Il ricordo di eventi tragici non deve mai venire meno, il ricordo deve essere vivo sempre affinché ci sia conoscenza che porta ad una difesa della legalità.
di Giuseppe De Vita
Questo è stato il tema della conferenza tenutasi nel pomeriggio di mercoledì nell’Aula Magna della storica e prestigiosa Scuola Militare “Nunziatella“, vanto dell’Esercito.
Il titolo dell’incontro è stato proprio “Mafie e stragi: l’importanza della memoria e della conoscenza per la difesa della legalità”.
Ne hanno parlato il Generale di Divisione dell’Arma dei Carabinieri Pasquale Angelosanto, Comandante del ROS, il Raggruppamento Operativo Speciale, unità operativa dell’Arma resa famosa dall’arresto di alcuni superlatitanti e il Questore di Napoli Dott. Alessandro Giuliano, figlio del compianto Capo della Squadra Mobile di Palermo, Boris Giuliano, vittima della mafia. Era, altresì presente il Dott. Luigi Gay, già Procuratore Generale della Procura della Repubblica di Potenza, ex-allievo dell’Istituto che ha esposto la storia e la geografia delle mafie, nonché una descrizione dell’attività di prevenzione e repressione di quando svolgeva la sua attività di magistrato.
Il ricordo e la conoscenza per la difesa della legalità, un focus alla Scuola Militare “Nunziatella”
La conferenza ha avuto inizio con i saluti del Comandante della Scuola Colonnello Giuseppe Stellato, il quale ha ringraziato le Autorità intervenute ed i relatori, entusiasta dell’incontro e dell’importanza di quanto gli allievi possono acquisire attraverso le testimonianze da parte di chi le mafie le ha combattute e le combatte ogni giorno.
Il Comandante del ROS ha avuto modo di descrivere le attività specifiche del Reparto, il lavoro investigativo che c’è dietro ad ogni indagine, il sacrificio degli operatori per arrivare al successo e i possibili ostacoli, che possono impedire gli arresti e far saltare ogni piano già predisposto per la riuscita di un’operazione.
Il Questore Giuliano si è soffermato sulle dinamiche e la struttura delle organizzazioni mafiose, approfondendo le differenze che le contraddistinguono, collegandosi al fatto che troppe volte chi è caduto sotto la barbaria mafiosa è stato lasciato solo da tutti, dalle stesse Istituzioni e dai cittadini, che talvolta si opponevano, anche con semplici considerazioni e comportamenti, a chi la mafia la stava combattendo sul campo.
A conclusione del dibattito, gli allievi hanno interagito con i relatori sottoponendogli una serie domande così da rendere più chiaro il quadro della tematica trattata.
Nutrita la presenza delle Autorità cittadine intervenute e dei docenti dell’Istituto, compiaciuti dal comportamento e dalla preparazione dei loro allievi.
Con tale incontro si è voluto sottolineare ed infondere agli allievi – chiamati anche alle loro scelte future, come sottolineato dal Comandante Stellato – l’importanza del ricordo di chi ha vissuto direttamente la perdita della persona cara, ma anche le riflessioni di chi combatte ogni giorno “il male” mafioso, così da coglierne il senso e il valore, rinnovando la dimensione della memoria che conduce all’impegno. Il fare memoria richiede l’essere “insieme”: nella memoria nessuno può e deve essere lasciato solo. Una responsabilità che richiede il coinvolgimento di singoli cittadini, associazioni e istituzioni, tutti chiamati a costruire un cammino d’impegno quotidiano per la nostra dignità e la libertà. Le persone colpite dalle mafie ci hanno lasciato in eredità la speranza di una società più giusta e umana.