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NOAD: Appello a Mattarella e diffida al Governo

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Il 20 giugno, i Comitati e il Tavolo No AD hanno diffidato formalmente il Governo a “non compiere alcun atto per l’applicazione di tale legge in quanto palesemente incostituzionale”.

All’indomani del voto favorevole della Camera al ddl Calderoli, continuano e si incrementano le attività dei comitati contro l’autonomia differenziata.

Dopo la (S)veglia del 18 giugno una “Lettera aperta” è inviata a Mattarella nella quale chiedono:

«un Suo autorevole intervento nelle forme e con i contenuti che vorrà dare in questa delicatissima fase del procedimento legislativo a salvaguardia dei valori indiscutibili della Costituzione e segnatamente degli artt. 2, 3 e 5 di solidarietà, uguaglianza, unità ed indivisibilità della Repubblica. Comitati e Tavolo No AD continueranno a lottare con rinnovata energia e determinazione affinché in nessun momento si affermi una concezione separatista e devastante rispetto all’unità nazionale e allo stesso ordinamento costituzionale della Repubblica»

Ma parte anche una diffida al Governo. Pubblichiamo il comunicato stampa a firma del “Tavolo No Autonomia differenziata” e del “Comitato Nazionale per il ritiro di qualunque Autonomia differenziata, l’uguaglianza dei diritti e l’unità della Repubblica”

«Il ddl Calderoli è diventato legge nonostante il diffuso grido di allarme per gli effetti distruttivi sull’uguaglianza dei diritti ed eversivi dell’unità della Repubblica.
Oggi 20 giugno, i Comitati e il Tavolo No AD hanno diffidato formalmente il Governo a non compiere alcun atto per l’applicazione di tale legge in quanto palesemente incostituzionale: al regionalismo cooperativo e solidaristico del 1948 voluto dalle Madri e dai Padri Costituenti, viene sostituito un regionalismo competitivo ed egoistico estraneo allo spirito e alla lettera della
Costituzione.
Nella Diffida viene evidenziato che la legge contraddice gli artt. 2, 3 e 5 della Costituzione (solidarietà, uguaglianza, unità ed indivisibilità della Repubblica), come rilevato anche dalle osservazioni critiche pervenute dalla grande maggioranza di costituzionalisti, economisti, enti, istituzioni ed associazioni, auditi nel corso dell’iter parlamentare. L’aperto dissenso di cittadine e cittadini, concretizzato in manifestazioni di protesta organizzate su tutto il territorio nazionale, si è sommato all’appello incessante della CEI apertamente critica sul provvedimento ed ai rilievi di enti quali Ufficio Parlamentare di Bilancio, Banca d’Italia, Commissione Europea e Confindustria.
I Comitati e il Tavolo NOAD hanno intimato al Governo di rendere pubblico tempestivamente ogni atto di esecuzione di tale legge, anche solo preparatorio od istruttorio, in apposita sezione Web del Ministero delle Autonomie affinché ogni cittadino, ogni formazione sociale e le stesse Regioni siano messe in grado di seguire e contestare tempestivamente le fasi della denegata attuazione.
A nostro parere, le intese differenziate saranno illegittime, perché la legge prevede intese singole ed impedisce di conoscere il quadro complessivo dai possibili effetti devastanti sull’ordinamento della Repubblica (rapporti caotici e asimmetrici tra Stato, Regioni, Enti Locali e Città Metropolitane, parcellizzazione della Pubblica Amministrazione). Le singole regioni possono essere controinteressate rispetto all’intesa raggiunta da altre, e così per interi territori del paese.
“Ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia” non potranno essere disposte senza che i livelli essenziali delle prestazioni siano determinati e finanziati: i Lep inoltre dovrebbero essere utilizzati per realizzare una parità effettiva di diritti civili e sociali fra i diversi territori, con l’abbandono definitivo del criterio discriminante della spesa storica.
Vanno cassate le pre-intese a suo tempo sottoscritte con Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna anche perché sproporzionate e velleitarie.
L’approvazione della legge apre una nuova fase di lotta contro questo disegno criminoso capace di spezzare l’Italia in tanti staterelli. Sarà una lotta sempre più dura in tutte le sedi, comprese quelle giudiziarie e di responsabilità politica ed amministrativa.
La diffida è stata notificata alla Presidente del Consiglio dei Ministri ed al Ministro Calderoli quale responsabile del procedimento di attuazione della legge. È stata inviata per opportuna conoscenza ai Presidenti ed ai Consigli Regionali di tutte le Regioni, alle Associazioni del Comuni e delle Province nonché alla cortese attenzione del Presidente della Repubblica quale supremo garante dell’unità nazionale».


