Il 16 gennaio 2025 la Camera dei Deputati ha dato il via libera al disegno di legge di riforma costituzionale sulla separazione delle carriere dei magistrati, promosso dalla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e dal Ministro della Giustizia Carlo Nordio. A favore hanno votato i partiti che supportano il governo, mentre quelli all’opposizione si sono divisi. La strada del disegno di legge è comunque ancora lunga: essendo un disegno di legge di riforma costituzionale, deve essere approvato due volte sia dalla Camera sia dal Senato, e con tutta probabilità sarà poi sottoposto a referendum.
Cosa si intende con separazione delle carriere
In Italia, i magistrati possono svolgere funzioni giudicanti, decidendo sui casi in tribunale, o requirenti, rappresentando l’accusa nei processi penali come pubblici ministeri (Pm). Attualmente, tutti seguono un percorso formativo unico e possono cambiare ruolo fino a quattro volte, anche se ciò riguarda una minoranza. L’intero sistema è coordinato dal Consiglio Superiore della Magistratura (CSM), presieduto dal Presidente della Repubblica, che garantisce l’autonomia e l’indipendenza della magistratura dagli altri poteri dello Stato. La riforma costituzionale proposta prevede la separazione definitiva delle carriere: i magistrati dovranno scegliere, all’inizio della carriera, se assumere il ruolo di giudice o Pm, senza possibilità di cambiare. Questo cambiamento mira a rafforzare l’indipendenza reciproca tra giudicanti e requirenti, eliminando potenziali conflitti di interesse e limitando l’influenza di logiche interne come quelle delle correnti politiche della magistratura.
Il processo legislativo
La revisione costituzionale segue l’iter disciplinato dall’articolo 138 della Costituzione, che prevede due deliberazioni per ciascuna Camera, con un intervallo minimo di tre mesi. Se il testo viene approvato con una maggioranza di due terzi in entrambe le votazioni, non è necessario un referendum. Tuttavia, qualora il disegno di legge riceva soltanto la maggioranza assoluta, sarà sottoposto a un referendum popolare. La consultazione referendaria può essere richiesta da un quinto dei membri di una Camera, da cinquecentomila elettori o da cinque Consigli regionali. Gli esperti ritengono probabile che la riforma sarà sottoposta al giudizio dei cittadini nei prossimi mesi.
Alta Corte disciplinare
Il provvedimento prevede l’istituzione dell’Alta Corte disciplinare. A questa è attribuita la giurisdizione disciplinare nei confronti dei magistrati ordinari, tanto giudicanti che requirenti. L’Alta Corte è composta da quindici giudici selezionati con le seguenti modalità: 3 componenti nominati dal Presidente della Repubblica; tre componenti estratti a sorte da un elenco compilato dal Parlamento in seduta comune; sei componenti estratti a sorte tra i magistrati giudicanti in possesso di specifici requisiti e tre componenti estratti a sorte tra i magistrati requirenti in possesso di specifici requisiti.
Due CSM diversi
La riforma costituzionale modifica gli articoli 104 e 105 della Costituzione e altri commi per riorganizzare il Consiglio Superiore della Magistratura (CSM), suddividendolo in due organi distinti: il CSM Giudicante, per i giudici, e il CSM Requirente, per i pubblici ministeri. Entrambi saranno presieduti dal Presidente della Repubblica e includeranno membri selezionati tramite sorteggio, eliminando l’elezione diretta. L’obiettivo principale è ridurre l’influenza delle correnti politiche interne alla magistratura e rafforzare l’indipendenza reciproca tra giudici e pubblici ministeri, separando definitivamente le loro carriere per evitare conflitti di interesse. La riforma ha sollevato dibattiti, riflettendo tensioni tra autonomia della magistratura e necessità di trasparenza.