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Un nuovo tesoro a Pompei: il salone delle nature morte

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di Stefano Colucci

Non è il Natale a fermare la magia di Pompei, quel luogo sospeso tra passato e presente, dove il tempo sembra volersi concedere a noi in frammenti d’arte e di vita. Nel cuore del Parco archeologico, proprio in questi giorni di festa, riaffiora dalle viscere della terra un altro prezioso tassello: un oecus colonnato, un grande salone affrescato che riporta alla luce il fasto e la convivialità del mondo romano.

Questa scoperta straordinaria, annunciata dal Parco attraverso i suoi canali ufficiali, lascia spazio all’immaginazione e al sogno. È un’immagine che prende forma attraverso le parole: 

“In uno degli ambienti di ricevimento della grande casa con affreschi in secondo stile, sta emergendo un oecus colonnato con affreschi di particolare pregio. Nel registro superiore della parete, dietro a un colonnato in trompe-l’oeil, un trionfo di cacciagione appesa alla parete fa da cornice ai frutti della pesca.”

Gli affreschi, dal carattere straordinariamente vivace, raccontano abbondanza e piacere: polli, anatre, pernici, un cinghiale, come protagonisti di una caccia simbolica, si mescolano a ceste ricolme di pesce azzurro, calamari e molluschi. Il tutto dipinto su sfondi di un rosso intenso, che richiama il calore e l’opulenza di un banchetto eterno. È come se quelle pareti avessero voluto imprigionare per sempre l’essenza del vivere romano: la celebrazione della vita attraverso il cibo, la bellezza e la condivisione.

Non si tratta solo di un ritrovamento archeologico, ma di un vero e proprio viaggio nella cultura del tempo. Questo salone non era un semplice spazio abitativo: era il cuore della casa, dove il padrone di casa accoglieva gli ospiti, circondato dal lusso e dall’arte. Le colonne in trompe-l’oeil che decorano il registro superiore delle pareti amplificano lo spazio, creando l’illusione di un’apertura verso un mondo ideale, perfetto, dove realtà e immaginazione si fondono.

La scoperta arriva grazie a un accurato intervento di messa in sicurezza, parte delle attività volte al miglioramento dell’assetto idrogeologico del sito. Non va dimenticato che Pompei, con il suo immenso patrimonio composto da 13mila ambienti, 1070 unità abitative e numerosi spazi pubblici e sacri, è un luogo fragile. Ogni ritrovamento è il frutto di un lavoro paziente, di un equilibrio tra tutela, studio e amore per ciò che è stato.

Ma ciò che affascina di più è la capacità di questi affreschi di parlare al nostro tempo. Quelle nature morte, sospese tra arte e realtà, non sono solo un documento storico: sono un linguaggio universale. Ci raccontano l’importanza della condivisione, il piacere dei sensi, la bellezza di ciò che nutre non solo il corpo, ma anche lo spirito.

Pompei, ancora una volta, si conferma un luogo senza tempo, capace di restituirci non solo frammenti di storia, ma emozioni, riflessioni, visioni. Il salone delle nature morte è un dono che arriva come un messaggio: l’arte e la cultura non sono mai silenti. Anche se sepolte dalla cenere, aspettano il momento giusto per tornare a parlarci, per illuminarci, per ricordarci che il passato non è mai davvero passato.

In questo periodo di festa, Pompei ci regala una lezione di speranza: anche ciò che sembra perduto può ritornare, più vivo e vibrante che mai. Tra un’anatra dipinta e una cesta di pesci, ci invita a riflettere sul valore della vita, della bellezza, della memoria. Un invito che non possiamo ignorare.

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