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La mafia non esiste più. Forse.

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Rivello, Basilicata.

La mafia non esiste più. Forse. La storia di un incontro inaspettato fatto nel 2017 in un paesino vicino Potenza, in Basilicata.

Di Massimiliano De Vita

Ci siamo incontrati per caso nel mese di Marzo del 2017 in Basilicata. Non lo conoscevo. Dal Tabaccaio di un paese vicino Potenza seppi che era un affiliato della Mafia Siciliana e che dopo 36 anni di detenzione nelle carceri di Ascoli Piceno, Opera e Spoleto per associazioni varie e concorsi in omicidio si era stabilito in quella località. Era educato e dai modi gentili, la dialettica tradiva comunque i suoi natali. In quel periodo ero occupato dai campi migranti e dal grande flusso migratorio in terra Siciliana, fu così che iniziammo a parlare di problematiche legate alla strage degli innocenti del Mediterraneo.

Era una persona che parlava poco, ma quelle piccole frasi che pronunciava lasciavano il segno, mai puerili, sempre dirette, mai a caso. Iniziò ad incuriosirmi la sua non comune intelligenza ed era uno dei pochi che ogni mattina acquistava il quotidiano per iniziare la giornata seduto ad un tavolino del bar accanto al tabaccaio. Dopo qualche settimana seppi dei suoi trascorsi. Ne rimasi colpito, ma non sorpreso. I suoi interventi erano sempre diretti e si capiva che vi era cognizione di causa. Non vi era nessun argomento riguardante la cronaca nera o politica nel nostro paese al quale non sapesse dare una risposta, alcune scontate, certo, tante altre però aprivano piste mai affrontate prima.

In qui tempi stavo iniziando un reportage sul difficile momento che il nostro paese stava vivendo con l’immigrazione illegale. Un sabato in cui non avrei lavorato decisi di porgli qualche domanda sul problema del momento che attanagliava il nostro paese, poi slittammo su fatti e misfatti fino ad arrivare a Matteo Messina Denaro che era il boss del momento.

Sapeva che ero vicino allo Stato e comunque ebbe fiducia, lui ormai era solo e lontano, scontato il suo debito con la giustizia non aveva nessuna intenzione di tornare in Sicilia i pochi affetti li aveva portati con sé, una moglie e due figli che vivevano all’estero, sapevo che si chiamasse Salvatore, lui aggiunse Fontana, ma sapevo che non mi avrebbe mai rivelato il suo vero nome. Era come chiamarsi Gennaro Esposito a Napoli, per intenderci.

La conversazione

Chi è Mattia Messina Denaro?” fu la prima domanda che gli porsi.

Un errore” rispose.

Cosa vuol dire?“.

Significa che ormai la mafia non esiste più, l’errore è stato quello che nominando “U’ Siccu” a capo di Cosa Nostra lo hanno fatto capire a tutti“.

Lui è solo figlio di tale padre (Don Ciccio) ha masticato soldi ma non lavoro, non capisce la Mafia…

Riina ha iniziato la discesa, lui sta solo cercando di mettere i freni“.

(Su questa affermazione gli diedi ragione senza esprimerlo, molti addetti ai lavori avevano espresso le stesse perplessità. Da una parte il nome nuovo, dall’altra una cattiva fama che sembrava costruita sul nome più del padre che per “meriti” sul campo).

Veramente si può dire che la mafia sia finita?“.

La Mafia per come la conoscete voi non finirà mai, è finita l’era dell’organizzazione per come la conoscevamo noi. Sono due impressioni molto diverse, io ti posso dire che oggi è debole, aver permesso ad un Trapanese di assumerne il direttorio già parla da se. Il timone doveva essere dato ad un Palermitano come da sempre“.

Quanto conta Cosa Nostra nell’affare migranti dopo Roma Capitale del 2012?“.

Non è mai cambiato nulla. Tutti i centri sono gestiti direttamente o indirettamente dalla Mafia tramite proprie persone e società costituite con facciate immacolate, tanto da non poter essere trovata nessuna collusione. Appalti delle infrastrutture, assunzioni, mense, pulizia, personale medico e professionale, guardie giurate sono tutte fonte di proventi per i mandamenti locali“.

(Sul trovare le collusioni non concordo in quanto sia prima che dopo il 2018, vi sono state e ci sono tutt’ora, decine di indagini e processi in corso che hanno riguardato i centri in tutt’Italia, di cui solo una ventina nel Centro Sud. Tra questi cito quelli di Mineo CT, San Foca di Lecce, la Coop Misericordia in Sicilia e Calabria, finanche con prelati indagati, Cara, Cas).

Chi avrebbe potuto essere l’erede di Riina se non Denaro?“.

U’ Pacchiuni (il grasso). Anche se era un uomo di Riina non aveva la sua totale fiducia, U’ siccu era più gestibile, U’Pacchiuni non era d’accordo da subito sul “rumore” che voleva Riina. In pratica Denaro era solo un esecutore, quindi gli altri hanno visto un proseguo di Riina con la nuova linea e questa cosa non è andata giù a molti“.

Chi è U’ Pacchiuni? Lo hai conosciuto?“.

Giovanni. Giovanni Motisi di Palermo, l’ho conosciuto nel 1996“.

(Latitante, killer di fiducia di Riina, condannato per Omicidi, Associazione Mafiosa e per l’omicidio del Commissario Giuseppe Montana nel luglio dell’85, all’epoca ventiseienne. Reggente del mandamento Pagliarelli di Palermo, ricercato dal 1998).

Chi altro poteva essere il nuovo Capo di Cosa Nostra?“.

Ci sono altri due Palermitani che avrebbero potuto prendere il posto di U’siccu e di U’ Pacchiuni.

Uno è Stefano Fidanzati e l’altro è Mineo, non ricordo il nome. Fidanzati è dell’Arenella e Mineo non ricordo la zona d’appartenenza, ma è sempre di Palermo. Però tutti e due sono uomini di Riina, nessuno ha mai capito perché sia stato dato mandato a Denaro.

Fidanzati già era affiliato dai tempi di Stefano Bontade ed anche Mineo era della vecchia guardia, forse per questo Riina non ha dato il placet erano “transiti della mattanza”.

(Venivano chiamati così tutti coloro che dall’ultima guerra di mafia 1978- 1983 transitarono dalle famiglie perdenti ai Corleonesi di Riina, pertanto si erano alleati per loro comodo o perché avevano individuato nei Corleonesi la mafia vincente).

Oggi quale formazione politica abbraccia Cosa Nostra?“.

Oggi, beh oggi si è fatto tardi. Mi aspettano a pranzo“.

È stato un piacere“.

Comunque, se proprio vuoi sapere il mio nome, te lo dico“.

Dimmi” rispondo io.

Salvatore Fontana di Palermo”.

Piacere, Gennaro Esposito da Napoli” conclusi io.

Era un dissociato della guerra di Mafia che colpì la Sicilia con l’avvento dei Corleonesi. Faceva parte della famiglia Bontade e non era un pentito, ha pagato il suo debito con la giustizia e non è mai “transito”. L’ho cercato un paio di volte ma sono riuscito solo a sapere che qualche mese dopo si trasferì all’estero dove già vivevano i suoi figli. Era in Basilicata per aspettare il passaporto è saldare definitivamente il suo conto con lo Stato.

Oggi questo piccolo scambio di informazioni mi è ritornato in mente oggi, dal momento che si parla di “U’ Pacchiuni” come il possibile nuovo Capo di Cosa Nostra dopo l’arresto di Matteo Messina Denaro.

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