Ieri pomeriggio a Roma, presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati a Palazzo di Montecitorio, la presentazione del “Rapporto Aree Interne Campania”. L’iniziativa, promossa dalla Confindustria Campania, dall’Intergruppo Parlamentare “Sud, Aree fragili e Isole minori” e dalla Regione Campania, ha ricevuto la collaborazione delle Università del Sannio, di Salerno e della Campania-Vanvitelli.
Finalità dell’incontro anche quella di illustrare al Paese e alla sua più alta rappresentanza politico-istituzionale gli scenari e le istanze che provengono dalle aree interne, che, benché presenti su larga parte del territorio nazionale, nel Mezzogiorno soffrono maggiormente, rispetto alla fascia costiera, a causa di un divario socio-economico e di un gravissimo gap infrastrutturale che le relegano ad una progressiva marginalità, in qualche caso vero e proprio isolamento, non più accettabili.
Le relazioni di Lampugnale e Canfora
E’ toccato a Pasquale Lampugnale, Vicepresidente Piccola Industria – Confindustria e a Gerardo Canfora, Rettore dell’Università degli Studi del Sannio, il compito di presentare il rapporto, sciorinando una serie poderosa di dati e statistiche che, impietosamente, evidenziano la sofferenza delle aree interne del Mezzogiorno, attraversate da preoccupanti fenomeni di depauperamento e desertificazione sociale ed economica. In particolare, richiamando le iniziative di ascolto del territorio, avviate da Confindustria Campania con la “III° Commissione Speciale Aree Interne” del Consiglio Regionale della Campania, Lampugnale ha messo l’accento sulla necessità di intervenire urgentemente per recuperare i divari attualmente esistenti, soprattutto dal punto di vista delle dotazioni infrastrutturali materiali ed immateriali, che penalizzano le opportunità di investimento industriale in questi ambititi. La questione si pone come tanto più urgente, atteso che, a partire dal prossimo 1 gennaio 2024 con la nascita della ZES Unica Mezzogiorno, se non si individuano meccanismi premiali per queste aree, la loro situazione di isolamento sarà ancora più pesante. Nel corso dell’intervento Lampugnale ha voluto illustrare i principali fabbisogni emersi dal ciclo di audizioni della Commissione Speciale sulle aree interne, riassunti in 10 punti che ne dettano anche gli obiettivi operativi da raggiungere: 1) strategia aree interne; 2) Investimenti e occupazione; 3) Infrastrutture materiali ed immateriali; 4)Fiscalità; 5) Sburocratizzazione e semplificazione; 6) Sostenibilità;7) Energie rinnovabili; 8) Legge di riordino dei Comuni; 9)Policentrismo; 10) Centro di ricerca per lo sviluppo.
Alle preoccupazioni di Lampugnale, ha fatto eco il Rettore Gerardo Canfora, che, come fatto in occasione dell’Audizione a Benevento del 26 aprile scorso , ha lanciato un vero e proprio grido d’allarme sul triste fenomeno della desertificazione sociale delle aree interne, con tanti giovani meridionali che, una volta cresciuti in questi contesti e formati dal sistema di istruzione pubblica con enorme dispendio di risorse, sono costretti a emigrare, loro malgrado, verso territori che fino a quel momento nulla hanno fatto per loro. La beffa allora è doppia perché questa volta, a differenza delle precedenti migrazioni, quando chi partiva lo faceva con la “valigia di cartone” legata con lo spago, quelli che vanno via adesso sono giovani, molto spesso laureati, alla ricerca di nuove opportunità e che contribuiscono a popolare ed arricchire altri ambiti geografici (soprattutto nel Nord del Paese), in questo modo depauperando i territori di provenienza delle sue risorse più preziose.
L’Università del Sannio, ha detto Canfora, che è presente a Benevento in un’area interna, sente forti queste preoccupazioni, tanto da aver avviato da tempo numerose iniziative per cercare di contrastare, o quantomeno mitigare, il fenomeno del progressivo spopolamento e impoverimento economico e sociale. Non a caso, l’Unisannio da circa otto mesi, ha partecipato attivamente alle iniziative di ascolto dei territori (nelle 4 province della Campania che presentano aree interne: Benevento, Avellino, Caserta e Salerno), di concerto con la Confidustria e la Commissione Speciale Aree Interne della Campania, proprio per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni nazionali e locali su un tema che richiede attenzione e ricerca di soluzioni concrete. In particolare, ha voluto ricordare il Rettore dell’Unisannio, come il focus sulle aree interne abbia riguardato in modo più puntuale proprio quelle del Sannio e dell’Irpinia, anche per l’omogeneità territoriale che le caratterizza.
