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Napoli e la sua “colpa”: un tentativo di depistaggio

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Napoli
Foto di Francesco Palermo da Pixabay

Napoli ancora una volta bistrattata dai media dopo il fatto di cronaca che ha visto la morte di un 18enne. Quante volte si sono usati due pesi e due misure.

di Annamaria Pisapia

Ancora una volta assistiamo a delle accuse mosse da qualche giornale verso la città di Napoli, tacciata di essere matrigna o di, addirittura, rubare i sogni dei propri figli.

Una tragedia su cui tutti, non solo i napoletani, dovrebbero interrogarsi, senza trovare inutili tentativi di discolpa, come nel caso del sindaco Gaetano Manfredi, che ha addebitato esclusivamente alle famiglie la responsabilità del comportamento di giovani che compiono atti esecrabili, come quello avvenuto pochi giorni fa: la giovane vita di un ragazzo diciottenne, spezzata da un suo coetaneo non può, non deve, trovare un insultante scaricabarile.

Come non si possono accettare i soliti slogan densi dei soliti stereotipi che vedono Napoli autrice occulta di un atto scellerato. Ancora una volta dietro ad episodi che, ahimè, si verificano ovunque, si abbatte su questa città la scure della “colpa”. Una storia trita e ritrita.

Napoli e la sua “colpa”: un tentativo di depistaggio

Che già sentimmo, ad esempio, quando un ragazzo di Pianura, alle porte di Napoli, riportò il perforamento dell’intestino in seguito all’uso di un compressore da parte di un giovane. Un gesto esecrabile.

Ma anche in quell’occasione i media posero sotto accusa l’intera città, rea di sfornare una gioventù deviata: tra quotidiani e talk show la notizia restò per giorni sotto i riflettori dell’opinione pubblica, che non mancò di trovare una vasta platea di giudici accusatori, i quali diedero ampio sfogo a sentimenti razzisti tra stereotipi e luoghi comuni sulla città partenopea.

Per molti media non fu un episodio isolato ma “la solita Napoli”, dimenticandosi di quanto accaduto precedentemente a Lodi, Pordenone e Aosta, dove si verificarono episodi simili che trovarono scarni trafiletti in giornali locali.

Ebbene, quando la stampa, dopo l’episodio di Pianura, venne a conoscenza dell’esistenza di simili circostanze avvenute in altre città, si affrettò ad affermare che erano stati frutto “di uno stupido e irresponsabile scherzo finito male”, nonostante tutte le vittime avessero riportato il perforamento dell’intestino. A Napoli come in altre parti del Paese.

Tra i fatti di cronaca che avvengono a Napoli e quelli in altre parti d’Italia due pesi e due misure

Stessa copertura mediatica ebbe un episodio analogo che, per un oscuro scherzo del destino, si verificò giusto quindici giorni dopo quello avvenuto a Pianura, a Cantalupa in provincia di Torino.

Ma, questo caso, per non trovare parallelismi, i media affermarono che l’episodio in questione non fosse “per nulla paragonabile ad un atto di bullismo avvenuto a Napoli”, malgrado anche in questo caso il ragazzo avesse subito, allo stesso modo, il perforamento dell’intestino. Così come non si era parlato di bullismo per lo stesso episodio avvenuto a Lodi, dove la vittima era originaria del Bangladesh, e magari questo avrebbe potuto destare qualche sospetto.

Dunque, in questi giorni di dolore, dove altri sarebbero gli argomenti che dovrebbero trattare gli “adulti” emerge chiaro un messaggio: l’ennesimo spostamento della colpa a cui è stata abituata a farsi carico il capoluogo partenopeo (da 162 anni) per mascherare quella di uno Stato e di istituzioni locali eccessivamente assenti in questi territori. In una conferma continua dell’esistenza di un sistema politico di tipo duale.

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