La crisi di Stellantis – che si ripercuote inevitabilmente su tutte le aziende del settore automotive, che annunciano licenziamenti a raffica e cassa integrazione – appare sempre più grave, rischiando di diventare di sistema.
Il Governo è adesso chiamato a scelte importanti per costringere l’azienda a sedersi al tavolo con le parti sociali per un nuovo piano industriale che assicuri un suo rilancio effettivo, soprattutto per quanto riguarda la sua presenza in Italia.
Occorre un decisivo cambio di passo, facendo capire con chiarezza ai vertici aziendali che non potrà più basare, come – purtroppo – finora avvenuto, le proprie performance produttive, esclusivamente, su richiesta di aiuti e incentivi pubblici. Alla fine, a pagarne il conto, è stato sempre lo Stato italiano, con l’ulteriore beffa di dover assistere, per effetto di uno squilibrato processo di internazionalizzazione, ad una progressiva delocalizzazione produttiva verso altri paesi europei, in America, Africa ed Asia. Del resto, come sappiamo, la stessa testa di Stellantis – da tempo – non è più neppure in Italia. Nata dalla fusione tra i gruppi Fiat Chrysler Automobiles e PSA, la società ha – infatti – sede legale ad Amsterdam e controlla quattordici marchi automobilistici (Abarth, Alfa, Chrysler,Citroën, Dodge,DS, FIAT, Jeep, Lancia,Maserati, Opel, Peugeot,Ram Trucks, Vauxhall). Il gruppo ha siti produttivi, di proprietà o in joint venture, in ventinove Paesi situati tra Europa, America, Africa e Asia.
Le dimissioni di Tavares sono l’ultimo atto di una gestione si è rivelata fallimentare sul piano delle scelte gestionali operate che hanno accresciuto l’invenduto della produzione in Europa e negli Stati uniti e le tensioni con lavoratori e sindacati.
Si tratta, evidentemente, di una crisi di sistema che investe l’intero comparto automobilistico europeo. Tuttavia, quella di Stellantis, nel nostro paese appare ancora più delicata, atteso che il modello industriale italiano è stato in buona parte costruito proprio sull’automotive che, benché ridimensionato negli ultimi decenni, continua ad essere parte trainante di esso.
Qualche giorno fa la Transnova, azienda che lavora per il gruppo Stellantis, a cui non è stata rinnovata la commessa logistica, ha inviato la lettera di licenziamento collettivo per 97 lavoratori. L’azienda ha spiegato la propria iniziativa precisando che non vi è una “soluzione alternativa“, come la cassa o solidarietà, in quanto si tratta di “esuberi strutturali”, visto che opera in regime di “monocommittenza” con Stellantis e non ha altri cantieri a cui destinare la manodopera.
Il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, intervenuto in TV (al Tg1 della Rai), ha annunciato di aver convocato per il 10 dicembre l’azienda, i sindacati e la stessa Stellantis per cercare una soluzione. Sempre il Ministro ha, inoltre, annunciato di aver convocato un tavolo per il 17 dicembre “ in cui l’azienda ci presenti un piano assertivo, chiaro e sostenibile per rilanciare la produzione, gli investimenti nel nostro Paese , garantire tutti gli stabilimenti ed evitare ogni forma di licenziamento”, dicendosi sicuro di riportare l’Italia al centro della strategia di Stellantis.
Nell’occasione, Urso ha voluto precisare che per la grave crisi dell’automotive l’Italia ha presentato in Europa un documento strategico, sottoscritto da sette paesi a cui hanno aderito altri otto, per invitare l’UE a rivedere quello che ha definito essere stata la “follia del green deal” che sta determinando la chiusura di molti stabilimenti con decine di migliaia di licenziamenti. Infatti, sono previsti tetti di produzione per le auto endotermiche in base ad un rapporto rispetto a quelle elettriche. Le aziende automobilistiche che – ha ricordato Urso – superano questo tetto di produzione dal 1 gennaio 2025 rischiano di pagare oltre 15 miliardi di euro di penalità.
L’intervista al Senatore Gianluca Cantalamessa
Per approfondire il tema, abbiamo intervistato il Senatore leghista, Gianluca Cantalamessa, intervenuto l’altro giorno in Aula per spiegare con chiarezza quella che è la posizione della maggioranza sul tema e del cambio di strategia che la crisi di Stellantis impone.
Senatore Cantalamessa, quali sono le vere ragioni che – a suo avviso – hanno indotto l’amministratore delegato di Stellantis (Tavares) a rassegnare improvvisamente le dimissioni, mentre solo qualche settimana fa, era venuto in audizione in Parlamento per chiedere l’ennesimo aiuto pubblico a sostegno della politica industriale dell’azienda?
