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ZES Unica Mezzogiorno: flop al primo avvio

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Delusione al primo avvio per le attese agevolazioni alle imprese previste dalla Zona Economica Speciale Unica del Mezzogiorno (ZES Unica). Con provvedimento del 22.07.2024, l’Agenzia delle Entrate ha, infatti,  rideterminato al ribasso, nella misura del 17,66%, la percentuale spettante del credito di imposta per gli investimenti da realizzare nelle otto regioni meridionali.

Si tratta delle agevolazioni riconosciute alle  imprese (ai sensi  dell’articolo 16 del decreto-legge 19 settembre 2023, n. 124, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 novembre 2023, n. 162), che effettuano investimenti dal 1° gennaio 2024 al 15 novembre 2024, relativi all’acquisizione di beni strumentali destinati a strutture produttive ubicate nella ZES Unica.

Per questo primo bando, apertosi con la presentazione delle domande dal 12 giugno 2024 al 12 luglio 2024, era stata appostata una disponibilità di risorse per 1.670 milioni di euro, risultata largamente  insufficiente rispetto all’ammontare complessivo dei crediti d’imposta richiesti, pari a 9.452.741.120 di euro. Perciò, con il provvedimento dell’Agenzia delle Entrate è stata ufficialmente resa nota  la percentuale del credito d’imposta effettivamente fruibile da ciascun beneficiario, rideterminata proporzionalmente alle risorse disponibili  nella misura  17,6668 per cento (1.670.000.000/9.452.741.120) dell’importo del credito richiesto. La percentuale si applicherà in modo uniforme a tutte le imprese beneficiarie, senza distinzioni basate sulle loro dimensioni o caratteristiche.

 Il fatto è che in alcune regione meridionali, come ad esempio per la Campania, l’agevolazione inizialmente prevista giungeva fino al 60% per le piccole imprese, che anche in vista di questa prospettiva si erano convinte ad investire e ad ampliare le proprie attività. Ma neppure il 17,66% rappresenta la misura del credito effettivamente spettante. La percentuale oggi riconosciuta va, infatti, calcolata sul credito richiesto e non sull’investimento proposto; cosicché, per una piccola impresa della Campania che, per un investimento di 1 milione di euro, aveva richiesto  un credito d’imposta per il 60% (600.000 euro) oggi potrà ricevere solo 106.008 euro (pari al 10,6008%).

 Se da un canto va considerata come importante la domanda venuta dalle  imprese per circa 9,4 miliardi di euro di nuovi investimenti, va però detto che la forte contrazione della percentuale del credito d’imposta effettivamente riconosciuto determinerà sicuramente una maggiore difficoltà ad eseguire la spesa  e, forse, in qualche caso, a rinunziarvi.

Le previsioni del Governo  sono state, quindi, disattese, come gli iniziali entusiasmi che avevano salutato l’introduzione dal 1 gennaio scorso della ZES Unica. Peraltro, la condizione di ammettere alle agevolazioni solo gli investimenti superiori a 200.000 euro e non prevedere una riserva di risorse per le piccole imprese ha finito con l’agevolare solo quelle medio-grandi. Ma è la stessa impostazione della ZES Unica a non convincere, atteso che non discrimina  tra le diverse aree del Mezzogiorno, ove esistono anche qui divari e dualismi territoriali evidenti, come quelli  tra fascia costiera e aree interne.

L’invito al Governo è quello di cambiare profondamente rotta, stabilendo un sistema di aiuti alle imprese del Mezzogiorno  maggiormente adeguato alle  effettive esigenze e caratteristiche degli operatori economici  qui presenti (soprattutto piccole imprese) e alle diversità territoriali che vi sono, prevedendo per i prossimi bandi  apposite riserve di risorse, oltre che a destinare a questa misura  più cospicui fondi.

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