All’indomani del tragico incidente avvenuto al passaggio a livello nei pressi di Rossano Corigliano, avvenuta la sera del 28 novembre e di cui ci siamo già occupati, l’AD Ferraris delle Ferrovie dello Stato parla di importanti investimenti per la Calabria.
Il piano industriale è di 200 miliardi in 10 anni. In Calabria l’investimento è di 13 miliardi. Un processo di rinnovamento che comprende “Elettrificazione e potenziamento delle infrastrutture ferroviarie e stradali, nuovi treni regionali per abbassare l’età media della flotta, collegamenti Intercity con convogli ibridi e riqualificazioni di stazioni e aree urbane”. Per la linea ferroviaria Jonica si parla di “interventi di elettrificazione per aumentarne affidabilità e velocizzazione”. potrebbe essere questa la risposta alla mobilitazione dei sindacati che hanno indetto due giorni di sciopero in seguito alla tragedia del 28 novembre.
Altissima adesione agli scioperi. Si chiede sicurezza, controllo e ammodernamento
È stata registrata una altissima adesione agli scioperi indetti per il 30 novembre ed il 1° dicembre dalle diverse sigle sindacali per chiedere proprio un intervento massiccio e decisivo per avere maggiore sicurezza sia per i viaggiatori che per i lavoratori.
Hanno sottolineato le organizzazioni sindacali Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Ugl Ferrovieri, Orsa trasporti e Fast Confsal che «Da anni denunciamo la pericolosità dei passaggi a livello in tutti i livelli di confronto, chiedendone la soppressione totale. Eppure, nonostante l’ Agenzia Nazionale per la Sicurezza Ferroviaria abbia evidenziato il numero di incidenti e di vittime determinati da incidenti analoghi a quello odierno, i passaggi a livello in Italia sono ancora migliaia».
Nel rapporto del 2023 si registra un aumento degli incidenti mortali negli ultimi anni proprio a ridosso dei passaggi a livello
Nel documento se ne chiede la soppressione. «l’ulteriore incremento della sicurezza può passare attraverso l’eliminazione del passaggio a livello o l’equipaggiamento con dispositivi tecnologici e il mantenimento di elevati standard professionali del personale». Si precisa ancora nel documento che:
«È stato chiesto negli anni, ai Gestori dell’Infrastruttura, di eseguire l’analisi e la valutazione delle criticità connesse ai passaggi a livello presenti sulla rete di competenza, al fine di realizzare una mappatura di quelli a più elevata probabilità di incidente, identificando le misure ritenute idonee ad incidere sulla probabilità di accadimento».
Appare lettera morta dunque la richiesta rivolta ai Gestori dell’Infrastruttura. Ma ancora si esorta:
«In virtù di tali disposizioni, gli operatori devono elaborare, e se del caso aggiornare, i piani di dismissione ed attrezzaggio dei passaggi a livello supportati da una specifica analisi che ne definisca le priorità intervento, nonché attivare il relativo monitoraggio al fine di verificarne l’attuazione e l’efficacia delle azioni previste. In particolare, nel corso del 2022, è stato chiesto al Gestore dell’infrastruttura nazionale di accelerare il programma di dismissione e i programmi di attrezzaggio ottimizzando gli interventi previsti».
Circa un anno fa venivano fatte queste previsioni di interventi. Ma di fatto non sono stati registrati miglioramenti.
Intermodalità per il Porto di Gioia Tauro
Per l’AD delle Ferrovie è strategico il Porto di Gioia Tauro. Ma è scollegato dal retroporto. Finalmente si apre la discussione su questo fronte. Di un giorno fa l’intervento, oltre che dell’AD, anche del presidente di Regione Occhiuto. Rilancia dichiarando che «deve essere collegato tramite intermodalità. Ossia col ferro collegato al resto del paese». L’interlocuzione è già stata avviata da alcuni mesi fra Regione e ferrovie. «Ora anche MSC è disponibile, per collaborare ad un progetto per far lavorare le merci a Gioia Tauro, avendo la possibilità di spedirle poi via treno più velocemente verso il Nord Italia ed il Nord Europa».
Riflettori accesi ancora sullo scalo calabrese. Insomma, la direttiva europea non è l’unica ad ostacolare un ulteriore sviluppo del porto, ma anche la mancanza di infrastrutture che possano essere complementari alle attività del di trasporto marittimo, sviluppando cioè un sistema di trasporto merci integrato anche con la terraferma.