(Cantalamessa):”E’ assolutamente da biasimare la prosopopea, insopportabile, dell’ex CEO di Stellantis, Tavares, che, in occasione delle audizioni tenute presso le due Commissioni Unite di “Attività produttive” di Camera e Senato, quindi di fronte al popolo italiano, ha mancato di ogni forma di rispetto, non prendendo alcun impegno sul marchio Maserati, sul mantenimento dei posti di lavoro in Italia, sul piano industriale, non spiegando perché un gruppo – che distribuisce miliardi di utili – spedisca in Italia migliaia di dipendenti in cassa integrazione. Questa situazione diventa un combinato disposto pericoloso per il Paese”.
Lei che è anche membro della 9ª Commissione permanente (Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare), ci può dire quali sono le iniziative della Commissione sul punto e quelle prossime della maggioranza per evitare il rischio di migliaia di licenziamenti che si annunciano nel comparto automobilistico e dell’indotto?
(Cantalamessa):”Abbiamo chiesto l’audizione del presidente di Stellantis, John Elkann, in Commissione già da qualche settimana ma, finora, l’invito è stato declinato; ci sarà a breve un incontro con il ministro Urso e speriamo che, questa volta, arrivino risposte concrete da un gruppo che ha unito le eccellenze italiane dell’automotive, dal quale – ripeto – ci aspettiamo proposte serie da mettere subito in campo, perché non permetteremo mai a chi ha fruito finora di una quantità enorme di aiuti e incentivi pubblici e del know how italiano nel settore automotive di poterne determinare la fine”.
Da che cosa, a suo avviso, si origina la crisi di Stellantis e che ne pensa del green deal europeo esteso al settore automobilistico, che il Ministro Urso non ha esitato a definire una vera follia?
(Cantalamessa): “La crisi Stellantis si va ad innestare su una crisi di sistema del settore dell’automotive in Italia e in Europa che ha delle responsabilità ben precise. Nel 2008 l’Europa produceva il 32% dei veicoli a livello mondiale, mentre la Cina solo il 4%; 16 anni dopo – nel 2024 – la situazione si è completamente ribaltata, con l’Europa che è scesa al 17% della produzione nel settore, mentre la Cina è salita al 32%. Questo, evidentemente, ha determinato conseguenze importanti, in termini di competitività sui mercati, provocando seri danni all’industria automobilistica europea; basti pensare a due noti gruppi automobilistici (uno tedesco , l’altro svedese) che recentemente hanno annunciato per i prossimi anni il taglio di decine di migliaia di posti di lavoro. Se a questo aggiungiamo le politiche folli, del tipo “green deal”, che anche in questo caso hanno responsabilità ben precise in Europa (Parlamento e Commissione Europea), si comprende ancor di più la vicenda Stellantis”.
Per il tavolo del 17 dicembre prossimo, convocato al ministero delle Imprese e del Made in Italy, chiederete al Presidente Elkann di fornire rassicurazioni precise?
(Cantalamessa):“Assolutamente si. Chiederemo al presidente Elkann di rispondere con chiarezza e lealtà, sperando che non si ripeta quanto avvenuto qualche settimana fa con Tavares, e cioè di prendere impegni precisi sul mantenimento dei posti di lavoro in Italia, sul piano industriale, sul marchio Maserati e sulle reali prospettive e strategie future del gruppo”
Crede ancora che si possa continuare con il sistema degli aiuti pubblici, senza ricevere alcuna garanzia per impedire i processi di delocalizzazione produttiva?
(Cantalamessa): ”Non credo che quella stagione potrà più ripetersi. Il Governo sarà vicino al gruppo per ricercare le soluzioni più efficaci per superare le attuali difficoltà ma a condizione che vi sia un piano di rilancio serio, che non vi siano licenziamenti in Italia e ulteriori processi di delocalizzazione produttiva”.
Lei, che tanto si è spende per rilanciare il made in Italy, come recentemente avvenuto anche con l’artigianato di alta gamma, non crede che occorra ricevere da Stellantis rassicurazioni precise anche sul mantenimento e sviluppo dei marchi propriamente italiani come Fiat, Alfa Romeo, Lancia e Maserati?
(Cantalamessa): “Certamente! Uno degli obiettivi primari della nostra azione di governo è rilanciare il “made in Italy”, per troppo tempo dimenticato, mentre noi lo abbiamo inserito anche nella nuova denominazione del ministero che si occupa della politica industriale. In questa direzione va, evidentemente, la nostra politica di sostenere tutto ciò che appartiene all’eccellenza produttiva italiana, come l’artigianato di alta gamma e, nel settore dell’automotive, la tutela dei marchi, come nel caso di Maserati”