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Volley Europei 2023: si ferma in semifinale il sogno delle Azzurre battute dalla Turchia al Tie-break

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Volley Europei 2023: al termine di una gara dominata in larga parte dall’Italia, la spunta la Turchia di coach Santarelli.

E come da copione, è caccia alle streghe.

di Antonella Coletta

Volley Europei 2023: una pioggia di critiche

Manco a dirlo, il colpevole è Davide Mazzanti. Dopo la disfatta di Bruxelles, infatti, è stato sollevato un vero e proprio vespaio di critiche aspre e spietate.

In realtà, la sconfitta ha riacceso il navigato tormentone sulle convocazioni del coach azzurro che, nella rosa delle atlete che avrebbero partecipato a questo Europeo, ha lasciato a casa icone di indiscusso talento come la campana Monica de Gennaro, 7 volte miglior libero, oltre a Chirichella e Bosetti.

Ma si sa, lo Sport è questo. Chi sceglie un ruolo così cruciale, spesso compie delle scelte ai più non comprensibili, a volte non condivisibili, soprattutto da parte di chi, all’ombra di una tastiera, ragiona di cuore e non di testa.

Italia-Turchia, la fine del sogno

Nonostante tutto, forse anche grazie ad un girone alquanto abbordabile, l’Italia arriva in semifinale senza aver mai perso un set. E ci arriva con la Egonu relegata in panchina e la Antropova in campo, fresca di cittadinanza italiana conquistata per meriti sportivi.

Le altre, Marina Lubian, Alessia Orro, Myriam Silla, Elena Pietrini e Anna Danesi, giusto per citarne alcune, non sono certo delle sprovvedute.

E lo dimostrano con pieno merito, tanto che, fino alla seconda frazione del quarto set, la Turchia di Vargas e Karakourt sembra la pallida copia della squadra che nell’edizione 2023 primeggia in VNL.

Quella stessa Turchia che nel terzo set racimola un misero bottino di appena 15 punti.

Volley Europei 2023 – L’italia conduce dunque le danze per 2-1 e in un set emozionante, quello decisivo per staccare il biglietto della finale, stacca di 5 lunghezze le avversarie. Ma è in quella manciata di secondi, è quando il tabellino segna un 22-17 pienamente meritato che per le Azzurre cala il sipario, si spegne la luce.

Le turche recuperano e costringono l’Italia al Tie-break, apparso come la penosa attesa del condannato al patibolo. Un secco 15-6 che è l’istantanea di un black-out inatteso, incomprensibile.

E una vittoria, quella della Turchia, macchiata da un giallo inferto a Karakourt e da un atteggiamento, in campo e sugli spalti, antisportivo e arrogante, che nessuno – Santarelli compreso – si è degnato di smorzare. Ma cosa importa? Conta la vittoria, solo quella, dopotutto.

Una sconfitta “umana”

Un epilogo che apre la stagione della caccia, quella del capro espiatorio.

Se avesse fatto giocare questa, se avesse convocato quella…sono gli attacchi più gettonati.

Nessuno però si ferma a riflettere su un aspetto: quello mentale, della guerra dei nervi, che spesso è la vera sfida. Siamo abituati a considerare i nostri idoli sportivi come macchine perfette, spinte da un motore al quale non si perdonano falle.

Ci diciamo che gli atleti della nazionale sono abituati a sopportare la pressione, il carico di aspettative che si forma intorno a loro e poco conta che può non essere così. Ma a volte quel fardello è capace di paralizzarti.

L’Italia non ha perso per certe mancate convocazioni. O per certi coraggiosi esperimenti che Mazzanti ha voluto apportare nel sestetto in campo. O ancora perché l’avversario era più forte.

L’Italia ha perso perché, forse, è fatta di esseri umani.

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