Home Attualità Gratteri punta il dito contro i docenti malati nella “giornata mondiale dell’insegnante”

Gratteri punta il dito contro i docenti malati nella “giornata mondiale dell’insegnante”

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Sono in molti ormai a definire Gratteri come il “re dei fallimenti giudiziari”. Ma ora prende di mira i docenti. E lo fa il 5 ottobre, nella “Giornata mondiale dell’insegnante”.

Ma sono notizie che non vengono tanto riprese. Gratteri deve rimanere il mito, l’eroe delle maxinchieste contro il crimine, anche se per la maggioranza sono da definirsi autentici flop. La carrellata viene aggiornata dal giornalista de Il Foglio Ermes Antonucci. Oltre a quella del 2023, l’ultimo aggiornamento prende spunto dall’assoluzione di tutti gli indagati del caso Marelli di Crotone avvenuta qualche giorno fa. Ma nel frattempo l’azienda è fallita. La notizia de Il foglio del 3 ottobre, viene ripresa anche da “Lanotiziaonline”, di Pasquale Motta.

Non tutti gli insegnanti meritano di essere seguiti

Ma ora prende di mira i docenti. E lo fa il 5 ottobre, nella “Giornata mondiale dell’insegnante”. A Casola di Napoli, invitato a parlare di legalità in una scuola agli studenti per l’inaugurazione dell’anno scolastico, fa una sua lezione sulla correttezza degli insegnanti. La notizia viene ripresa da Orizzontescuola:

 «“Non tutti gli insegnanti meritano di essere seguiti”, ha affermato, puntando il dito contro coloro che abusano del certificato medico e assegnano pochi compiti. Secondo Gratteri, questi educatori non hanno a cuore il benessere dei loro studenti».

Il procuratore dimostra quindi di sottovalutare le “malattie professionali” dei docenti. Eppure, se ne parla tanto. Periodicamente viene aggiornato persino un elenco. Sottovaluta che il lavoro degli insegnanti, specie nella scuola primaria e dell’infanzia, è ritenuto lavoro “usurante”. Il 5 ottobre di qualche anno fa (2002) fu pubblicato lo studio specifico “Quali patologie psichiatriche tra le malattie professionali degli insegnanti?” a cura del dottore Vittorio Lodolo D’Oria. Molto noto e apprezzato per la sua battaglia sul “Burnout” per i docenti ed il riconoscimento di lavoro usurante per tutte le categorie di insegnanti.

Continua Orizzontescuola:

«Il procuratore ha poi condiviso la sua esperienza, rivelando che, nonostante la sua lunga carriera, continua a correggere errori anche tra professionisti con decenni di esperienza. “C’è chi viene bocciato perché non conosce la geografia e non sa dov’è Capri”, ha dichiarato, evidenziando la gravità della situazione nei concorsi pubblici».

Vi sono discipline per le quali è quasi impossibile dare compiti a casa

La morale la fa ai docenti che ricorrono ai certificati medici e a quelli che danno pochi compiti per casa. Forse non sa che vi sono discipline per le quali è quasi impossibile dare compiti a casa. Sono quelle che prevedono l’uso del PC, delle digitali. TIC, TTRG, Programmazione e simili, perché non tutti hanno il pc a casa. E poi vi sono le scuole a tempo pieno, persino al Sud. Quelle che prevedono la permanenza degli alunni fino al pomeriggio e che non possono assegnare i compiti ai ragazzini da fare di sera!

Necessario limitare i compiti a casa

Alcune scuole addirittura regolamentano un alleggerimento l’assegnazione dei compiti per casa:

«Limitare i compiti per casa, nella società odierna, si rende necessario anche alla luce del fatto che gli stessi
alunni sono alle prese con molteplici attività scolastiche ed extra-scolastiche, oltre che con impegni di tipo familiare.
Si coglie l’occasione per ribadire che l’attività di studio si svolge prevalentemente in classe, mentre lo studio a
casa deve essere orientato al consolidamento degli argomenti spiegati in classe. Un assegno eccessivo determina un apprendimento meccanico e mnemonico a svantaggio della qualità e dell’approfondimento».

A supporto viene citata la normativa

«Allo stato attuale sono tutt’ora vigenti, in quanto mai abrogate, ben tre circolari MIUR che precisano quanto in oggetto:

· La C.M. n. 6 del 20.2.1964 indica che i compiti a casa sono “particolari forme di lavoro indispensabili per la formulazione dei giudizi che la scuola è tenuta ad esprimere” i quali si contemperano con “l’esigenza di dosare opportunamente il lavoro a casa”;

· La C.M. n. 431 del 30.10.1965 la quale precisa che “un sovraccarico degli impegni di studio nuoce alla salute dei giovani” e che l’assegnazione dei compiti a casa deve tener conto della “necessità di contemperare le varie e non sempre concordi esigenze delle famiglie”;

· La C.M. n. 177 del 15.5.1969 indica che “va considerato che nelle giornate festive moltissime famiglie italiane trovano l’unica occasione di un incontro dei propri membri”. Tale nota ministeriale, tutt’ora vigente, dispone che agli alunni delle elementari (primaria) e medie (secondaria di primo grado) “non vengano assegnati compiti a casa per il giorno successivo a quello festivo”.

Il Ministro Giuseppe Fioroni, prima, con dichiarazione del 2008, mai smentita dai successivi responsabili del dicastero, riferiva che i “i compiti dovrebbero essere svolti prevalentemente in classe, in modo che i ragazzi possano interessarsi anche ad altro”; il Ministro Bussetti poi, ha riproposto questa problematica annunciando una circolare in proposito.

Inoltre, si ricorda quanto sancito nell’Articolo 31 della Convenzione ONU sui Diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (New York, 20 novembre 1989) che riconosce al fanciullo il diritto al riposo ed al tempo libero per potersi dedicare al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età».

Insomma, Gratteri questa volta ha offeso e umiliato una categoria di lavoratori che è stata già abbastanza bistrattata. Con delle argomentazioni del tutto fuorvianti e pretestuose.

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