Il Natale fuorisede, come il voto, è diventata una mission impossible in un Paese che ormai da tempo viaggia a due velocità. Il costo è la vera barriera da superare.
di Paolo Mandoliti
Il primo Natale senza restrizioni post pandemia è risultato uguale a quello del 2019.
In tre anni, e con tre governi diversi (Conte 2, Draghi, Meloni) nulla è cambiato per i cosiddetti “fuorisede”. Tutti coloro che, provenienti dal Mezzogiorno d’Italia, lavorano o studiano al nord soffrono una situazione immutata.
Il loro problema è sempre lo stesso. Tornare a casa per le feste natalizie, barcanenandosi tra costi esagerati per biglietti aerei o per treni artatamente aumentati. il tutto contro ogni regola economica del libero mercato (la curva della domanda è inversamente proporzionale al prezzo).
Viaggiare a ridosso del 23 dicembre equivale a spendere la 13ma mensilità (per chi è più fortunato che lavora). I fuorisede, però, sono anche gli studenti, e le famiglie, per avere i propri figli a casa per le festività natalizie, sanno che oltre al caro-affitti dovranno fare i conti anche il caro-biglietti.
La protesta del 25 settembre
Già in occasione delle elezioni politiche c’era stata un’anteprima di ciò che sarebbe accaduto durante le festività natalizie.
Prezzi esorbitanti di aerei e treni per poter esercitare ciò che la Costituzione italiana stabilisce essere un diritto (oltre che un dovere civico): il voto.
E a milioni di fuorisede questo diritto è stato appunto negato considerando i costi eccessivi per esercitarlo.
Bus, treno, aereo? Forse è meglio in macchina, nonostante il caro-benzina
Un esempio concreto della convenienza dell’utilizzo dell’automobile ci viene dato da un fuorisede che dovrebbe tornare dal Veneto. Ci dice che ancora oggi, a una settimana dal Natale, non ha deciso se tornare o dare appuntamento ai mesi estivi. “Il caro voli mi ha costretto a non sapere se scendere o meno per le feste. Alla fine deciderò solo a ridosso di Capodanno se tornare a Messina. I voli sono intoccabili già da ottobre e la spesa minima per due è di circa 400 euro più il trasporto da e per Catania. Tornare in macchina con il caro benzina, paradossalmente, è più economico anche se stancante” (fonte tempostretto.com).
Il problema del ritorno in auto è il tratto finale dell’autostrada del Mediterraneo, oggi A2, ieri A3 – Salerno Reggio Calabria.
Nuove denominazioni, vecchissimi problemi. Nonostante due ex presidenti del Consiglio (Renzi e Gentiloni) siano scesi laggiù, in momenti diversi, a inaugurare un’opera che, a conti fatti, risulta ancora incompiuta e strapiena di cantieri.
Che, col maggior traffico pre-festivo, ha mostrato a tutti le lacune di ciò che dovrebbe essere l’autostrada smart.
Il tratto che va da Cosenza fino ad Altilia viene percorso soprattutto ad una corsia, così a Lamezia-Pizzo Calabro-Vibo S. Onofrio.
Sono i cosiddetti “cantieri inamovibili” per “lavori di manutenzione programmata finalizzati alla riqualificazione ed adeguamento delle barriere di sicurezza laterali di entrambe le carreggiate autostradali e dello spartitraffico centrale alle attuali normative compresa la riprofilatura delle scarpate in rilevato per l’allargamento delle banchine laterali e le eventuali opere di sostegno e regimentazioni complementari».
Ecco la situazione nel tratto cosentino dell’A2 il 22 dicembre (foto di Francesco Aiello):
Ci si arma di pazienza, quindi, pensando che prima o poi si torna a casa, dagli affetti, dagli amici, tra le meraviglie culinarie che il Natale al Sud sa regalare.
Tra costi proibitivi per aerei e treni, e lunghe file in autostrada
Del resto, per i fuorisede, che siano studenti o lavoratori, questi sono gli unici momenti nel corso dell’anno che si aspettano con ansia. E che, magari, programmano da più tempo. Ma già da ottobre era chiarissimo il trend. Se si provava a prenotare un treno o un aereo verso qualsiasi stazione o aeroporto del Sud, ci si accorgeva subito dei costi eccessivi per quelle date, lo ripetiamo, a spregio delle più elementari regole dell’economia (la domanda è inversamente proporzionale al prezzo).
In un periodo, oltretutto, di crisi economica e di inflazione galoppante che ha eroso i salari e gli stipendi. E chi arriva a fine mese senza debiti può ritenersi iper-fortunato.
Ed infatti, quest’anno, per la prima volta in assoluto, ai pranzi di Natale organizzati dalle Caritas, si sono presentati studenti fuorisede che non solo han dovuto passare il Natale lontano dalle proprie famiglie, ma le stesse famiglie oggi non ce la fanno più a mantenerli agli studi.
Per chi è stato più fortunato, e ha scelto la strada economicamente più conveniente (il mezzo proprio) per tornare a casa, ha dovuto fare i conti con i cantieri inamovibili autostradali, tanto che si son dovuti accontentare del piacere dell’attesa del ritorno a casa. Del resto, l’attesa del piacere è essa stessa piacere (cit.).