Il Comitato già il 19 giugno ha diffuso un altro c.s. nel quale si dichiarava che “non tutto è perduto”

«L’approvazione pressoché in contemporanea delle leggi sul premierato e sull’autonomia differenziata – si legge nella nota – è la più evidente espressione del patto scellerato tra le forze della maggioranza per stravolgere la Costituzione secondo gli interessi dei singoli partiti. A G. Meloni il premierato, a M. Salvini l’autonomia differenziata, ad A. Tajani la separazione delle carriere dei magistrati: così si va compiendo lo scempio della Repubblica. I Comitati per il ritiro di qualunque Autonomia differenziata, l’uguaglianza dei diritti e l’unità della Repubblica e il Tavolo No AD continueranno la
mobilitazione contro l’autonomia differenziata e il premierato. Finalmente, grazie alle iniziative di lotta nel Paese e all’opposizione parlamentare, cittadini e cittadine hanno la consapevolezza della gravità di queste leggi, dato che esse distruggono le basi sociali e democratiche dell’unità della Repubblica, fondata sull’uguaglianza dei diritti sociali e politici. Le leggi sul premierato e sull’autonomia differenziata sovvertono la Repubblica, istituendo un uomo o una donna sola al
comando e quindi affermando l’egoismo proprietario, la logica del chi ha più deve pretendere sempre di più, a discapito di chi ha meno, del profitto spregiudicato e della privatizzazione dei servizi pubblici posti a garanzia dei diritti universali. Non deve vincere la logica del premierato e dei piccoli premier locali, che esautorano il Parlamento e scippano il diritto-dovere alla partecipazione.
Ma si possono sconfiggere questi disegni sovversivi lottando:

1) per il ritiro immediato delle intese in Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna su iniziativa dei
rispettivi Consigli regionali
2) perché le Regioni ricorrano entro sessanta giorni alla Corte costituzionale in base all’art. 127
della Costituzione
3) a sostegno di tutte le iniziative di carattere giudiziario per impedire che si giunga alle Intese;
4) per costruire i Comitati referendari per la raccolta di almeno 550mila firme sul quesito
referendario che i costituzionalisti metteranno a punto, come proposto da La Via Maestra
5) per costruire un programma delle opposizioni politiche e sociali in cui si affermi l’impegno a
riscrivere il Titolo V
6) con ogni iniziativa nei territori per impedire il raggiungimento di Intese da parte dei Presidenti
di Regione, anche e soprattutto con l’aiuto dei sindaci.

I Livelli essenziali di prestazione sono quelli prescritti nel comma 2 dell’art. 3; sono livelli UNIFORMI per dare a tutti e a tutte l’uguale possibilità e capacità di sviluppare la propria persona.
L’autonomia differenziata, checché ne dica il ‘governatore’ Zaia, è la secessione dei ricchi, e colpisce anche i ceti popolari, i lavoratori e le lavoratrici del Nord. I Comitati e il Tavolo non cesseranno di lottare per l’emancipazione politica, economica e sociale di un Sud martoriato da nuove servitù e schiavitù che non esiteranno a presentarsi anche al Nord.
Continueremo a mobilitarci per impedire che sia distrutta la Repubblica nata dalla Resistenza e fondata sul patto costituzionale sancito nella Carta del ’48».

