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HIV e AIDS: trasmissione, progressi e lotta alla discriminazione

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L’AIDS non si vede, ma sta crescendo. Si trasmette non solo attraverso il sangue infetto, ad esempio condividendo la stessa siringa, ma anche tramite rapporti sessuali con persone già contagiate. Ecco perché più partner si cambiano, maggiore è il rischio: così l’AIDS continua a diffondersi. L’AIDS è più vicino di quanto pensi.” Questo messaggio, tratto da uno spot di sensibilizzazione andato in onda nel 1990, durante il culmine dell’epidemia, lasciò un segno profondo su un’intera generazione.

Origini e diffusione dell’HIV: dal primo caso alla scoperta del virus

Il primo caso di infezione da HIV risale probabilmente al 1900 in Camerun. Come riporta la Fondazione Veronesi, si trattava con tutta probabilità di un viaggiatore diretto verso l’attuale Kinshasa, che potrebbe essere stato infettato da uno scimpanzé portatore di un ceppo virale molto simile all’HIV, noto come SIV.

La malattia si diffuse lentamente fino agli anni ’70, raggiungendo una maggiore consapevolezza nel 1981, quando il CDC segnalò casi insoliti di polmoniti e sarcomi. Inizialmente, si pensava che colpisse solo gli omosessuali, come suggerivano i titoli dell’epoca. Tuttavia, nel 1982 fu registrata la prima trasmissione materno-fetale.

Nel 1983 il virus fu isolato e, nel 1986, ricevette la denominazione di HIV. Negli anni ’80, l’epidemia provocò numerose vittime, aggravata da una risposta sanitaria e politica inizialmente lenta.

Oggi, grazie ai progressi scientifici, all’AIDS si applica la regola U=U (undetectable = untransmittable): se la carica virale è non rilevabile nel sangue, il virus non è trasmissibile, offrendo nuove prospettive per il contenimento della malattia.

Giornata mondiale contro l’AIDS: la storia di Enko C. Johnson

Oggi, 1 dicembre, si celebra la Giornata Mondiale contro l’AIDS, un’occasione per riflettere sulla lotta contro il virus e sulla sensibilizzazione riguardo alla malattia. Tra le storie simboliche legate a questa battaglia c’è quella di Enko C. Johnson, nato sieropositivo nel 1989.

Adottato da una coppia attiva nelle pubbliche relazioni, Enko divenne involontariamente famoso all’età di otto anni, quando una scuola elementare di Johannesburg si rifiutò di accettarlo come allievo a causa del suo stato di salute. La decisione scatenò un caso mediatico e politico di rilevanza nazionale, grazie alla determinazione dei suoi genitori adottivi.

La madre di Enko iniziò a organizzare convegni in tutto il Paese per educare la popolazione e combattere la discriminazione verso le persone affette da AIDS. I suoi sforzi portarono a un cambiamento significativo nella percezione della malattia in Sudafrica.

Insieme, Enko e sua madre fondarono un rifugio per madri sieropositive e i loro figli, diventando una voce importante negli eventi pubblici dedicati alla lotta contro l’AIDS. Nonostante il suo coraggio, la salute di Enko peggiorò progressivamente e, nel 2011, a soli dodici anni, il ragazzo si spense.

Come eredità, Enko lasciò un premio simbolico, un impatto indelebile nella lotta contro la discriminazione e le sue toccanti parole:
“Accettateci, siamo tutti esseri umani. Abbiamo le mani, abbiamo i piedi. Non abbiate paura di noi affetti da AIDS, perché siamo tutti uguali.”

HIV: modalità di trasmissione, progressi della terapia antiretrovirale e obiettivi futuri

L’HIV si trasmette principalmente attraverso tre modalità:

  1. Via ematica, ad esempio tramite contatto con sangue infetto o lo scambio di siringhe.
  2. Trasmissione materno-fetale, che può avvenire durante la gravidanza, il parto o l’allattamento.
  3. Via sessuale, attraverso rapporti non protetti.

Dopo l’infezione, una persona diventa sieropositiva al test, ma senza effettuare un esame specifico, l’infezione può restare silente per anni.

Grazie ai progressi scientifici, oggi è disponibile la terapia antiretrovirale, una combinazione di farmaci altamente efficace. Sebbene non curi l’infezione, questa terapia tiene sotto controllo il virus, sopprimendone la replicazione e riducendo la carica virale a livelli non rilevabili nei test di laboratorio. Questo significa che il virus diventa anche non trasmissibile, migliorando significativamente la qualità di vita delle persone affette.

Questi trattamenti hanno portato a una drastica riduzione del 69% dei decessi correlati all’AIDS, passando da 2,1 milioni nel 2004 a 630.000 morti nel 2023.

L’obiettivo per il 2025 è ulteriormente ambizioso: dimezzare le morti, portandole a 250.000, e ampliare l’accesso alla terapia antiretrovirale da 30 a 34 milioni di persone. Questi traguardi rappresentano un passo fondamentale verso il controllo globale dell’epidemia di HIV.

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