Presentato a Montecitorio il “Rapporto aree interne Campania”
Secondo Canfora: “le aree interne costituiscono aree di grossi problemi ma anche di grosse opportunità; sono un’area di problemi, primo fra tutti quello di natura demografica, perché si tratta di aree che si stanno velocemente spopolando. In cinque anni, dal 2016 al 2021, le 4 province prese in considerazione dallo studio hanno perso 109 mila abitanti; nell’ultimo anno sono poco più di 39 mila e se poi guardiamo alle province di Benevento ed Avellino, i numeri sono veramente impietosi, perché abbiamo uno spopolamento che ha raggiunto tra il 5,6% e il 5,8%”
Canfora, infine, ha voluto ribadire che: ”Si tratta di una perdita doppia per i territori perché se ne vanno via soprattutto giovani che hanno livelli di istruzione elevata (laurea).Ci sono proiezioni che tengono conto di un trend e che parlano di tasso di natalità prossima allo zero nei giro di quattro decenni. Ma questo può essere, paradossalmente, anche un aspetto positivo, perché la conseguenza dello spopolamento è il fatto che esistono una serie di risorse naturali che, a differenza delle grosse aree urbane, non sono state consumate e devastate e sulle quali si può contare per costruire un percorso di sviluppo e, quindi, invertire il trend”. Il Rettore Canfora ha poi voluto fare degli esempi concreti, rappresentando la circostanza come: “..nelle aree interne delle 4 province oggetto dello studio vi sia il più alto numero di aree protette, che possono diventare volano di sviluppo per i territori, perché qui si addensano la stragrande maggioranza delle risorse che sono alla base della transizione verde (impianti eolici, acqua e sole sono disponibili in abbondanza)”.
C’è da dire che l’Università del Sannio, sotto la guida sapiente del Rettore Canfora, che da sempre manifesta una grande sensibilità per le esigenze del territorio, ha partecipato direttamente e concretamente alla stesura del rapporto sulle aree interne, grazie al fattivo contributo del suo prorettore, prof. Giuseppe Marotta (ordinario di Economia ed estimo rurale) che ha coordinato il lavoro di ricerca sin dall’avvio con la prima Audizione a Benevento il 26 aprile scorso, anch’egli presente all’incontro a Montecitorio
Dopo le puntuali relazioni di Lampugnale e Canfora, si è aperto il dibattito per l’analisi del rapporto, moderato magistralmente dal giornalista Enzo Agliardi.
L’intervento di Cammarano, presidente Commissione aree interne
E’ stata, quindi, la volta di Michele Cammarano, Presidente della III° Commissione Speciale Aree Interne del Consiglio Regionale della Campania, che ha plaudito alla collaborazione e condivisione trovata sul progetto dalla Regione, da parte di Confindustria e le Università campane, con particolare attenzione a quella dell’Unisannio, che ha partecipato concretamente alla elaborazione del rapporto. Cammarano ha dato atto del grande lavoro svolto per le aree interne, segnalando le numerose iniziative che la sua Commissione ha intrapreso per la loro valorizzazione. Ricordiamo che la Commissione Speciale Aree Interne della Regione Campania, oltre alla presenza della compagine politica, annovera nel suo ambito diversi gruppi tecnici di lavoro, costituiti da rappresentanti di associazioni ed esperti, tra cui Giovanni Barretta, anch’egli presente all’incontro a Montecitorio.
Le iniziative dell’Intergruppo Parlamentare “Sud, Aree fragili e Isole minori”:
Dopo gli interventi dei tre rappresentati delle istituzioni e associazioni che hanno elaborato il rapporto, quello dell’On.le Alessandro Caramiello, Presidente dell’Intergruppo parlamentare “Sud, Aree Fragili e Isole minori”, l’iniziativa bipartisan, nata qualche mese fa in Parlamento e che vede già l’entusiastica adesione di 51 parlamentari, tra Deputati e Senatori degli opposti schieramenti, che continua a destare grande interesse e curiosità nel mondo politico.
Caramiello ha voluto ricordare come nell’intergruppo, che per la prima volta si è formalmente strutturato in Parlamento, con un Ufficio (politico) di Presidenza costituito da 5 membri, ci sia anche una componente tecnica, di cui fanno parte oltre 100 esponenti, tra rappresentanti di associazioni, categorie ed ordini professionali, esperti ed economisti, con un Ufficio (tecnico) di Presidenza costituito da 8 componenti, tra cui lo stesso Pasquale Lampugnale e Giovanni Barretta, presenti all’incontro, insieme ad Elisabetta Trenta, già ministro della difesa.
