Razzismo antinapoletano: i Neoborbonici inviano una PEC all’ordine dei giornalisti Lombardi

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Il post antinapoletano di Filippo Facci
Il post antinapoletano di Filippo Facci

Napoli-Milan: la bufera sul post razzista del giornalista Facci

Dopo il pareggio della partita di ritorno contro il Milan, ed il mancato passaggio di turno da parte del Napoli in Champions League, un post di un giornalista milanista di Libero, Filippo Facci ha fatto molto discutere. Infatti, egli riportava la foto di alcuni tifosi del Napoli che piangevano dopo essere stati esclusi dalla coppa, seguiti da una frase pressoché discriminatoria del giornalista: “Se lavorassero come piangono…”.


Repentina e ferma la reazione dell’associazione neoborbonica che con una Pec all’ordine dei giornalisti della Lombardia, data la professione ed il punto di riferimento che Facci è diventato, scrivendo per una testata comunque importante e conosciuta come Libero, ha segnalato quindi le parole del giornalista e chiesto una presa di posizione da parte dell’ordine lombardo. Inoltre, è stata inviata, come spesso fanno i neoborbonici per difendere il Sud da attacchi razzisti, un’e-mail a tutti gli sponsor del giornale, informando che non saranno più acquistati i prodotti di quelle aziende, se il giornalista scriverà ancora per quella testata.


Non si tratta più di un semplice post su Facebook: un personaggio pubblico ha il potere di alimentare determinate ideologie, giuste o sbagliate che siano, pertanto è necessario essere responsabili del proprio ruolo come divulgatori e professionisti dell’informazione.
Alcune persone, tuttavia, a volte dimenticano che sono proprio quei napoletani e quei meridionali obbligati a salutare il Sud, e lavorare per aziende lombarde, venete, piemontesi, impoverendo il Sud ed arricchendo altri territori d’Italia.

Mentre altri cittadini che riescono a continuare la propria vita al Sud, con tutte le difficoltà che ne derivano, lavorano comunque per acquistare quasi sempre i prodotti delle aziende che hanno sede legale al Nord, tra le quali magari proprio quelle degli sponsor di Libero.

Il Sud ha ormai un unico strumento per difendersi da questi attacchi, toccare il portafogli di tali personaggi.

Emilio Caserta

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