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Ambiente, legalità e Napoli: il futuro secondo Francesco Emilio Borrelli

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Francesco Emilio Borrelli, giornalista e deputato, è una figura divisiva ma profondamente radicata nella realtà di Napoli. Da sempre in prima linea contro la criminalità organizzata e per la difesa dell’ambiente, Borrelli utilizza i social media come strumento di denuncia e sensibilizzazione, affrontando con coraggio critiche e minacce. In questa intervista, ci racconta le sue battaglie, le sfide per Napoli e l’Italia, e la sua visione per un futuro più giusto e sostenibile.

Deputato, nel suo percorso, il giornalismo e la politica sembrano essere strettamente legati. Può raccontarci come la sua esperienza da giornalista ha influenzato il suo approccio politico, aiutandola a guidare battaglie civiche e a denunciare situazioni critiche?

Ho sempre alternato l’attività politica a quella di giornalista professionista. Quando non avevo impegni istituzionali, mi dedicavo al giornalismo, mantenendo però viva la mia passione per la politica. Questo mi ha permesso di sviluppare una comunicazione chiara e diretta, fondamentale sia per denunciare situazioni critiche sia per guidare battaglie civiche.

La criminalità organizzata rappresenta una delle sfide più urgenti per Napoli, con effetti profondi non solo sulla vita quotidiana, ma anche sull’ambiente urbano e sociale della città. Lei stesso si è speso in prima linea per contrastarla, attraverso denunce pubbliche e azioni di sensibilizzazione. Quali misure concrete ritiene necessarie per affrontare questa piaga in modo più efficace?

Partiamo da un presupposto: esistono la camorra e la cultura camorristica. Quest’ultima significa prepotenza, sopraffazione, strafottenza, mancanza di rispetto per il territorio e per le persone. Purtroppo, questa cultura è maggioritaria in molte aree del nostro territorio.

Ci sono due battaglie da affrontare. La prima è sul piano della repressione, che deve essere drastica e implacabile, senza guardare in faccia a nessuno. Ogni volta che uno di questi soggetti viene arrestato, si atteggia a vittima, come se poco prima non fosse stato un “lupo” privo di rispetto per gli altri. Bisogna essere severi e decisi. La seconda battaglia è culturale: bisogna creare comunità. Il primo luogo in cui la cultura camorristica attecchisce è la famiglia. È necessario intervenire con decisione, perché spesso i genitori educano i figli in modo sbagliato. Se insegni a tuo figlio ad andare in tre sullo scooter senza casco, a usare pistole – vere o finte che siano – o a inneggiare alla camorra, stai creando un criminale del futuro.

Allo stesso tempo, è fondamentale promuovere la cultura del riconoscimento delle vittime e degli eroi, che sono i veri modelli da seguire. Le persone che si sacrificano per il bene comune vanno celebrate e ricordate. Infine, l’esempio deve partire dalle istituzioni. Quello che mi dà più fastidio è che spesso sono proprio uomini e donne delle istituzioni a dare il cattivo esempio. Questo è inaccettabile.

La sua figura divide l’opinione pubblica napoletana: da un lato c’è chi la sostiene con entusiasmo, ripetendo spesso nei commenti dei suoi post che ‘A Napoli ci vorrebbero mille Borrelli’; dall’altro, ci sono cittadini che la criticano apertamente, arrivando a provocazioni sui social, come insulti o video in cui la sfidano. Come vive questa polarizzazione?

Era ciò che mi aspettavo. Sono nato e cresciuto su questo territorio, sono napoletano al 100%, molto più di tanti miei detrattori che spesso si definiscono tali solo perché vanno allo stadio urlando cori come ‘difendo la città’, ma che in realtà sono i primi a distruggerla. Data la mia posizione netta e chiara, è evidente che il mio approccio sia divisivo. Tuttavia, se osserviamo attentamente, la maggior parte delle persone che mi attaccano si limita a denigrarmi e minacciarmi. Quando chiedo loro di indicarmi un modello migliore rispetto a quello che sto cercando di proporre, tutto il loro castello di carte crolla. La verità è che queste critiche nascono spesso dalla resistenza al cambiamento. Il mio obiettivo è modificare nel profondo il sistema sociale, culturale e criminale che domina da decenni. Questo, inevitabilmente, fa emergere chi preferisce mantenere lo status quo.

