Microcriminalità: un fenomeno figlio della diseducazione.
L’idealismo, il gioco d’azzardo, il rifiuto della vita comoda, il disprezzo del pericolo e la competizione possono essere un modo per i giovani di esprimere la loro virilità. Questi ideali possono indurre i giovani più facilmente ad assumere comportamenti antisociali e devianti. Il malcontento generato dalla condizione socioeconomica delle famiglie fa da treno il cui locomotore fa da traino verso il degrado. Le condizioni di lavoro precario, di una scuola che funziona male, di nuclei disgregati mettono in evidenza i diversi livelli di criminalità giovanile in Italia. La situazione è più difficile per i minori di età superiore ai 13 anni, la causa spesso è attribuibile anche al fenomeno implosivo della famiglia tradizionale, alla perdita delle identità, alla perdita dei valori, al declino culturale, sociale ed economico l’abbassamento del potere di spesa genera un nervosismo sociale che produce violenza.
La diseducazione, l’apatia prodotto dell’insoddisfazione, ha prodotto un enorme aumento della microcriminalità giovanile talvolta difficile da spiegare: emarginazione, maleducazione, noia o mancanza di punti di riferimento? Fenomeni che materializzano una serie di cause che collegate portano i giovani a scegliere strade sbagliate: l’incapacità di una convivenza familiare, l’insicurezza circa il futuro e la mancanza di prospettive, la crisi antropologica legata alla distribuzione di alcuni modelli e alla mancanza di valori sostitutivi, l’attitudine a risolvere farmacologicamente problemi e conflitti, la perdita della funzione educativa delle famiglie, la crescente povertà.
Microcriminalità: un fenomeno figlio della diseducazione
Quest’epoca dominata dall’aggressivo consumismo, dal materialismo, dalla caccia al piacere, dalla lotta al nemico, dalle rivendicazioni e dal disprezzo della vita ha portato ad un’eccessiva attenzione all’”io”, che si è manifestata con un diffuso narcisismo, eliminando fra i più giovani più fragili le pur carenti possibilità di vita, di comunicazione umana, di rapporti fiduciosi, sostegno necessario e insostituibile nel momento della paura di perdere o di perdersi, nella sconfitta o nella delusione, ma anche nella vita normale di ogni ragazzo. Spesso ci si sente soli, abbandonati, si ruba per guadagnare e spendere poi in fumo o droga, che a sua volta fa vivere piaceri effimeri e nocivi, si compiono atti estremi per provare nuove emozioni, a volte anche spinti dall’istinto dell’uomo, si perde il concetto di giusto o sbagliato, si perde se stessi…
La mancanza di speranza, specialmente nei giovani non sereni e responsabili, sarebbe una grave sconfitta anticipata, per una società orientata verso un futuro migliore, come sembra a volte la nostra.
Oggi la criminalità giovanile sta diventando un problema di rilievo nella società contemporanea.
Tuttavia, nel nostro Paese esistono diverse categorie di minori che intraprendono strade violente. Alcuni ragazzi vengono assoldati da gruppi criminali di natura mafiosa, i quali spesso pretendono una posizione di comando sui coetanei a volte compiendo anche piccoli crimini. I ragazzini stranieri emarginati, immigrati in Italia con le proprie famiglie, in particolare nomadi, si danno al furto e allo spaccio di droghe.
Poi ci sono ragazzi che non vivono in contesti disagiati ma immersi, padroni e vittime inconsapevoli di uno smisurato benessere privo però di valori positivi, che non possiedono il senso della famiglia, i quali compiono crimini molto gravi, tra i quali omicidi, torture nei confronti di altri ragazzi, violenze sessuali. Accanto a queste tipologie ci sono i fenomeni classici, come la violenza generica anche nella scuola.
A volte le notizie che sconvolgono di più sono quelle relative ai ragazzi di buona famiglia, che in certi casi compiono crimini spaventosi. Non si riesce a comprendere il motivo per il quale un giovane benestante possa arrivare a compiere un omicidio, e tutto ciò spaventa perché è molto più grave dei tanti scippi, furti. Sono in aumento giovani che soffrono di disagi psichici o dipendenza da sostanze stupefacenti, adolescenti che hanno problemi nel relazionarsi con gli altri e comunicare. Tutto ciò sfocia in violenza interpersonale oppure in reati per acquistare stupefacenti.
Uno dei tanti problemi a riguardo, è il fatto che spesso i minori sono consapevoli del reato commesso e sanno che non rischiano punizioni pesanti. Infatti, la giustizia è meno severa nei confronti dei minori e si basa più sulla rieducazione che sulla condanna. facendoli vivere nel consumismo sfrenato e tra i vizi. Altri invece sono vissuti in ambienti degradati oppure essi stessi sono stati vittime di abusi e violenza.
Dunque, si pensa che la giustizia italiana che affida la rieducazione di questi ragazzi deviati ad educatori e psicologi, che si sostituiscono ai genitori sia al passo.
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