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Un Governo a trazione nordista, analisi critica delle politiche di disuguaglianza

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Negli ultimi anni, il tema dell’autonomia differenziata ha sollevato un acceso dibattito politico e sociale in Italia, rivelando profonde fratture tra il Nord e il Sud del paese. Queste politiche, alimentate da un governo che sembra privilegiare i cittadini più ricchi e le regioni più sviluppate, hanno portato a una serie di scelte che mettono in discussione la coesione nazionale e il principio di solidarietà tra le diverse aree del paese. Tuttavia, al netto delle recenti decisioni governative in materia di autonomia, si sta assistendo a un depauperamento sistematico delle risorse destinate al Sud.

Uno degli aspetti più preoccupanti è stato il depennamento di 16 miliardi di euro dai fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), risorse fondamentali per la ripartenza economica post-pandemia. Questi fondi erano stati inizialmente pensati per sostenere anche le aree più svantaggiate, ma la loro sottrazione rappresenta un chiaro segnale di disinteresse verso le necessità del Mezzogiorno. In un contesto in cui il Sud Italia è già afflitto da tassi di disoccupazione elevati e da una mancanza di infrastrutture adeguate, questa decisione risulta non solo ingiusta, ma anche controproducente per l’equilibrio economico dell’intero paese.

In aggiunta a questo, il governo ha operato tagli significativi ai fondi destinati ai comuni fragili, sottraendo diversi miliardi dalla scorsa Legge di Bilancio. Questi comuni, già in difficoltà per la gestione dei servizi essenziali, si trovano ora a fronteggiare una situazione insostenibile. La mancanza di risorse porta inevitabilmente a un deterioramento della qualità dei servizi pubblici, aggravando le condizioni di vita di cittadini che già vivono in contesti di marginalità.

Un altro colpo alla già fragile economia meridionale è rappresentato dalla sforbiciata di 3,5 miliardi dal Fondo Perequativo Infrastrutturale. Questo fondo era stato istituito con l’obiettivo di ridurre il divario infrastrutturale tra le diverse regioni, promuovendo investimenti in opere pubbliche e servizi. La riduzione di queste risorse non solo rallenta il progresso infrastrutturale nel Sud, ma contribuisce anche a un ulteriore allargamento delle disuguaglianze territoriali, rendendo difficile la competitività delle imprese meridionali e la qualità della vita dei cittadini.

Infine, la previsione di sottrarre ulteriori 5 miliardi dalla misura di Decontribuzione Sud rappresenta un’altra grave mancanza di attenzione verso le regioni meridionali. Questa misura era stata introdotta per incentivare l’occupazione e sostenere le imprese in un’area dove la disoccupazione giovanile supera il 30%. Tagliare queste risorse significa compromettere le possibilità di sviluppo economico e sociale, alimentando un circolo vizioso di povertà e disoccupazione.

L’insieme di queste decisioni porta a concludere che siamo di fronte a un governo a trazione nordista. Le politiche attuate sembrano favorire un modello di sviluppo sbilanciato, in cui le regioni del Nord vengono sostenute a scapito del Sud. Questa situazione non solo mina la coesione sociale, ma mette in pericolo la stabilità economica dell’intero paese. Un’Italia divisa non può prosperare: le disuguaglianze territoriali non sono solo una questione di giustizia sociale, ma anche di sviluppo economico sostenibile.

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