La sospensione del Reddito di Cittadinanza, annunciata il 28 luglio 2023, ha generato proteste in molte città italiane, sollevando interrogativi sulla gestione delle famiglie in difficoltà. A Napoli e Palermo si sono verificati episodi di tensione, mentre i Comuni lamentano la mancanza di pianificazione da parte del governo. La misura, istituita nel 2019 per contrastare la povertà, è stata spesso criticata per costi elevati e abusi. Per approfondire, abbiamo intervistato il senatore Gianluca Cantalamessa della Lega, che ha difeso la scelta del centrodestra di sospendere il Reddito. Secondo Cantalamessa, è prioritario tutelare chi non può lavorare, ma è necessario spingere chi è in grado di lavorare a farlo, evitando che il sostegno diventi un disincentivo. Il senatore ha illustrato le nuove misure come l’Assegno di Inclusione, pensato per garantire aiuto a chi è davvero in difficoltà, senza trascurare l’incentivo al lavoro.
Onorevole Cantalamessa, la sospensione del reddito di cittadinanza è stata una delle principali decisioni prese dalla Lega e dal centrodestra. Quali sono state le motivazioni che hanno portato alla sospensione di questa misura?
Tutelare chi non può lavorare o chi non riesce a trovare lavoro rimane una priorità anche per il governo di centrodestra. Tuttavia, ci sono troppi casi di persone che hanno rifiutato offerte di lavoro, causando situazioni di stallo. Ad esempio, nella sola Campania, lo scorso anno sono mancati 20.000 addetti nel settore turistico. Questa carenza ha costretto molti operatori del settore a non riaprire le attività dopo due anni di crisi, proprio a causa della mancanza di personale. Per questo, è fondamentale garantire le giuste tutele a chi non può lavorare, ma allo stesso tempo occorre incentivare chi può farlo a cercare e accettare un impiego.
Durante il periodo in cui il reddito di cittadinanza era in vigore, la Lega ha avuto l’opportunità di valutarne l’efficacia. Nonostante la decisione di sospenderlo, il Reddito è stato effettivamente d’aiuto agli italiani e alla lotta contro la povertà?
Il Reddito è sicuramente servito a dare una mano a chi non poteva lavorare o a chi non riusciva a trovare lavoro. C’è stata tuttavia un’applicazione sbagliata per chi poteva effettivamente lavorare ma ha rifiutato i posti lavoro offerti, come detto da Confindustria, che in un’audizione al Senato ha parlato di 540000 figure che mancano nelle aziende.
Quindi, la sospensione del Reddito è, a mio parere, il modo migliore per incrementare la lotta alla povertà. Io non credo che i tanti ragazzi che possono effettivamente lavorare vogliano vivere di elemosina!
Con la sospensione del reddito di cittadinanza, come la coalizione di centrodestra intende affrontare le esigenze delle famiglie e dei cittadini in difficoltà economica che dipendevano da questo sostegno?
L’assegno di inclusione previsto è di €500,00 + €280,00 al mese per il fitto di casa. L’importo può aumentare per i nuclei familiari in cui sono presenti minori, disabili o over 65. Quindi, le misure per chi ha difficoltà nel trovare lavoro credo che siano state adottate.
L’abolizione del reddito di cittadinanza è stata oggetto di dibattito e ha suscitato opinioni diverse. Senatore Cantalamessa, come la Lega valuta le critiche mosse a questa decisione e quali risposte si intendono fornire agli elettori e alle forze politiche che erano favorevoli a questa misura?
Le prime misure di sostegno rivolte a chi incontrava difficoltà nel trovare lavoro sono state introdotte grazie alla volontà politica della Lega, come il Reddito di Inclusione attuato in regioni come la Lombardia. Pensare a chi è in difficoltà rappresenta il primo dovere di chi governa una regione o il Paese. Tuttavia, la classe politica ha anche il compito di spronare chiunque sia in grado di lavorare a farlo. È una mancanza di rispetto verso chi lavora il fatto che debba contribuire, attraverso le tasse, al mantenimento del Reddito per chi potrebbe tranquillamente lavorare. In sintesi, è giusto e doveroso garantire tutele a chi non può o non riesce a lavorare. Tuttavia, chiunque sia in grado di lavorare deve farlo. Il dato che, su 900.000 nuclei familiari, solo 170.000 abbiano perso il Reddito dimostra che la maggior parte delle persone realmente in difficoltà continuerà a essere supportata dallo Stato.