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Il dolce amato dai Romani? Si trova nel Ghetto Ebraico

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Il Ghetto Ebraico di Roma

Il Ghetto Ebraico di Roma è uno dei luoghi più affascinanti e ricchi di storia della città, oltre ad essere una delle zone ebraiche più estese in Italia. Un angolo dove il tempo sembra essersi fermato. Situato nel cuore della capitale, a pochi passi dal Tevere, è stato istituito nel 1555 da Papa Paolo IV, che obbligò la comunità ebraica a vivere in un’area circoscritta e isolata, circondata da mura e con ingressi sorvegliati. Nonostante le difficoltà e le restrizioni, il Ghetto è diventato un luogo di straordinaria vitalità culturale e sociale, un simbolo di resilienza e identità.

Per arrivare al quartiere Ebraico si deve superare la zona Trastevere, attraversare il Ponte Cestio che attraversa il fiume e arrivare dall’altra parte del lungotevere. Come punto di riferimento l’immensa e bellissima sinagoga che si vede dalla strada. Entrati nel quartiere (si, perché sembra esserci un varco invisibile che separa il ghetto dal resto della citta, è possibile passeggiare per le stradine ed immergersi in un’atmosfera unica, dove la storia si intreccia con la quotidianità. Si può ammirare il fascino dell’antico e le targhe commemorative che ricordano la deportazione degli ebrei romani durante la Seconda Guerra Mondiale. Ma il Ghetto è anche un tempio della tradizione culinaria, uno scrigno che custodisce sapori tramandati da generazioni.

La tradizione culinaria nel Ghetto

La cucina ebraico-romana è un capitolo importante della gastronomia italiana, una meravigliosa sintesi di creatività e semplicità. Nata dalle necessità e dalle regole alimentari della Kasherut (la legge dietetica ebraica), questa tradizione ha saputo trasformare ingredienti poveri in piatti di straordinaria bontà.

Uno dei simboli per eccellenza è il carciofo alla giudia, una delizia che incarna lo spirito del Ghetto. Carciofi fritti interi, in olio bollente; che secondo una tecnica ben precisa verranno aperti a fiore in modo che le foglie risultino croccanti e dorate proprio come chips da staccare con le mani. Successivamente c’è il baccalà fritto, un altro grande classico, soprattutto nei giorni di festa. Il baccalà viene infarinato e fritto, risultando croccante fuori e morbido dentro. Il Couscous alla tripolina, diffuso nelle comunità ebraiche del Nord Africa, è un piatto speziato e aromatico, servito con verdure stufate, ceci ea volte carne.

Il Forno Boccione

Il Forno storico della famiglia Limentani, noto anche come “Forno Boccione”, vanta una tradizione che si estende per circa due secoli e mezzo. Al centro di questa attività si trova Vilma, 67 anni, attuale titolare e custode delle antiche ricette tramandate di generazione in generazione. L’impresa fu avviata dai bisnonni di sua nonna Grazia e da allora si sono succedute cinque generazioni, impegnate a preservare e valorizzare la tradizione dolciaria giudaico-romanesca. Questo laboratorio, rigorosamente kosher, opera nel pieno rispetto delle regole alimentari ebraiche, mantenendo intatto il legame con la cultura e la storia del Ghetto Ebraico di Roma.

All’interno della bottega ci sono poi le brioche, rustiche e semplici, lontane dai croissant francesi sfogliati, i bomboloni ripieni di crema e un’infinità di biscottini: dagli amaretti alle mandorle a quelli profumati alla cannella. E poi i Ginetti, grandi biscotti con l’uvetta, disponibili anche in versione al cioccolato. Non possiamo dimenticare la storica pizza ebraica, conosciuta anche come “pizza di Beridde”: un dolce antico, non lievitato, che con la pizza salata non ha nulla a che fare. Un vero tuffo nella tradizione. Per non parlare del must have: la torta ricotta e visciole. La farcitura di ricotta vaccina e confettura di visciole non è sormontata dalle tradizionali strisce di pasta frolla, bensì da un secondo strato uniforme, che riveste sia la base sia la superficie del dolce. Di questa versione esiste anche la variante ricotta e cioccolato fondente, introdotta più recentemente. La torta ricotta e visciole e la pizza ebraica sono in assoluto i prodotti più richiesti.

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