Lei utilizza i social media non per denunciare comportamenti illegali, ma anche per sensibilizzare sull’importanza di proteggere l’ambiente e la convivenza civile. Ritiene che questa modalità sia risultata efficace?

Sicuramente, per la prima volta alcune persone hanno iniziato a credere che qualcosa possa davvero cambiare, e questo probabilmente è merito di questa metodologia. A me è costata moltissimo, perché avere a che fare con aggressioni e insulti non è mai piacevole, ma qualcuno doveva pur iniziare.

Come membro di Europa Verde, lei si è sempre impegnato per promuovere politiche ambientali innovative. Quali ritiene siano le priorità assolute per affrontare le sfide ecologiche in Italia?

Le priorità assolute sono la rigenerazione ecologica attraverso le energie rinnovabili, la salvaguardia dell’ambiente, e un’edilizia sostenibile che parta dalla rigenerazione urbana. Inoltre, è fondamentale difendere la qualità dell’ambiente, iniziando dalla riqualificazione degli spazi verdi.

Molti giovani oggi si sentono distanti dalla politica, percependola come lontana dalle loro esigenze e poco accessibile. Qual è la sua opinione su questo fenomeno?

Ai giovani bisogna offrire dei modelli. Se non glieli dai, hai perso in partenza. I giovani torneranno a credere nella politica solo quando potranno vedere esempi seri e credibili, ma questi purtroppo non si creano dall’oggi al domani.

Guardando al futuro, quali sono i suoi progetti principali, sia a livello personale che politico? Ci sono nuove iniziative o battaglie che vorrebbe portare avanti per Napoli e per il Paese?

La difesa della legalità, dell’ambiente e del rispetto delle regole, così come la promozione di un lavoro adeguatamente retribuito, sono da sempre le mie sfide principali, e continuerò a portarle avanti con determinazione.

Se potesse lasciare un messaggio ai cittadini italiani, e in particolare ai napoletani, riguardo il futuro del nostro Paese e della loro città, quale sarebbe?

Il messaggio sarebbe che dobbiamo essere noi stessi a difendere le nostre città. Parafrasando Kennedy, che disse: ‘Non chiedetevi cosa l’America può fare per voi, ma cosa voi potete fare per l’America’, dico agli italiani, ai campani e ai napoletani: non chiedetevi cosa il vostro Paese può fare per voi, ma cosa voi potete fare per il Paese.

Viviamo in un momento storico in cui chi può deve fare il massimo per invertire una tendenza devastante. Il Paese sta peggiorando: ci sono sempre meno giovani, diventa più egoista e chiuso in se stesso. L’analfabetismo è aumentato, così come il numero di persone che smettono di studiare. È un disastro. Per cambiare le cose, dobbiamo riuscire a coinvolgere quanti più cittadini possibile, invertendo questa deriva.

Napoli, in particolare, è sempre stata un’amplificazione al cubo dei pregi e dei difetti degli italiani. Se gli italiani sono generosi, i napoletani lo sono ancora di più; ma se gli italiani sono un po’ cialtroni, i napoletani possono esserlo molto di più. Questa città ha sempre precorso i tempi nei grandi cambiamenti sociali, culturali e politici del Paese. Ed è per questo che sono molto preoccupato: vedo una Napoli ripiegata su se stessa. Nonostante le buone notizie sul turismo, temo che serva uno sforzo enorme, soprattutto al Sud, che è stato completamente abbandonato, in particolare da questo governo. Bisogna investire nel Mezzogiorno, non continuare a depredarlo.

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