Pubblichiamo la versione integrale della lettera a al Presidente della Repubblica Mattarella

SIG. PRESIDENTE
La Camera dei Deputati il 19 giugno u.s. ha approvato in via definitiva il disegno di legge Calderoli sulla c.d. “autonomia differenziata”. Ora si apre la fase della promulgazione e quella della pubblicazione, dopodiché questa normativa diventerà legge dello Stato.
Si tratta di una legge che sovverte radicalmente il regionalismo come concepito dalle Madri e dai Padri Costituenti del 1948 e persino dal Legislatore Costituzionale del nuovo Titolo V del 2001, i quali in nessun momento hanno immaginato un regionalismo competitivo ed egoistico rispetto a quello cooperativo e solidale che essi hanno voluto. La nuova legge, infatti, è del tutto scollegata, anzi contrasta, con i princìpi fondamentali di cui agli artt. 2, 3 e 5 della Costituzione: solidarietà, uguaglianza, unità ed indivisibilità della Repubblica.
Questa legge, inoltre, mortifica il ruolo del Parlamento, chiamato semplicemente a ratificare l’operato del Governo, nonostante sia in gioco l’assetto costituzionale della Repubblica; essa incide negativamente sui rapporti tra Stato e Regioni ed i relativi poteri, nonché sui rapporti tra le stesse Regioni che tra di loro potranno essere anche controinteressate ai maggiori poteri dell’una rispetto alle altre.
È significativo, al riguardo, che proprio le Regioni più ricche del Nord (Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna) abbiano già avanzato (anni 2018 e successivi) richieste di competenza esclusiva per un numero inusitato di materie strategiche: il Veneto per tutte le materie concorrenti e per tre di competenza esclusiva dello Stato di cui all’art. 117 Costituzione; sulla stessa strada, con uguale ricerca di potere esclusivo ed appropriativo, Lombardia ed Emilia-Romagna. Altre Regioni lo faranno, quanto meno per spirito di emulazione e di concorrenzialità, alla ricerca di nuovi poteri pubblici che le
rendano pari alle altre.
Ne deriverà un nuovo regionalismo asimmetrico, caotico per cittadini e cittadine, per le imprese e per le stesse istituzioni; un regionalismo che priverà lo Stato della sua capacità rappresentativa e negoziale sia all’interno che
all’esterno nei rapporti con altri Stati. Si tratterà di uno Stato le cui leggi avranno un’efficacia parziale e variabile a seconda dei territori, che perderà la sua capacità di indirizzo, coordinamento e controllo, nonché la possibilità
di svolgere politiche strategiche ed unitarie su tutto il territorio nazionale.
SIG. PRESIDENTE,
a nulla sono fin qui valse le osservazioni critiche, a Lei ben note, pervenute dalla stragrande maggioranza di costituzionalisti, economisti, enti, istituzioni ed associazioni, auditi nel corso dell’iter parlamentare. Anche la Commissione Europea e la CEI hanno espresso rilievi critici. A nulla sono valse le innumerevoli manifestazioni civiche di protesta, organizzate su tutto il territorio nazionale, peraltro completamente ignorate dai media che hanno
dimostrato colpevole disinteresse al tema.
A nulla è valso sottolineare che materie che incidono sull’ordinamento costituzionale non possono essere oggetto di scambio politico, come palesemente accade ora fra le componenti della maggioranza, ognuna interessata
ai propri obiettivi ed entrambe del tutto indifferenti alle conseguenze che inevitabilmente ci saranno sull’assetto della Repubblica a danno dell’intera comunità nazionale.
A nulla è valso, purtroppo, il Suo importante monito, espresso in occasione del Suo recente viaggio in Calabria, il 30 aprile u.s.: “la separazione delle strade tra le Regioni del Nord e quelle del Sud comporta gravi danni alle une ed alle altre”.
SIG. PRESIDENTE,
è per tutti questi motivi che il Comitato Nazionale per il ritiro di ogni Autonomia differenziata, l’unità della Repubblica e l’uguaglianza dei diritti e il Tavolo No AD, che da anni contrastano questo assurdo intento demolitore dei princìpi costituzionali,
CHIEDONO
un Suo autorevole intervento nelle forme e con i contenuti che vorrà dare in questa delicatissima fase del procedimento legislativo a salvaguardia dei valori indiscutibili della Costituzione e segnatamente degli artt. 2, 3 e 5 di solidarietà, uguaglianza, unità ed indivisibilità della Repubblica.
Comitati e Tavolo No AD continueranno a lottare con rinnovata energia e determinazione affinché in nessun momento si affermi una concezione separatista e devastante rispetto all’unità nazionale e allo stesso ordinamento costituzionale della Repubblica.

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