La Georgia è al centro di una crescente tensione politica e sociale, alimentata dall’approvazione di una controversa legge sugli “agenti stranieri”. Le manifestazioni di massa a Tbilisi, che hanno attirato decine di migliaia di cittadini, esprimono un chiaro rifiuto delle influenze russe e un forte desiderio di adesione all’Unione Europea. Il futuro del Paese sembra ora appeso a un filo, mentre il governo e i manifestanti si scontrano per il controllo della direzione politica della nazione.
Le proteste e l’approvazione della legge sugli “agenti stranieri”
Domenica, cinquantamila persone si sono radunate a Tbilisi, sventolando bandiere georgiane ed europee e intonando cori contro il Cremlino. Le proteste in Georgia, in corso da settimane, sono dirette contro una legge controversa promessa dal presidente del Consiglio, vicino a Mosca, che dovrebbe essere varata entro maggio. Gli scontri di domenica sono continuati fino a lunedì mattina, proprio davanti al parlamento che voterà la legge il 14 maggio. I parlamentari sono stati accolti da cori che li definivano “schiavi di Mosca” mentre attraversavano ali di poliziotti antisommossa e cannoni ad acqua pronti a intervenire.
Poco dopo il voto, migliaia di manifestanti hanno sfondato le recinzioni di ferro attorno al palazzo parlamentare e sono entrati nel cortile. La polizia ha risposto sgomberando il viale Rustaveli con l’uso di gas lacrimogeni, cannoni ad acqua e proiettili di gomma, causando decine di arresti e feriti.
Il contenuto e le conseguenze della legge
La “Legge sulla trasparenza delle influenze straniere” è modellata sul provvedimento adottato dal Cremlino nel 2012. La normativa imporrebbe un rigido controllo sui finanziamenti destinati a media e campagne politiche, penalizzando chi riceve fondi dall’estero. In Russia, questa legge è uno strumento chiave per silenziare il dissenso politico. Secondo il disegno di legge, ONG e media indipendenti che ricevono più del 20% dei loro finanziamenti da donatori stranieri dovrebbero registrarsi come “organizzazioni portatrici di interessi di una potenza straniera”. Queste organizzazioni sarebbero monitorate dal ministero della Giustizia e potrebbero essere costrette a condividere informazioni sensibili, con pesanti multe per chi non si conforma.
Se approvata in Georgia, che dal 2022 è candidata all’adesione nell’Unione Europea, questa legge metterebbe seriamente a rischio le sue prospettive di ingresso. Ursula von der Leyen ha espresso “grande preoccupazione” per la situazione politica georgiana, mentre Jake Sullivan, consigliere per la sicurezza degli Stati Uniti, ha manifestato su Twitter la sua “apprensione” per il “regresso democratico” di Tbilisi.
Il contesto geopolitico e il futuro della Georgia
Tbilisi rappresenta uno “Stato cuscinetto” cruciale per Mosca, ma i cittadini georgiani non condividono questa visione. Dopo le tensioni del 2008, quando la Georgia rischiò di diventare una “Ucraina ante litteram”, il Paese caucasico si trova nuovamente a rischio a causa delle proteste contro la legge sulle influenze straniere. Queste proteste ricordano a molti osservatori l’Euromaidan del 2013 in Ucraina, scoppiato in risposta alla decisione del governo filorusso di Kiev di sospendere le trattative per un accordo di associazione con l’UE.
La situazione in Georgia è resa ancora più complessa dalla presenza di regioni separatiste come l’Abkhazia e l’Ossezia del Sud, dove la Russia ha consolidato una forte presenza militare. La presidente georgiana Salome Zourabichvili ha annunciato che porrà il veto sulla legge, ma il parlamento, dominato dal partito Sogno Georgiano, potrebbe annullare il veto con una nuova votazione. Se il provvedimento diventasse legge, violerebbe gli articoli 11 e 14 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, compromettendo così il futuro europeo della Georgia.
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