Il caso che ha visto coinvolto lo scrittore Antonio Scurati è emblematico sul momento del Paese: si cerca di riscrivere la storia in chiave Fascista.
La nostra cara Rai, quella dei Sanremo e dei servizi di Report, è finita, o comunque finirà presto. Dopo aver commentato lo scandaloso caso di Mara Venier, in quel di Domenica In all’insegna della censura e del livore politico, è arrivata la pietra tombale. Il caso di censura ad Antonio Scurati, che farà partire una presunta “indagine interna” da parte dei vertici della Rai, ha lasciato veramente un’immagine brutta e decadente del servizio pubblico per eccellenza.
La questione non è tanto il pensiero di Scurati quanto il significato che possa avere cancellare un monologo sul 25 aprile. La verità, come sempre, la dicono gli storici ed in particolare la dice Alessandro Barbero quando afferma che una parte del Paese crede fermamente alla storia contraria alla liberazione. In sostanza, una parte degli italiani è contenta dell’anti-storia ed un governo di destra li rappresenta al meglio.
D’altro canto, la cancellazione del monologo di Antonio Scurati, che doveva andare in onda dalla Bortone, sembra davvero l’ultimo brandello di carne che un rapace strappa ad una carcassa morta. Di commestibile non è rimasto più nulla, e l’azienda pubblica, con buona pace di coloro che l’hanno lottizzata ed indirizzata in una certa direzione, si trova in seria difficoltà.
Il canto del cigno di mamma Rai? Certamente il più grande autogol della destra
La cosa più ambigua, e da capire assolutamente, resterebbero le presunte telefonate della stessa Presidente del consiglio, Giorgia Meloni, che sia su questi che su altri casi avrebbe messo bocca indirizzando in maniera editoriale ma anche offrendo tattiche da usare come “scappatoie”. A scriverlo non più tardi dell’altro ieri c’era il Riformista: “La leader del partito Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, ha discusso sabato scorso la questione telefonicamente con il direttore generale Giampaolo Rossi e Paolo Corsini, chiedendo loro perché la motivazione della questione economica non sia emersa subito lasciando spazio alle tanto criticata ‘ragioni editoriali’”. Questo estratto è in realtà un racconto di quanto scritto su La Stampa, ma che da la dimensione del disastro nel quale questa destra si sta infilando.
Che sia davvero il canto del cigno di mamma Rai, questo non è dato ancora saperlo, fatto sta che non si è parlato d’altro negli ultimi giorni, e se ne parlerà ancora, più di quanto se ne sarebbe fatto se Scurati avesse letto il monologo. Un grande autogol, in sostanza, che lascia capire il pressappochismo col quale anche politicamente viene gestita la Rai che non proprio non riesce a “favorire” questo governo anche a volerlo. Errore ennesimo di questo Governo, che ha scelto persone evidentemente inadatte a cariche interne.
C’è chi si è piegato e basta, come Mara Venier, o chi ha iniziato una vera e propria propaganda pro governo, come la vicedirettrice del Tg1, Incoronata Boccia. Fatto sta, che la Rai esce indebolita da questo contesto sia politicamente che editorialmente. Ancora una volta, però, il Fascismo ci da una grande lezione su sé stesso: non è morto con Mussolini, e continuerà ad esistere più concreto che mai.
Il Fascismo è un passato scomodo con cui dobbiamo fare i conti
Il Fascismo è un passato scomodo col quale dobbiamo fare i conti e soprattutto dobbiamo farli con chi ancora oggi, anacronisticamente ed antistoricamente, vuole sedersi dalla parte del torto ad ogni costo. Il 25 aprile si è affievolito nelle coscienze degli italiani, se fosse il contrario questa destra non avrebbe mai governato, e questo dimostra che sono tornati. Oggi però, a differenza di anni fa, i crimini della feroce dittatura si conoscono bene e vanno raccontati per far capire cosa è stato davvero il Fascismo e che cos’erano i fascisti.
La paura che questo grande megafono dell’Italia chiamato Rai, pagato da soldi dei contribuenti anti-fascisti, debba divenire utilizzato per una propaganda simil-Fascista è obbrobrioso. L’unica cosa che conta è la libertà, e la liberazione è uno dei valori fondanti della nostra imperfetta e straziata Repubblica.