Caramiello ha illustrato ai presenti le iniziative concrete assunte finora dall’Intergruppo con la presentazione di una prima proposta di legge già depositata alla Camera sulle “Isole minori” per la loro miglior tutela, in considerazione della condizione di svantaggio derivante dall’insularità che, sul finire della precedente legislatura, si è riusciti a far inserire anche nel dettato costituzionale, novellando l’art.119.
A breve, ha annunciato Caramiello, sarà depositato alla Camera una seconda proposta di legge, elaborata sempre dall’Intergruppo, sulla “Equità territoriale”. Si tratta di un’iniziativa legislativa, costruita con il contributo fattivo dell’organismo tecnico dell’Intergruppo, che mira a garantire equità nella distribuzione ai territori delle risorse nazionali e dell’Unione Europea. La conseguenza della mancata equità è stata negli anni un’enorme sottrazione di risorse al Mezzogiorno, confermato da tutti gli studi condotti dai più autorevoli ed accreditati Istituti di ricerca, come l’Eurispes che nel suo ‘32° Rapporto Italia’, calcola che, complessivamente, dal 2000 al 2017, a causa della mancata applicazione della clausola del 34% (la percentuale che indica la numerosità della popolazione delle 8 regioni meridionali), sarebbe stata sottratta al Mezzogiorno, in termini di trasferimenti in conto capitale, una somma pari a 840 miliardi di euro, netti (in media, circa 46,7 miliardi di euro all’anno). Con l’iniziativa legislativa, nata nell’Intergruppo, si intende proporre lo stesso meccanismo di riparto utilizzato dall’Unione Europea per suddividere i circa 800 miliardi del Recovery Fund tra gli Stati Membri: “in base alla numerosità della popolazione, all’inverso del prodotto interno lordo (PIL) pro capite e al relativo tasso di disoccupazione di ciascuno Stato membro”.
Il Presidente dell’Intergruppo ha poi evidenziato il grande lavoro svolto dal tavolo tecnico con gli emendamenti alla legge di bilancio, tutti indirizzati a riequilibrare il rapporto tra “centro e periferia” e a tutelare il Mezzogiorno e le aree fragili, come nel caso dei 4 emendamenti depositati in Parlamento in relazione all’istituzione della ZES Unica.
Caramiello si è detto fortemente convinto dell’enorme significato e del ruolo che questo soggetto istituzionale possa rappresentare per cambiare davvero la prospettiva di un Mezzogiorno che, nonostante le grandi potenzialità che è in grado di esprimere, non è riuscito finora a colmare il divario socio economico, qui presente sin dall’Unità d’Italia. Ecco, quindi, la necessità, ha ricordato Caramiello, di incontrare i territori ed interloquire da vicino, sia con gli altri livelli istituzionali qui presenti, che con gli attori dello sviluppo locale.
Infine, il Presidente Caramiello ha annunciato, un prossimo incontro dell’Intergruppo a Villa Campolieto a Ercolano, occasione in cui sarà presentata una nuova proposta di legge sul piano di evacuazione per il rischio Vesuvio. Si tratta di una iniziativa legislativa che, in caso di emergenza, prospetta la possibilità di trasferire nelle aree interne della Campania, i cui sarebbero stati già censiti 180 mila alloggi disponibili, i circa 600 mila cittadini dei comuni vesuviani interessati, invece che, come oggi prevede il piano di emergenza nazionale, essere trasferiti (deportati secondo il deputato pentastellato) nelle regioni settentrionali di Piemonte, Valle D’Aosta, Liguria, Lombardia, Trentino… Secondo il deputato napoletano, questa potrebbe, al contempo, costituire un’opportunità per il ripopolamento e lo sviluppo delle aree interne.
Ai lavori è intervenuto, infine, il deputato casertano Stefano Graziano del partito democratico, che ha aderito all’Intergruppo, ricordando la necessità di cambiare approccio e fare sistema tra fascia costiera e aree interne, con una visione strategica, in grado davvero di far scoprire le bellezze e le enormi potenzialità turistiche, naturalistiche e culturali dei territori più interni e fragili della Campania, effettivamente isolati anche dal punto di vista dei collegamenti viari e ferroviari. Quest’ultima è una condizione non più inaccettabile che deve essere assolutamente affrontata e superata.