napoli. Anche nel nuovo piano investimenti da 1,5M€ 2022-2031, oltre a non esserci riequilibrio sul pregresso 34%, si sommerebbero altri nuovi squilibri, oltre a mancate internalizzazioni di attività e inadeguate immissioni di personale.

Ferrovie: molti dati negativi

A ciò si sta aggiungendo anche un ulteriore dato negativo, posto in essere unilateralmente dall’Azienda, relativo allo spostamento dall’O.M.C. di Foggia, che fa manutenzione dei treni completi e di componentistica ferroviaria, di circa 68.000 ore di attività che corrispondono a circa 45 addetti/anno in altri impianti, tutti al centro-nord, che hanno tassi di disoccupazione pari a 1/3 rispetto a quella della provincia dauna, con relativi nuovi investimenti e assunzioni.

Sulla questione sono intervenuti, lo scorso 16.05, con una interrogazione scritta[1] ai Ministri Salvini (MIT) e Giorgietti (MEF) avente come prima firmataria la senatrice Naturale ben 11 senatori, tutti meridionali, allertati dalla Fast Confsal di Puglia e Basilicata.

Nell’atto parlamentare la senatrice e i co-firmatari, hanno chiesto ai ministeri di assicurare un riequilibrio territoriale negli investimenti, anche da parte di Trenitalia, sia per le immissioni e le internalizzazioni, sia negli impianti di manutenzione ciclica e corrente, nonché negli altri settori interessati. Inoltre è stato chiesto ai ministri di considerare una ripartizione delle attività ferroviarie tra macroaree italiane atta a garantire equità nei risvolti socio-economici derivanti dalla manutenzione e dagli altri ambiti settoriali di Trenitalia S.p.A. e assicurare i medesimi parametri relativi alla quantità, qualità, affidabilità e sicurezza del servizio ferroviario a media-lunga percorrenza e regionale in tutto il Paese.

Sulle ferrovie auspicabile una più ampia e coordinata azione

Sarebbe auspicabile giungere su questo aspetto ed altri correlati, ad una piu ampia e coordinata azione in Camera e Senato per Trenitalia spa ma anche per le Amministrazioni centrali e per RFI e ANAS, alla puntuale verifica di quanto effettivamente programmato e speso nel Mezzogiorno in applicazione previsioni legislative, sia della clausola di salvaguardia di almeno il 34% per le risorse ordinarie e sia di almeno il 40 % per quelle straordinarie del PNRR.

Il neo costituito Intergruppo e il tavolo tecnico avrebbero così un ambito, ampio e concreto, sul quale poter agire supportando l’iniziativa già avviata prendendo, per così dire, il treno in corsa e avviando la ricognizione con altre nelle Amministrazioni centrali oltre che in RFI e ANAS!

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