Se ne è molto parlato in questi anni, soprattutto durante le fasi più acute della Pandemia da Covid 19.
di Paolo Grasso
Purtroppo non tutti hanno potuto utilizzarlo, ma le aziende che erogavano servizi e già iniziavano a valutarne gli effetti hanno poi dato un colpo d’acceleratore per consentire a chi ne aveva l’opportunità , di erogare la propria prestazione lavorativa da remoto.
Ad oggi lo Smart Working in Italia, sia per il settore pubblico che per quello privato, è disciplinato dalla Legge 22 maggio 2017, n.81. Si tratta di una normativa molto lacunosa che il Governo vuole superare. Con l’emergenza da Covid-19, tra il 2020 e il 2021, sono stati emanati decreti che hanno introdotto nuove regole per il lavoro agile, sia nel settore pubblico che in quello privato. Inoltre, sono stati anche firmati accordi nazionali sul protocollo di funzionamento del lavoro agile sia per il settore pubblico che per quello privato.
Secondo questa normativa, il lavoratore agile ha la possibilità di svolgere la propria attività lavorativa al di fuori dell’ufficio, utilizzando strumenti tecnologici per mantenersi in collegamento con l’azienda. Il decreto prevede che il lavoratore agile debba essere coperto da un accordo tra le parti, che stabilisca le modalità di lavoro, i tempi di reperibilità e i diritti e doveri di entrambe le parti.
Smart Working: il lavoro digitale in continua evoluzione
La maggior parte delle aziende e le Pubbliche Amministrazioni in Italia hanno anche preso in considerazione – e possono farlo grazie ai nuovi protocolli – l’attuazione di modelli di lavoro ibrido. Parliamo della possibilità di fare la metà del lavoro da remoto e l’altra metà, invece, in ufficio. Tra l’altro, secondo un’indagine della Fim-Cisl, condotta nel 2021 di concerto con Adapt e l’Università Cattolica, per il 45% degli oltre 4.800 lavoratori intervistati, lo Smart Working viene ritenuto come un’opportunità positiva anche dopo la pandemia. In particolare, il 58% dei lavoratori vorrebbe mantenere la possibilità di lavorare da remoto almeno per 2-3 giorni alla settimana. Invece, il 28% vorrebbe sempre lavorare in modalità Smart Working.
L’accordo di lavoro agile dovrebbe comprendere i seguenti elementi principali:
- Individuazione delle mansioni svolte in modalità agile.
- Modalità di esecuzione delle mansioni e di organizzazione del lavoro.
- Strumenti tecnologici e misure di sicurezza da adottare per svolgere le attività in modalità agile.
- Tempi di reperibilità del lavoratore e modalità di comunicazione con l’azienda.
- Eventuali periodi di formazione o riqualificazione del lavoratore.
- Meccanismi per la tutela dei dati e della privacy.
- Diritti e doveri delle parti.
- I tempi di riposo del lavoratore e le misure tecniche o organizzative necessarie ad assicurare la disconnessione;
- Un Osservatorio bilaterale di Monitoraggio.
Merita un approfondimento la tematica legata al Diritto alla Disconnessione.
La prestazione di Smart Working nel settore privato può essere articolata in fasce orarie. Le parti devono individuare in ogni caso la fascia di disconnessione nella quale il lavoratore non eroga la prestazione lavorativa. Vanno adottate specifiche misure tecniche o organizzative per garantire la fascia di disconnessione. Nei casi di assenze legittime (ad esempio malattia, infortuni, permessi retribuiti, ferie, ecc.), il lavoratore può disattivare i propri dispositivi di connessione. In caso di ricezione di comunicazioni aziendali, non è comunque obbligato a prenderle in carico prima della prevista ripresa dell’attività lavorativa.
Altro aspetto importante è l’individuazione del Luogo di lavoro.
Il lavoratore è libero d’individuare il luogo dove svolgere la prestazione di Smart Working. Il luogo di lavoro però deve avere delle caratteristiche tali da consentire la regolare esecuzione della prestazione. Nello specifico, deve garantire che vi siano le condizioni di sicurezza e riservatezza, anche con specifico riferimento al trattamento dei dati e delle informazioni aziendali nonché alle esigenze di connessione con i sistemi aziendali.
La contrattazione collettiva può individuare i luoghi inidonei allo svolgimento del lavoro in Smart Working per motivi di sicurezza personale o protezione, segretezza e riservatezza dei dati, contemplando per periodi di tempo limitato anche la possibilità di lavorare fuori dal territorio nazionale.
A chi vorrebbe lavorare sempre in Smart Working, va ricordato che il lavoro in full remoto non è previsto nel lavoro agile e si configura in un altro istituto già presente nella normativa Italiana , inquadrato nel Tele Lavoro.
Quello che è certo è che lo Smart Working se applicato secondo lo spirito del lavoro agile, con la sua flessibilità consente al singolo individuo di scegliere il corretto work life balance , sulla base delle proprie sensibilità ed esigenze.